Programmazione dell’allenamento

Per “programmazione dell’allenamento” si intende la modulazione quantitativa e qualitativa del lavoro fisico, tecnico, tattico, psicologico e didattico di allenamento.

1. Importanza della programmazione

La programmazione assume importanza fondamentale fin dalle attività giovanili, anzi, non sarebbe azzardato affermare che una corretta programmazione pluriannuale è più importante nelle giovanili, piuttosto che in squadre di medio livello. Ritorna ad assumere livelli di importanza notevole anche all’alto livello.

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La programmazione assume importanza notevole in ogni livello sportivo, ma si evidenziano picchi nelle giovanili (legati soprattutto alla programmazione pluriennale) e nel livello alto (legati principalmente alla programmazione annuale e dei mesocicli).

2. Tipologie di programmazione

La programmazione dell’allenamento non è un’attività saltuaria, ma si ripete con costanza e dedizione per tutto l’anno. La programmazione si divide in diverse tipologie:

  • Programmazione pluriennale (facoltativa)
  • Programmazione annuale
  • Programmazione mensile (o del mesociclo) o del macrociclo
  • Programmazione settimanale (o del microciclo)
  • Programmazione della seduta

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Ogni programmazione è fortemente legata a quelle di livello superiore, o meglio, ne eredita i vincoli.

Ogni programmazione eredita i vincoli da quelle superiori e ne determina altri per quelle inferiori.

Ad esempio, nel piano settimanale di allenamento dovranno sempre essere presenti elementi previsti dal piano del macrociclo, che, a loro volta, dovranno essere previsti dal piano annuale e pluriennale. Questa non è una verità assoluta, ma è un metodo pragmatico e solido di lavorare. Introdurre in programmazioni microcicliche elementi non previsti, senza un’adeguata ponderazione della variazione del rispettivo piano macrociclico, può portare ad un allenamento di difficile controllo.

3. Valutazione funzionale

Strettamente collegata alla programmazione è la valutazione funzionale.

Per valutazione funzionale si intende l’insieme dei processi di controllo dello stato di allenamento, al fine di ottimizzarne la programmazione.

Infatti, tutte le programmazioni, per quanto ben fatte, devono essere aggiornate e modificate, nella giusta misura, in relazione ad i risultati ottenuti grazie all’allenamento.

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Controllando l’andamento dell’allenamento (forma fisica, test fisici e tecnici) ed i risultati ottenuti in gara è possibile valutare l’efficienza della propria programmazione ed, eventualmente, correggerla.

4. Componenti della programmazione

La programmazione, allo stato più basilare, riguarda essenzialmente quattro elementi:

  • Contenuti dell’allenamento: sono gli esercizi, le capacità tecniche, tattiche, condizionali, coordinative, psicologiche, didattiche che si vogliono allenare
  • Intensità dell’allenamento: indica la grandezza dello stimolo di allenamento (allenamento pesante, leggero); è legata alla frequenza dello stimolo, ai tempi di riposo ed alla durata degli stimoli
  • Volume dell’allenamento: indica la durata ed il numero degli allenamenti
  • Obiettivi: gli obiettivi che si vogliono ottere grazie all’allenamento

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Riguardo agli obiettivi, il discorso è bilaterale: se da un lato la programmazione determina gli obiettivi che si vogliono raggiungere (ad esempio, se alleno poco la capacità di salto non posso pensare di ottenere miglioramenti significativi in questo campo), dall’altro è anche vero che sono gli stessi obiettivi iniziali ad influenzare in maniera decisiva la pianificazione. Ad esempio, una squadra che deve lottare per la vittoria del campionato programmerà l’allenamento in modo differente rispetto ad un’altra che si vuole accontentare di risultati mediocri (metà classifica, ad esempio).

Ogni programmazione deve essere quindi premeditata in funzione degli obiettivi che si vogliono ottenere, ma anche, ovviamente, in relazione alla squadra con cui si andrà a lavorare: sesso ed età degli atleti, livello di partenza, attitudini e limiti fisici e tutto ciò che sia importante valutare. Se si lavora per la prima volta con una squadra, è bene analizzarne quanto meno le attitudini fisiche e tecniche, prima di passare al lavoro di programmazione: ad esempio, gli allenamento di Giugno possono essere utilizzati per un’analisi completa del team con cui si andrà a lavorare concretamente da Settembre. Se non è possibile lavorare a Giugno, si dovrà ricorrere ai primi allenamenti di settembre, per poter stilare una prima programmazione annuale, ovvero fare affidamento alle indicazioni dei precedenti allenatori, se possibile, dei risultati conseguiti negli anni precedenti, dai dirigenti.

Va infine considerato che il parametro del volume di allenamento è difficilmente controllabile: le società pagano una certa quantità di spazio palestra e, chiaramente, pretendono che questo sia utilizzato. Nella norma si hanno 3 allenamenti da 2 ore ognuno, che rappresentano comunque un buon compromesso nel tempo e permettono una buona modulazione della sola intensità di allenamento. Se si dispone di meno tempo, è fontamentale ricavare tempo prima dello spazio palestra. Infine, a mio avviso, il lavoro con due soli allenamenti a settimana è quasi inutile, in quanto i tempi di stacco dall’allenamento non producono alcun incremento della prestazione e, anzi, portano spesso ad una rapida stasi.

5. Programmazione pluriennale

Questa programmazione sta ormai scomparendo dalla pratica, soprattutto perché le panchine non sono mai solide e durature nel tempo, i contratti non offrono garanzie per molti allenatori e, conseguentemente, svolgere un lavoro di programmazione pluriennale è spesso considerato tempo perso.

Tuttavia, quando se ne ha la possibilità, è bene predisporre anche un piano di lavoro sul lunghissimo termine, specialmente quando si lavora con il giovanile. In relazione al livello di partenza ed agli obiettivi a lunga durata, si possono determinare:

  • Finalità fisiche da raggiungere negli anni e loro distribuzione temporale
  • Finalità tecniche di base, in modo generale (esempio: palleggio frontale e angolare avanti, bagher frontale…)
  • Finalità tattiche di base (esempio: sviluppo della tattica individuale)
  • Finalità disciplinari e psicologiche, anche in dettaglio

Ad esempio, un esempio di programmazione di 2 anni di MiniVolley, potrebbe seguire queste linee guida:

Allenamento fisico

  • Sviluppo delle capacità coordinative
  • Sviluppo dei riflessi e delle capacità propriocettive di base, sotto forma di gio
  • Contatto con il pavimento
  • Percezione del proprio corpo in volo

Allenamento tecnico

  • Palleggio frontale e angolare avanti; cenni sul palleggio rovesciato
  • Bagher frontale e laterale di appoggio
  • Battuta da sotto
  • Piazzata da terra e con salto; cenni sulla rincorsa; manualità sulla palla
  • Posizione di difesa e primi contatti con il pavimento

Allenamento tattico

  • Percezione del campo
  • Tattica individuale nell’1vs1
  • Tattica di base nel 2vs2
  • Tattica di base nel 3vs3

Allenamento disciplinare

  • Importanza delle regole della palestra
  • Regolamento del MiniVolley, appreso sotto forma graduale in base alle esercitazioni di gara proposte

Allenamento psicologico

  • Cenni sul senso di agonismo, mediante tornei
  • Comuinicazione all’interno della squdra: chiamare la palla

Obiettivi da perseguire

  • Creazione di un livello tecnico di base per ogni giocatore
  • Tutti i giocatori devono sviluppare correttamente il proprio corpo
  • Mantenimento degli alti numeri di ragazzi in Società (per questioni economiche)
  • Motivazione a giocare, anche attraverso l’organizzazione di diversi tornei e la partecipazione a diverse competizioni ufficiali

Chiaramente, una vera programmazione deve essere eseguita sulla base del tempo a disposizione (Volume di allenamento), del numero di ragazzi e della loro esperienza.

6. Programmazione annuale

La programmazione annuale definisce gli obiettivi e le caratteristiche del singolo anno di allenamento. E’ buona norma suddividere l’anno agonistico in 3 fasi:

  1. Periodo preparatorio
  2. Periodo agonistico
  3. Periodo di transizione

Il periodo preparatorio è quello che va dall’inizio della stagione alla settimana precedente quella della prima gara. In questo periodo si devono perseguire obiettivi di riattivazione fisica, specialmente se gli atleti sono stati fermi durante la pausa estiva, riattivazione ed apprendimento tecnico, apprendimento tattico di base. E’ il periodo in cui, di norma, ci si sofferma di più sulla preparazione fisica, aumentando gradualmente ma continuamente l’intensità del lavoro. Se è il primo anno che si lavora con un gruppo, è vitale definire fin da subito la strategia di gioco ed iniziare ad insistere sul suo apprendimento: schemi di ricezione, difesa, attacco, copertura. In questo periodo l’allenatore nuovo deve far conoscere il proprio pensiero pallavolistico il più possibile, non perdere tempo in chiacchiere e scherzi. Questo periodo ha durata variabile dalle 4 alle 10 settimane. Con i gruppi giovanili, è un ottimo periodo per introdurre le novità tecniche, lavorare sul consolidamento dei fondamentali e sulla tattica di squadra: infatti generalmente la scuola non è ancora troppo stressante e l’assenza di gare permette di organizzare meglio il proprio tempo e di non subire lo stress da prestazione.

Il periodo agonistico è quello di gara: l’intensità dell’allenamento deve essere regolata, in modo da non far decadere la prestazione fisica per eccesso di allenamento o per eccesso di stasi. L’intensità deve variare durante questo periodo, sia da mese a mese, che da allenamento ad allenamento. In generale, tuttavia, è il periodo dell’allenamento della tattica di squadra e del consolidamento dei fondamentali già introdotti nel periodo preparatorio. E’ importante che, durante questo periodo, non si inseriscano bruscamente novità tecnico – tattiche non già introdotte. Ogni aggiunta deve essere graduale, per dar tempo agli atleti di farla propria.

Il periodo di transizione va dalla fine del Campionato alla fine della stagione: è un periodo ottimo per risolvere i problemi fisici accumulati durante la stagione, per sistemare alcune lacune tecniche e per dedicarsi agli accesi tornei 1vs1, 2vs2 o in sport alternativi, che hanno l’importante caratteristica di favorire la tattica individuale, l’agonismo e la prestazione fisica in generale. Purtroppo, soprattutto a livello giovanile, è raro riuscire a portare i ragazzi anche in questo periodo con costanza e determinazione, visto che si tratta dei mesi di Maggio e Giugno, in cui la scuola è stressante ed i ragazzi preferiscono dedicare il poco tempo libero agli amici ed agli amori.

La programmazione annuale, solitamente, si divide in quattro gruppi:

  • Programmazione generale
  • Programmazione per il periodo preparatorio
  • Programmazione per il periodo agonistico
  • Programmazione per il periodo di transizione

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Nella programmazione generale si analizzano i mezzi a disposizione (palestre, orari, gruppo) e si definiscono le finalità fisiche, tecniche, tattiche, disciplinari e psicologiche del processo di allenamento. Si progetta inoltre il numero di partite.

Nell’allenamento annuale si deve poter prevedere la quantità e la qualità delle partite che si andranno a disputare.

Ad esempio, un gruppo giovanile dovrebbe poter giocare una quarantina di partite, possibilmente metà delle quali dovrebbe essere di livello medio – alto (ad esempio, un Under18 dovrebbe poter giocare almeno 20 partite di livello regionale o, quanto meno, un campionato di Serie, oltre al classico campionato di Categoria). Nel caso in cui, come generalmente accade, il numero di partite non sia sufficiente, si deve poter prevedere l’organizzazione di amichevoli di lusso o la partecipazione a tornei di alto livello.

Le altre tre programmazioni, invece, possono essere considerate programmazioni di macromacrocicli, ossia riguardanti tutto un periodo di allenamento: nel periodo preparatorio, solitamente, ci si concentra su esercitazioni analitico – sintetiche, si cura la parte fisica e la tattica; nel periodo agonistico, invece, si lavora di più sul globale; nel periodo di transizione si lavora quasi individualmente.

Nella programmazione preventiva, è sempre bene inserire la maggior quantità di informazioni possibili: ad esempio, nelle programmazioni di esempio, troverete che nel periodo preparatorio erano previsti allenamenti al parco; alla fine quegli allenamenti non furono svolti. Ma questo non è un dramma: se una parte della programmazione non viene svolta, vorrà dire che il tempo sarà stato utilizzato diversamente. Del resto, si rientra sempre nella sfera della valutazione funzionale: in quell’occasione decisi di spostare il target del mio allenamento sul piano tecnico e tattico, visto che il livello di partenza, che conoscevo solo vagamente prima di Settembre, si è rivelato ben più basso delle aspettative, quindi aggiungere lavoro fisico avrebbe rischiato di togliermi la capacità fisica in occasione degli allenamenti tecnici. La linea che io personalmente tendo a seguire è quella di inserire nel programma preventivo il lavoro che svolgerò in caso di condizioni ottimali: in questo modo, l’unica operazione che dovrò fare in fase di modifica sarà il taglio e non l’aggiunta. Infatti, aggiungendo argomenti è necessario ricalcolare adeguatamente i tempi di lavoro. Andando invece a tagliare, si presume semplicemente che si dedichi il tempo ricavato per approfondire altri temi già presenti in programma: del resto, se abbiamo optato per un taglio, sappiamo già perché lo abbiamo fatto. Ad esempio, se era previsto di giocare primo tempo dietro all’alzatore, ma fatichiamo ancora a fare quello avanti, è chiaro che il taglio dal programma della veloece dietro porterà più tempo per il consolidamento della veloce avanti.

7. Programmazione del macrociclo

Il macrociclo comprende una serie di settimane di allenamento. Solitamente si suole riferirsi al macrociclo come al mesociclo, ossia un ciclo della durata di un mese.

La linea che io seguo generalmente è di utilizzare due tipi di macrocicli:

  • Un unico macrociclo per le settimane di periodo preparatorio (da 6 a 10)
  • I mesocicli per il periodo agonistico
  • Un unico macrociclo per il periodo di transizione

Ancora una volta, infatti, la programmazione è strettamente legata al periodo della stagione agonistica.

La programmazione del mesociclo deve riguardare questi temi:

  • Contenuti globali dell’allenamento, con suddivisione temporale
  • Lavoro costante di allenamento (ad esempio, si può decidere che per tutto il macrociclo si dovrà fare l’esercizio Battuta/Ricezione)
  • Intensità complessiva del macrociclo e intensità relative alle varie settimane
  • Gare importanti nel macrociclo e nei macrocicli seguenti (infatti la preparazione per una gara del mese successivo può iniziare già nel mese precedente)

Il macrociclo deve essere programmato seguendo queste linee guida:

  • Continuare il programma previsto dall’allenamento annuale
  • Analisi funzionale del lavoro svolto nei mesi precedenti
  • Analisi degli obiettivi che si vogliono ottenere

Chiaramente, la programmazione del macrociclo deve essere completata poco prima dell’inizio del macrociclo stesso, per avere una visione ampia di ciò che è fattibile e di ciò che invece non lo è.

Relativamente alla pallavolo, un mesociclo può essere organizzato seguendo uno schema contenente:

  1. Obiettivi generali
  2. Obiettivi tecnici per ogni fondamentale
  3. Obiettivi specifici per ruolo
  4. Obiettivi tattici e disciplinari

Per quanto riguarda la programmazione del lavoro fisico, sinceramente non amo programmare il lavoro fisico in un arco di tempo breve come un mesociclo, ma estendo il tutto alla programmazione del periodo preparatorio, agonistico o di transizione: infatti, un mese è un po’ limitante per quel che riguarda la programmazione fisica.

8. Programmazione del microciclo

La programmazione del microciclo si identifica solitamente con quella settimanale.

Le linee guida da seguire sono:

  • Continuare il programma previsto dalla programmazione del macrociclo
  • Valutare l’attuale stato di allenamento
  • Valutare l’ultimo match disputato ed i risultati ottenuti
  • Definire gli obiettivi della prossima partita

Queste linee guida sono valide per i casi classici, ossia quelli in cui si dispone di allenamenti infrasettimanali e match nel weekend. Tuttavia capita, soprattutto a livello provinciale, di dover disputare partite anche nell’infrasettimanale.

La presenza di un match è un fattore determinante nella programmazione del microciclo.

Infatti, è importante ricordare che l’allenamento prima della partita deve avere intensità medio – blanda e l’attenzione deve essere focalizzata sul lavoro globale e la prova del sestetto titolare. Questo per poter arrivare alla gara con il fisico non stressato (nessun processo di adattamento in corso) e la mente fresca in merito all’aspetto tattico e l’intesa con i compagni di squadra affinata.

Il lavoro fisico intenso deve essere localizzato nell’allenamento più lontano dalla prossima partita (quindi, solitamente, quello subito dopo l’ultimo match). Negli altri allenamenti l’aspetto fisico non deve essere trascurato, ma l’intensità deve essere più bassa. Ad esempio, si potrebbe pensare di dedicare i primi due allenamenti alla costruzione dei muscoli più importanti per la pallavolo (quelli del salto, come i quadricipiti o i polpacci, o la spalla), alternando settimanalmente un muscolo il primo allenamento (intensità alta) e uno il secondo (intensità media); in questo modo l’ultimo allenamento può essere dedicato ad esercizi di compensazione o di prevenzione, oppure di tonificazione di muscoli accessori (ad esempio, gli addominali).

Entrando nell’aspetto più pallavolistico, gli allenatori solgono ribadire l’importanza di allenare entrambe le fasi del gioco durante la settimana, dedicando ad ognuna un allenamento:

  • Fase Break Point (Battuta, Muro, Difesa, Contrattacco, Copertura)
  • Fase Cambio Palla (Ricezione, Attacco, Copertura)

L’ultimo allenamento deve essere dedicato principalmente al lavoro su Battuta/Ricezione o, più in generale, deve essere ancora incentrato sulla fase Cambio Palla, fonte primaria di punti, ma bisogna ricordare che, nell’ultimo allenamento, è il globale ad avere l’importanza maggiore della seduta.

Il lavoro analitico può essere voluminoso nel primo allenamento, per lasciare spazio a sintetico e globale con il passare degli allenamenti.

E’ importante pianificare l’intensità di lavoro in base a quanto previsto dalla programmazione annuale e del macrociclo.

Per ogni allenamento si devono individuare delle tematiche fisiche, tecniche, tattiche, disciplinari e psicologiche; in particolare, l’allenamento della tecnica non deve vedere troppi temi sovrapposti. Generalmente si suole definire un fondamentale principale, che sarà il tema principale dell’allenamento; un eventuale tema secondario potrà servire come accessorio per le esercitazioni sintetiche; infine, la fase (BP o CP) che si sta allenando, determinerà l’orientamento del lavoro globale.

9. Programmazione della seduta

Nella fase di programmazione della singola seduta di allenamento, bisogna tener presenti questi elementi:

  • Programmazione settimanale
  • Assenze e Ritardi previsti (numero di giocatori presenti)
  • Disponibilità del personale (eventuale aiuto – allenatore, dirigente, vice – allenatore)
  • Scelta del tema principale e secondario
  • Presenza del tema fisso (deciso nella programmazione del macrociclo)
  • Preparazione fisica
  • Scelta di un esercizio tampone, che possa essere utilizzato nel caso in cui qualcosa vada storto (mancano atleti senza avviso, la forma fisica è pessima e gli esercizi previsti non vengono eseguiti correttamente, pur essendoci forza di volontà)

In questa programmazione, come si evince, assume importanza fondamentale la conoscenza a priori del numero di atleti presenti alla seduta. Per questo motivo, è importante:

  • Preparare i dettagli della seduta solo poche ore prima della stessa
  • Pretendere la massima professionalità dai propri atleti

Nella fase di programmazione della seduta bisogna provvedere alla definizione delle tempistiche di ogni esercizio: consiglio caldamente di non prevedere tempistiche troppo strette, ma di considerare che:

  • Non sempre l’allenamento inizia esattamente all’orario previsto
  • Gli atleti hanno bisogno di pause di recupero, che devono essere pianificate
  • Gli atleti necessitano di una spiegazione esauriente dell’esercizio da svolgere (comprese le motivazioni per cui viene proposto e le sue finalità)
  • Per molti esercizi, specialmente se ad obiettivo, è difficile fare un calcolo esatto delle tempistiche

Il consiglio che generalmente viene dato a tutti i corsi è quello di non proporre una miriade di esercizi diversi tra loro di durata minima, ma di predisporre un esercizio basilare, che sia tema principale della seduta, e di evolverlo con il passare dei minuti. In questo modo le spiegazioni vengono ridotte e anche gli atleti trarranno vantaggi, quali il non dover capire ogni volta un esercizio totalmente diverso.

La teoria degli esercizi è uno studio complesso delle modalità di realizzazione degli esercizi, che esula dagli interessi di questo articolo. In generale, possono essere consigliate queste caratteristiche:

  • Far capire ai giocatori l’importanza dell’esercizio
  • L’esercizio deve essere stimolante, agonistico
  • La difficoltà dell’esercizio deve permettere una percentuale di colpi riusciti intorno al 50%. Per valori troppo più grandi o troppo più piccoli l’esercizio è inutile
  • Quando possibile, è bene associare all’esercizio un obiettivo

Importante è anche definire le proporzioni per lavoro fisico, tecnico e tattico. Normalmente, una seduta di allenamento da 2 ore, segue queste tempistiche:

TEMPISTICHE STANDARD

30′ Riscaldamento e Potenziamento
40′ Esercizi analitici e sintetici
50′ Globale a punteggio speciale

Ovviamente, in base agli atleti ed il loro livello, al periodo della stagione, al giorno di allenamento, queste proporzioni possono cambiare.

10. Conclusioni

La programmazione è un compito importante, che non solo rende il lavoro più completo, ma, a mio avviso, lo semplifica e lo rende più efficace: avere un’idea chiara di ciò che si vuole far apprendere, del quando e del come lo si vuol fare, non può che rendere il duro mestiere dell’allenatore più semplice.

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