L’impostazione del muro

MuroScrivo questo articolo perché ho cambiato parere riguardo ad una questione tecnica e, come diretta conseguenza, sono portato ad analizzare e criticare alcune mie scelte personali passate. L’argomento di discussione parte da una semplice domanda: “Quando ed in che modo è importante iniziare il lavoro sul muro con una squadra giovanile?“.

Ho sempre creduto che il muro fosse una questione, se così si può dire, di priorità inferiore rispetto ad altri fondamentali, quali possono essere la ricezione, l’alzata o l’attacco. Qualche anno fa, lavorando un gruppo U16 di livello francamente bassino, ho volutamente ridotto il lavoro su questo fondamentale, sia come lavoro di muro esterno che come muro dopo traslocazione per i centrali. Addirittura, ho completamente tralasciato il lavoro di traslocazione per i giocatori laterali.

Mi capita ora però di vedere alcuni atleti, anche più evoluti, avere problemi abbastanza vistosi in questo fondamentale, sia da fermi che, soprattutto, dopo una traslocazione verso l’esterno. Il muro a lettura, in più, è spesso difficoltoso, non tanto come capacità di analisi, quanto proprio come tecnica. Discutendo con bravi giocatori in questo fondamentale e con alcuni allenatori, mi è venuto da concludere che l’impostazione del muro debba essere data quanto prima.

Ora, dobbiamo premettere che rimango fermamente convinto che alcuni accorgimenti si possano applicare solo quando il livello di gioco, della propria squadra e/o del proprio campionato, lo permetta. In particolare:

  • E’ inutile inserire il muro in lettura se nessuno gioca primo tempo
  • E’ inutile (anche rischioso in quanto a dinamiche di gioco) inserire il concetto di assistenza se nessuna squadra gioca primo tempo efficace
  • E’ inutile inserire il concetto di muro in parallela o diagonale se le direzioni d’attacco sono assolutamente scontate
  • Il muro rimane comunque un lavoro cui dedicare, a mio avviso, meno tempo rispetto ad altri aspetti tecnici prioritari per le varie fasce d’età (si legga, tra gli altri, il materiale di Paolini per maggiori informazioni)

Ritengo altresì che ci siano alcune basi tecniche che debbano essere inserite quanto prima, proprio per facilitare la crescita tecnica dei propri atleti. In particolare, ci sono tre aspetti che credo vadano considerati basilari, anche per un gruppo molto giovane:

  • L’uscita delle mani oltre la rete (e il conseguente orientamento del piano di rimbalzo)
  • Il tempo di salto
  • La posizione di muro

L’uscita delle mani oltre la rete consiste nel fatto di piazzare le mani direttamente nell’altro campo (impostazione di muro invadente), con le braccia già orientate verso il centro del campo avversario, le dita aperte e le braccia come proseguimento del corpo, senza oscillazioni. Da segnalare anche l’importanza della discesa a gomiti stretti, per evitare colpi con eventuali compagni di fianco.  Il problema delle “mani lanciate“, ossia spostate quando sono già oltre la rete, è abbastanza evidente nelle serie minori ed è una delle cause principali del mani-out. Riassumendo, credo che i punti principali da considerare in questo caso siano:

  • Le braccia coprono il cilindro del corpo (non fuori)
  • Le mani invadono direttamente il campo avversario (non prima in alto e poi in avanti)
  • Le braccia escono da rete già con la giusta orientazione (nessun movimento durante il volo)
  • Le dita aperte fin dall’uscita da rete (non chiuse)
  • Posizionamento del pollice non in fuori (prevenzione traumi)
  • Discesa a gomiti stretti (prevenzione traumi)

Il problema del tempo di salto è un altro grande classico, cui spesso non si fa molto caso, ma che, se analizzato con attenzione, è una lacuna di tantissimi giocatori. L’effetto indesiderato è quello di saltare insieme all’avversario (parliamo di attacco esterno) e, conseguentemente, murare in fase di discesa, o addirittura non riuscire a murare (e credere poi che “ci siano passati sopra“). I riferimenti che possiamo dare ai nostri giocatori sono innumerevoli, quello con cui io mi sono trovato meglio è questo: saltare quando l’avversario apre la spalla per colpire. Chiaramente, questo riferimento è riferito ad un attacco di prima linea eseguito con “tecniche abbastanza standard”: dobbiamo infatti tenere presente che ogni attaccante ha un proprio tempo del braccio in attacco e, conseguentemente, deve corrispondergli un corretto tempo di muro.

A proposito di tempo di salto, c’è un altro punto che vorrei portare all’attenzione di tutti e su cui sto cercando di documentarmi. Parlo del caricamento delle gambe e del rispettivo tempo. Così come per l’attacco diamo un riferimento sulla rincorsa (ad esempio, sul secondo tempo diciamo qualcosa di simile a “parti con destro – sinistro quando il palleggiatore tocca la palla”), per il muro dovremmo trovare un riferimento per il caricamento. Infatti, si vedono atleti molto differenti in quanto a caricamento delle gambe e, di conseguenza, il riferimento generale di saltare al caricamento della spalla non può essere universale neppure dal punto di vista interno (ossia riferito a chi mura).

Riguardo alla posizione di muro, anche questo aspetto è spesso trascurato, sia come distanza da rete, che come posizionamento di fronte all’attaccante. Esistono alcuni riferimenti che possiamo dare ai nostri giocatori, che riporto di seguito. In maniera sintetica possiamo dire che:

  • La distanza da rete è misurabile con il gomito (distanza gomito – spalla o gomito – pugno)
  • Dobbiamo posizionarci in modo da avere il nostro sterno davanti alla spalla che attacca (muro sulla rincorsa)

La tappa successiva è quella di eseguire ogni lavoro di muro dopo una piccola traslocazione, che può partire anche da un semplice passo accostato. All’inizio il focus non sarà tanto sulla tecnica di spostamento, quando sulla posizione di arrivo e sulla corretta esecuzione dei punti sopra descritti. Con il crescere dell’età degli atleti e degli obiettivi di squadra, chiaramente, alcune tecniche andranno leggermente riviste, in base al proprio gioco ed alla naturale progressione tecnica. Parlo, ad esempio, del muro in lettura, del muro dal centro e dai vari posizionamenti nei muri esterni.

Dopo aver parlato del “cosa“, cerchiamo ora di analizzare il “quando“. C’è un grosso scoglio da superare, ovvero la gestione dell’atleta che non supera la rete. In questo caso ci sono due scuole di pensiero:

  • Non lavorare sul muro finché buona parte della squadra non è in grado di uscire minimamente da rete
  • Impostare ugualmente il lavoro sul muro, anche se il giocatore non esce da rete

E, di seguito, alcune considerazioni a favore di una o l’altra tesi:

  • Un atleta basso può crescere e, se avrà già svolto un lavoro analitico, potrà essere notevolmente avvantaggiato
  • Con alcuni accorgimenti, alcuni esercizi si possono fare anche con giocatori bassi (muro da una sedia senza salto, rete bassa eccetera)
  • Un atleta basso è inutile a muro e potrebbe allenarsi in gesti a lui più utili
  • Un atleta basso considera inutile lavorare sul muro e non è motivato
  • Se non faccio lavorare un atleta sul muro, è insensato farglielo fare in gara, ma questo comporta l’utilizzo di schemi abbastanza complessi e poco standardizzabili

Non credo si possano dare riferimenti assoluti in questo senso. Personalmente, ad oggi, penso che nel momento in cui l’atleta riesca ad uscire anche con una falange, sia ora di iniziare il lavoro, se non lo si ha già fatto. A parte questo rimango sempre fedele al principio secondo cui non esistono regole standard, ogni squadra è formata da persone completamente diverse tra loro e diverse da quelle delle altre squadre, pertanto ogni allenatore dovrà essere bravo a capire cosa sia giusto per il proprio gruppo e cosa invece sarà rimandabile ad un successivo momento. Ciò che mi sento di dire (e di auto – criticarmi guardandomi indietro) è tuttavia che penso sia importante iniziare un buon lavoro di muro anche con gli atleti più giovani e non, banalmente, decidere di trascurare questo fondamentale in favore di altri.

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29 commenti su “L’impostazione del muro”

  1. Ritengo che il lavoro sul muro vada impostato sin dall’inizio, ma che il tempo da dedicargli debba variare in base al livello dei nostri giocatori e dei campionati che dovranno affrontare.
    Ad esempio se stiamo allenando un u14 femminile di medio livello dove già le ragazze molto probabilmente non usciranno neanche con un ditino da rete e dove le stesse avversarie che incontreremo probabilmente attaccheranno a parabola non superando la rete, è inutile occupare del tempo sottraendolo ad altri fondamentali. Invece se si parla di un u14 maschile di medio livello dove i ragazzi escono già dalla rete o comunque sarà facile incontrare avversari che lo faranno si può pensare di “perderci” più tempo.
    Comunque secondo me il tempo da occupare per questo fondamentale è proporzionale alla somma di questi due termini (quanto escono i nostri giocatori e livello del campionato). Più alto è il livello dei nostri giocatori e del campionato che affronteranno più tempo il muro entrerà a fare parte del nostro allenamento.
    Ciò non toglie che una minima impostazione del muro, sempre a mio parere, va data alquanto prima, soprattutto per evitare infortuni, ma anche per dare un minimo di competenza tecnica ai nostri giocatori che a breve sicuramente dovranno andare ad applicare il fondamentale. La cosa principale è insegnare come si salta a muro (si atterra nello stesso punto dove si è saltato, no effetto fly). Seguono il piano di rimbalzo delle mani, la compostezza del gesto. Si potrebbe ora discutere se valga la pena di insegnare, come si faceva prima, la distanza da rete per non invadere, la discesa ordinata ecc, siccome ora le invasioni di quel genere non sono più fallose.
    Altro punto: se un giocatore esce da rete anche solo di una falange per me deve murare. Non sono convintissimo di insegnarli immediatamente il muro invadente (come alcuni insegnano) per impostarlo per un futuro, ma sicuramente almeno a fare il muro passivo.

  2. La distanza da rete non si insegna tanto per le invasioni, quanto più per evitare di farsi insaccare la palla tra le braccia. Una distanza troppo ridotta invece influirebbe sul gioco (ti tireresti su tutta la rete salendo).

  3. Secondo me il muro è molto importante, lo fanno tutte a tutte le età e lo metto in tutti gli allenamenti, anche solo come riscaldamento, eseguito sempre con spostamenti, piccoli o grandi che siano. Per me fondamentale a tutti i livelli è:
    1 posizionamento a rete prima del salto
    2 tempo di salto
    Queste sono le due priorità, che (anch’io ci sono arrivato dopo) pretendo da tutte le mie giocatrici, che escano con una falange o fino all’ascella.
    Salendo di livello diventa decisivo anche l’orientamento e l’invadenza, ma queste due caratteristiche cambiano molto dal quanto si riesce a uscire da rete, sia per altezza fisica che per capacità di salto.
    Il punto 1 e 2 sono fondamentali perchè mi danno subito un riscontro positivo anche senza fare punto e hanno una forte valenza psicologica. Murare due o tre attacchi di fila anche senza fare punto, ma permettendo di rigiocare la palla fa innervosire l’avversario e lo costringe a cambiare qualcosa nel suo modo di attaccare forzandolo a non eseguire il suo colpo preferito e inducendolo all’errore. Anche il solo vedere un avversario già ben posizionato crea un dubbio all’attaccante.
    Questo ragionamento per me vale per tutte le categorie, ovvio che salendo di livello le variabili cambiano, ma il principio rimane lo stesso.
    La cosa più difficile è il tempo di salto, perchè soggetto a mille cambiamenti, ogni attaccante ha il suo tempo di attacco, le sue finte, la distanza da rete e quindi il momento in cui la palla sarà sopra rete varia, anche la direzione del colpo (se eseguito staccato da rete) incide sul tempo.
    Io parto dal principio perchè così facendo la palla si impenna ed è recuperabile dalla difesa, se salti in anticipo e la impatti in fase discendente, la trascini giù con te e diventa indifendibile; inoltre se l’attaccante vuole rallentare il colpo hai ancora un residuo di tempo di volo per l’intercettamento.
    Allenare il tempo di salto è difficile perchè ho notato che è più una dote naturale del giocatore che qualcosa di allenabile, mentre il posizionamento è decisamente più facile da far comprendere.
    E in più…. le difese ringraziano sempre!!

  4. C’é una imprecisione nel commento. Dopo IO PARTO DAL PRINCIPIO ho messo in virgolettato PIUTTOSTO SALTA IN RITARDO ma è rimasto fuori dal visualizzato, non so il perchè.

  5. Andrea
    Sei sicuro che la definizione “muro in lettura” si applica solamente al primo tempo?
    Sei sicuro che la distanza da rete durante il salto serva solamente ad evitare il passaggio della palla tra la rete e le braccia?

  6. Per il primo punto, dimmi se esistono altre definizioni.
    Per il secondo, credo di non aver scritto che serva SOLAMENTE ad evitare il passaggio, però ritengo che sia uno dei punti cruciali (a parte ovviamente il fatto che non ha senso fare muro sui 3 metri!).

  7. La “lettura” si applica a qualsiasi alzata, non solamente all’alzata di primo tempo; letteralmente significa guardare dove va l’alzata e spostarsi/murare in quella direzione.
    La distanza dalla rete, durante il salto a muro, è il fattore discriminante per una efficacie invasione delle mani nel campo avversario (ovviamente sopra la banda superiore della rete); se il salto è vicino a rete, le braccia difficilmente potranno entrare bene nel campo avversario, resteranno diritte, alte e “passive” ovvero la situazione ideale per il mani out degli attaccanti.
    Questo è in parte il motivo per cui, statisticamente, i giocatori piccoli sono più soggetti al mani out.

  8. Sono sincero, non avevo mai visto in letteratura parlare di muro in lettura in questi termini. Sul significato letterale non vi sono dubbi, ma io ho sempre visto la lettura come una scelta (e quindi una tecnica) nata per contrastare il primo tempo. Diciamo che in assenza di questo è tutto lettura!

  9. La scelta preventiva di muro (es. su primo tempo o in caso di combinazione di attacchi veloci) io l’ho sempre sentita chiamare ‘ad opzione’, la ‘lettura’ è quando aspetto di vedere l’alzata e muro di conseguenza.

  10. Ciao, volevo dire la mia esperienza riguardo il muro. Gioco da 7 anni a pallavolo e nei primi anni di allenamento gli esercizi sul muro sono stati molti pochi e forse non molto utili. Infatti mi ritrovo ora a 19 anni a dovermi sforzare per ottenere un buon muro in quanto essendo stato allenato poco nei primi anni di attività, è qualcosa che non mi riesce spontaneo come invece lo è l’attacco o altri fondamentali.

  11. Ciao a tutti.
    Sono convinto che anche il muro vada allenato quanto prima, magari non con tutti i canoni con i quali si allenano giocatrici esperte o già formate ma alcuni aspetti del muro o s’imparano da piccoli o successivamente diventa difficoltoso.
    Uno su tutti, ed è l’elemento principe secondo me, è la motricità specifica. Dobbiamo insegnare alle giovani leve a spostarsi adeguatamente, conoscere la tecnica giusta è fondamentale. Senza quella avremo sempre dei risultati mediocri.
    Altra tappa fondamentale è IL SENSO TATTICO, che va allenato sin dall’U14. Insegnare quando e come saltare è importante. E’ inutile saltare se un attaccante palleggia, cosa che invece in U14 si vede sempre giustificandolo con “così imparano a saltare”. Per me non ha senso, piuttosto se nella mia squadra non ci sono schiacciatori (dubito) ne faccio scendere un paio dall’U16 per un paio di allenamenti e alleno il muro!
    Dobbiamo insegnare ad osservare cosa succede al di là della rete, solo così avremo giocatori pensanti in grado poi di fare al differenza in campo!

  12. Secondo voi allenando il muro in U14 non trascuriamo troppo la difesa?……..la mia domanda non è una provocazione o altro, ma è un invito a voler sviscerare un’argomento a me molto caro, perchè oggi in Serie C ci sono atleti che non sanno neanche fare una rullata o un tuffo o comunque non pensano mai a difendere!!!

  13. Secondo me è molto peggio se un atleta non riesce a saltare a muro composto, con il tempo giusto e le mani orientate bene, piuttosto che uno che non sa fare una rullata…

  14. Credo che durante un intero anno ci sia tempo sia per impostre il muro sia per insegnare la difesa, poi magari al primo anno ci concentremo solo su determinate cose del muro e della difesa ( per noi più importanti) e il secondo anno su altre. Fare tutto del muro o tutto della difesa è impossibile, sarebbe utile già in 14 secondo me che non si abbia paura del terreno, quindi esercizi propedeutici magari con materassini o da posizione seduta, e per il muro magari che si abbia una buona posizione di partenza e che le mani siano ben parte con dita rigide. Poi una volta che abbiamo messo le basi passiamo a altro.

  15. Io credo che la difesa acrobatica vada impostata già dal minivolley.
    Mi spiego: insegnare ai bimbi il contatto col terreno è importantissimo perchè difficilmente riusciremo ad insegnare a persone adulte (18 anni in su) a rullare almeno di particolari propensioni personali dei singoli atleti. Nel femminile è ancora più difficile che nel maschile.
    Alla domanda di coachmax mi sento di dire che ritengo necessario insegnare entrambe le cose. Abbiamo tempo in un anno per poter analizzare tutti i fondamentali ricordandoci che dobbiamo impostare un lavoro di crescita di almeno 4 anni (U14 + U16) per poter portare i nostri giovani atleti ad un livello tecnico accettabile.
    Nel 1° anno di U14 il muro dev’essere per lo più impostato sulla motricità specifica, perchè quella prima diviene patrimonio tecnico dell’atleta e meglio è, e sulle scelte tattiche ovvero saltare solo quando ce ne sia un reale bisogno.. ad esempio su palla filo rete oppure sull’attaccante che schiaccia. Non saltare su un palleggio! Così creiamo atleti in grado di vedere il gioco avversario e soprattutto creiamo atleti pensanti e non burattini teleguidati dai vari allenatori.
    Questo è il mio pensiero.

  16. Guarda, io credo che il contatto con il pavimento e la difesa acrobatica siano cose un po’ diverse. Recuperare una palla leggermente fuori dal corpo, con chiusura e riapertura degli angoli, è un lavoro tecnico buono e non lo classifico come acrobatica. Acrobatica per me è spostamento e tuffo o rullata. Questo è un lavoro che si può fare già in U14, ma non credo ci si debba spendere poi così tanto tempo (si guardi nelle realtà di serie A, almeno nel maschile, quante volte esiste la reale necessità di recupero DIFENSIVO in tuffo).
    Invece sul muro si notano delle castronerie pazzesche, forse perché nessuno lo insegna bene o perché nessuno lo corregge… io stesso, come ho scritto, l’anno scorso l’ho trascurato. Poi arrivano giocatori ad alto livello (C-B-A) che murano con le mani chiuse, che traslocano scuotendo le braccia, che escono da rete girati verso l’esterno del campo, che saltano venti minuti prima del dovuto, che scendono con i gomiti larghi, che buttano le braccia fuori dal cilindro del corpo e così via… e dopo diventa veramente più difficile correggerli… ad esempio, qualcuno di voi lavora mai sul concetto di “murare la direzione di rincorsa”? Se sì, come?

  17. Beh ma il contatto con il pavimento non è una semplice apertura e chiusura degli angoli.
    Hai ragione nell’affermare che in Serie A non si vedono molti tuffi/rullate ma ciò non vuol dire che questo sia lo standard giusto. In Serie A ci sono dei gran bei pezzi di marmo che difendono solo perchè sono lunghi ed arrivano allungandosi dove i piccoli arrivano in difesa acrobatica. Pensa se uno spilungone di 2 metri fosse in grado di rullare… Cosa difenderebbe, che bello.

    Murare la direzione: è uno dei concetti principali da insegnare nella tattica del muro: va fatto. E non è nemmeno molto difficile. Basta spiegare le 4 differenze e poi farle provare al muro: tipo di rincorsa e valutazione ella palla staccata o filo rete.
    All’inizio si può fare con l’allenatore su un piano rialzato che schiaccia contro il muro variando la propria direzione delle spalle (rincorsa) e poi staccando il “cubotto” da rete. Poi alzate voi palla ai vostri attaccanti (se nn sono in grado prendete un paio di U16 per un allenamento) scegliendo di dare palla filo rete o staccata e chiedendo agli attaccanti di variare l rincorsa. Per finire provate son il palleggio dei vostri atleti.
    Facilissimo a dirsi più complicato a farsi ma… BASTA CHIEDERE! Dobbiamo avere il coraggio di chiedere ai nostri giocatori e vedrete che ci sarà dato. Molte volte diamo per contato che “questo non riusciremo mai a farlo”… ecc ecc…

  18. Te ne propongo uno che ho visto fare e che mi piace molto: a terne. Uno a muro, uno dietro a chi mura con la palla in mano, uno nell’altro campo sui tre metri. Quello dietor al muro lancia una palla a filo lungo la rete, quello nell’altro campo fa rincorsa e attacca. Chi mura così deve guardare per forza la direzione di rincorsa e non la palla (arriva da dietro). Poco realistico e pericoloso se i giocatori non lanciano bene, ma comunque molto efficace.

  19. Beh ti dico, io personalmente non ho mai lavorato con i più piccoli, dove credo che i propedeutici diano più risultati.
    Però ci sono alcuni esercizi altamente analitici che potrebbero quasi essere considerati propedeutici:
    – PER IL PIANO DI RIMBALZO: Muro piedi a terra
    – PER L’INVADENZA DELLE BRACCIA: Recuperare un pallone oltre la rete
    – PER LA DIREZIONE DI RINCORSA: Esercizio proposto prima
    E così via…

  20. A coppie: uno tiene in mano un pallone a braccia tese in alto e leggermente avanti, l’altro posto di fronte dà delle pacche alla palla; prima frontali e poi laterali così da far lavorare bene le mani e le braccia

    La scaletta skip va sempre bene per le traslocazioni laterali e lì basta un pò di fantasia per cambiare un sacco di esercizi

    Per il movimento delle braccia non saprei.. esercizi propedeutici non ne ho in mente se non che fai saltare da fermo con caricamento e poi si propone lo spostamento ed il caricamento insieme.

    Per l’invadenza oltre al recupero della palla oltre la rete si può attaccare un elastico (od una corda) alle astine e far saltare a muro infilando le mani tra rete ed elastico (spero di essermi spiegato) così da insegnare a salire con le braccia che invadono già anzichè saltare dritti per poi cercare l’invadenza.
    Sempre x l’invadenza insegnare a saltare tirando sù le punte dei piedi in fase di volo.

  21. Onestamente no, mai provato.
    Nel femminile la vedo dura.. non hanno molto questo istinto a muro. Per i maschi è un pò diverso.
    Anche se resto dell’opinione che un bel muro composto a 2 mani sia il migliore.
    Allenare il muro ad una mano la vedo un pò come allenare a ricevere su un piede….

  22. Tratta lo sviluppo della multilateralità …. che implica la conoscenza di alcuni meccanismi di elaborazione motoria ….

    Come fate ad allenare la “rigidità strutturale” del piano di rimbalzo, necessaria per restiuire l’energia dell’impatto della palla conto le mani?

  23. E come murate un’ attaccante mancina? Linea o diago? Quali riferimenti prendete per il suo attacco? Cambiate a seconda che sia in 2 o 4?

  24. Beh se è per la multilateralità ci può anche stare, anche se molti di noi (allenatori) traviseranno ed insegneranno muro ad 1 mano.

    Per la rigidità del piano di rimbalzo io partirei dalla rigidità delle braccia facendo il 1° esercizio che ho proposto nel post n° 22, per le mani invece si potrebbe partire facendo capire l’importanza di una mano tesa con il polso rigido facendo picchiare (non troppo forte sennò poi si fan male) la mano o per terra o contro una parete della palestra e poi passare subito al lancio di una palla addosso ad un muro piedi a terra con la rigidità appena creata. Questo dovrebbe far capire l’importanza dello stare rigidi e composti.

    Sul muro mancino secondo me è sufficiente insegnare bene a murare ovvero a saper valutare rincorsa e direzioni d’attacco avversarie. Vien da sè che un atleta in grado di murare in funzione senso-motoria e non a telecomando ti murerà un mancino con naturalezza.
    Cmq se abbiamo bisogno di dare indicazioni direi che va murato al contrario rispetto ad un destrimano. Un mancino ha rincorsa dritta da #4 ed esterna da #2. La scelta di tenere parallela o diagonale è semplicemente tattica x cui va insegnato il significato di murare parallela e di murare diagonale. Poi a seconda della situazione si deciderà che direzione tenere.
    I riferimenti son sempre gli stessi secondo me: mano dx sulla direzione della palla se muri diagonale, mano sx sulla direzione della palla se muri parallela, con attacco proveniente da #4.

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