Tutti gli articoli di Andrea Asta

Sono nato a Bologna l'11 luglio del 1988 e sono nel mondo della pallavolo da quando avevo 8 anni: prima da spettatore, poi da giocatore, collaboratore in società come arbitro o segnapunti e ora allenatore.

Quali contenuti per il 2022?

Questo blog è ancora molto seguito, anche se molti articoli iniziano un po’ a sentire il peso degli anni… e di qualche pensiero che ovviamente è cambiato con le esperienze delle varie Stagioni vissute.

Oltre ad un naturale processo di revisione, che prima o poi avrò il tempo di fare, quali potrebbero essere dei nuovi argomenti per rivitalizzare un po’ questo spazio?

Lasciatemi qualche idea, anche in privato, se vi va!

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Appunti direzione tecnica #3 – Metodologia del gruppo tecnico

In questo terzo articolo parlerò di alcuni principi metodologici che gli allenatori del nostro gruppo tecnico devono seguire. 

Le norne metodologiche del gruppo tecnico riguardano:

  • La condivisione online;
  • La preparazione degli allenamenti;
  • La programmazione delle attività;
  • Il mantenimento dei registri presenze e disciplinare;
  • Il rispetto delle regole di buona condotta;
  • La partecipazione alle riunioni tecniche;
  • Le politiche di mercato;
  • Note pratiche sul lavoro quotidiano in palestra;

Nel corso di questo articolo, tutti questi punti saranno illustrati nel dettaglio.

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Selezione Provinciale Maschile – Dal 2011 al 2017

Dopo sei splendidi anni alla guida della Selezione Provinciale maschile di Bologna, ho concluso la mia attività e ho deciso di pubblicare un articolo che illustri tutto il lavoro che abbiamo svolto in queste stagioni, nella speranza che possa essere uno spunto utile anche ad altri. L’articolo prende come traccia l’attività programmata e poi svolta nella stagione 2015/2016, riproposta in parte in quella 2016/2017 e in generale frutto di anni di aggiunte, cambiamenti e migliorie che abbiamo cercato di apportare per valorizzare sempre di più il territorio. 

L’attività è organizzata su 4 macro-aree:

  • Selezione Provinciale (annata U15);
  • Pre-Selezione Provinciale e Tavole Rotonde Tecniche (atleti U15/U14, allenatori dei club);
  • Promozione (U13);
  • Team Bologna (U13).

L’immagine sottostante riassume gli obiettivi salienti di ogni attività. Questi saranno oggetto di approfondimento nell’articolo.

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Appunti direzione tecnica #1 – Il ruolo di un Direttore Tecnico

Questa sarà la mia terza stagione come Direttore Tecnico del settore maschile di Pallavolo San Lazzaro Zinella VIP. Ho deciso di condividere alcuni principi e spunti del progetto che sto portando avanti, nella speranza possa essere di aiuto o spunto di nuove discussioni. In questo primo episodio parlerò del ruolo e dei compiti di questo ruolo. 

Il progetto con cui ho iniziato questa attività tre anni fa si articolava in tre macro-punti:

  • Area tecnica;
  • Area sportiva;
  • Area relazioni con il territorio.

Questi documenti saranno incentrati esclusivamente sul primo punto, ovvero tutte le attività legate alla sfera tecnica.

Introduzione: la figura del Direttore Tecnico

La figura del Direttore Tecnico (d’ora in poi DT) è un ruolo, all’interno di una società sportiva (in questo caso all’interno di un settore – quello maschile – di una società sportiva), che prevede il coordinamento e supporto dell’attività tecnica di tutte le squadre afferenti alla società (o al settore societario) stessa, in particolare a quelle del settore giovanile. Il suo obiettivo principale è quello di garantire una continuità e omogeneità degli obiettivi nelle varie fasce d’età, curando cioè – seppure in maniera principalmente indiretta – il percorso di crescita degli atleti dai primi passi fino all’eventuale approdo prima squadra.

Il compito principale del DT è quello di guidare e coordinare i vari allenatori rispetto a tre grandi ambiti: tecnico, sportivo e disciplinare.

Ambito tecnico

Il DT è l’autore e realizzatore della cosiddetta programmazione pluriennale: è colui che la progetta, la comunica agli allenatori e verifica nella quotidianità del lavoro in palestra che tutti cerchino – pur con alcuni normali gradi di libertà individuali – di eseguirla e perseguirla.

Ambito sportivo

Il DT propone alla società le squadre da formare per ogni stagione agonistica e i nomi degli allenatori da incaricare. Può collaborare con la dirigenza (direttore sportivo) per proporre eventuali movimenti di mercato in entrata e in uscita.

Il DT definisce, in accordo con gli allenatori, i campionati e i tornei a cui far partecipare le varie squadre. I principi che personalmente utilizzo nella scelta sono:

  • Garantire almeno 30 partite di campionati ad ogni squadra;
  • Il numero di allenamenti ogni settimana deve sempre essere molto superiore a quello delle gare;
  • Ogni atleta deve avere massimo 5 impegni settimanali (idealmente un giorno libero infrasettimanale e uno nel weekend).

Ambito disciplinare

Il DT riceve dalla società sportiva le linee guida etiche, morali e disciplinari che dovranno governare in maniera imprescindibile il lavoro di tutti gli allenatori, dirigenti e giocatori. Il suo compito è assicurarsi che queste vengano rispettate; inoltre egli deve gestire i conflitti più semplici, eventualmente rimandando alla dirigenza societaria eventuali questioni più delicate.

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Tanti nuovi dubbi per un ottimo 2016!

Qualche collega ogni tanto mi chiede il motivo per cui questo blog non sia più tanto “vivo” come qualche anno fa. La risposta classica è che il mio tempo libero è calato drasticamente negli anni. Ed è vero, del resto capita a tutti quando si passa dalla vita di studente a quella di lavoratore. Ma non è tutto. Mi sono reso conto che più accumulo esperienza in palestra, più diminuiscono le certezze e crescono i dubbi (attenzione: questo fatto è per me positivo!). Di conseguenza per me è anche più complicato scrivere articoli per il blog.

Quando nacque, questo sito era principalmente una trascrizione di appunti accumulati tra corsi, scambi di opinioni, aggiornamenti, prove in palestra e così via: una sorta di quaderno tecnico che, grazie alla mia vena un po’ “nerd”, era salvato in qualche hard disk sparso per il pianeta piuttosto che in un foglio a quadretti (mento: avevo e ho anche oggi alcuni quaderni pieni di schemi, note, riflessioni sull’allenamento ecc). Adoravo l’idea di poter apprendere qualcosa di più da chi avrebbe letto qualche mio appunto e anche quella di poter sfruttare la tecnologia Internet per aiutare giovani colleghi che, come me, faticavano a trovare materiale per studiare. In quegli anni nacque anche il VCS, un vero e proprio social network negli anni in cui i social network non andavano ancora di moda (se mai avessi avuto l’idea di non condividere esercizi di pallavolo ma foto delle vacanze…!!!).

Oggi il mondo è cambiato: condividere le proprie idee è diventato più facile e il confine tra condivisione e saccenza credo stia diventando molto sottile. Io percepisco questo disagio. Se prima utilizzavo qualche ora per scrivere e pubblicare un articolo, oggi impiego settimane (non scherzo!). Scrivo qualche appunto, poi cerco di approfondire, poi modifico, correggo, taglio, aggiungo, coloro…fino al risultato finale. Un articolo sul blog non può essere semplicemente “quello che penso stamattina”, come un tweet o un commento su Facebook (su cui poi mi piacerebbe fare altre riflessioni, visti certi messaggi…). Di conseguenza, anche la tipologia di contenuti è cambiata molto in questi anni: oggi cerco di portare il più possibile studi o esperienze dirette, visto che il web è già pieno di articoli scritti da professionisti del mestiere per migliorare la propria base di conoscenza teorica. Tutto questo mi porta finalmente alla scelta di parlare molto più spesso di temi tecnico-tattici-statistici abbastanza specifici o, ancora più spesso, di metodologia. Credo che la metodologia sia ciò che permette agli allenatori di fare un grande salto di qualità. Perché penso questo? Semplice: perché ho sempre più dubbi e meno certezze! Ogni anno mi trovo di fronte nuovi giocatori, nuove situazioni e condizioni di lavoro e devo riuscire a trovare la chiave giusta per realizzare i nostri obiettivi. E se da un lato avere dei pilastri (qualcosa in cui credere = la conoscenza della tecnica e della tattica, nonché lo studio dei modelli di riferimento) e accumulare esperienza sono le fondamenta su cui costruire la propria prestazione (di allenatore), credo che la capacità di adattarsi sia davvero determinante per far lavorare al meglio le nostre squadre, giovanili e non. Questa capacità di adattarsi può nascere solo studiando continuamente e appronfondendo i modi e le pratiche utilizzate e da utilizzare per applicare le nostre idee: la metodologia, appunto.

Chiudo questo post un po’ confusionato con i miei migliori auguri per un grande 2016…ovviamente ricco di tanti dubbi!

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Appunti di metodologia #01 – L’esercizio analitico: ripetizioni, errori, noia

Si inaugura oggi una nuova rubrica di questo blog, volta a raccogliere alcuni piccoli appunti su alcune tematiche di metodologia. Ogni post potrebbe essere l’inizio per una discussione e spunti per migliorare il nostro lavoro. Come sempre, si tratta di considerazioni puramente personali, condivisibili o meno. Buona lettura e…condividete! 

L’esercizio analitico (gesto tecnico isolato dal contesto di gioco) è alla base dell’apprendimento della tecnica. Ancor prima di parlare delle caratteristiche fondamentali dei singoli esercizi, credo sia importante sottolineare quanto sia fondamentale, affinché le proposte analitiche abbiano successo, seguire delle progressioni di esercizi (dal facile al difficile, dal conosciuto allo sconosciuto, dal semplice al complesso…). Immaginiamoci il primo giorno di scuola messi di fronte ad un problema universitario: spendendo giorni, settimane, mesi riusciremmo ad ottenere solo piccoli risultati e poco solidi (ad esempio basati, in questo caso, su associazioni dirette/visive) per poi essere di nuovo a zero nell’affrontare un successivo problema. Lo scopo delle progressioni didattiche è quello di fornire delle basi solide su cui andare a costruire abilità via via più complesse.

La difficoltà della costruzione delle esercitazioni analitiche è il riuscire a bilanciare un elevato numero di ripetizioni, richiesto per apprendere e fissare il gesto, con l’alta qualità della singola ripetizione, necessaria per un apprendimento efficace (altrimenti il rischio è di allenarsi…a sbagliare!).

Quantità vs QualitàNaturalmente far convivere questi due grandi obiettivi non è sempre semplice e richiede un grande lavoro di programmazione e studio da parte degli allenatori. Credo che si possa associare ad ognuno di questi due obiettivi un’espressione simbolica:

  • Alto numero di ripetizioni: odiare le file;
  • Alta qualità della ripetizione: presenza forte dell’allenatore.

Riuscire a bilanciare correttamente questi due obiettivi è anche uno dei punti chiave affinché le sequenze analitiche non risultino troppo “noiose” ai nostri giocatori. Una nota (leggermente polemica) a latere: i tempi in cui “andava di moda” lamentarsi con frasi del tipo “non ci sono più i giovani di una volta, non hanno voglia di lavorare, non conoscono lo spirito di sacrificio, sono inallenabili…” sono finiti! Ogni allenatore dovrebbe sempre cercare strade nuove e migliorative per riuscire a trasmettere passione, entusiasmo e cultura del lavoro ai giocatori che passano tra le sue mani oggi, senza pericolosi confronti con il passato o lamentandosi di una realtà diversa da come la si vorrebbe! E’ palese che non tutti potranno diventare giocatori e molti non diventeranno nemmeno pallavolisti in generale, ma lo spirito che deve guidare il nostro lavoro è quello della resilienza.

Aumento del numero di ripetizioni

L’espressione precedentemente utilizzata “odiare le file” è chiaramente iperbolizzata ma penso sia importante per rendere l’idea di quale dovrebbe essere il pensiero di noi allenatori nella valutazione delle nostre proposte:

  • Quante ripetizioni ha svolto ogni giocatore? (la domanda successiva sarà: Quante ripetizioni corrette ha svolto ogni giocatore rispetto al totale?);
  • Posso ottenere lo stesso risultato ottimizzando questa esercitazione? Se no, posso ottenerlo cambiando la struttura dell’esercizio?

Una nota importante: spesso nelle primissime fasi dell’apprendimento il numero di ripetizioni non è tanto importante quanto il fatto che queste abbiano una qualità davvero alta e controllabile: si parla quindi di esercizi ad alto controllo, cui sarà dedicato un articolo a parte in questa rubrica.

Di seguito alcuni suggerimenti e idee per aumentare il numero di ripetizioni dei propri esercizi.

Lavorare a stazioni

Il lavoro a stazioni (cui sarà dicato un prossimo articolo di questa rubrica) è uno strumento potentissimo per aumentare le ripetizioni svolte dai giocatori. Ovviamente, la sua potenza è racchiusa nella possibilità di svolgere esercizi indipendenti in parallelo: è tuttavia importante progettare, strutturate e organizzare queste esercitazioni a dovere.

Aumentare il ritmo di lavoro

Gli esercizi analitici si devono svolgere a ritmo alto, ossia con poche pause tra le ripetizioni dei singoli giocatori. Alcune idee per mantenere alto il ritmo di lavoro:

  • Scandire il ritmo di lavoro con segnali acustici (voce, fischietto…);
  • Coordinare il ritmo partecipando attivamente all’esercizio (es. lanciando i palloni);
  • Essere sempre pronti all’assistenza palloni (l’allenatore ha sempre dei palloni in mano);
  • Prevedere eventuali postazioni d’attesa negli esercizi a giro (per girare più rapidamente).

Ottimizzare le correzioni

Il tema delle correzioni è molto importante nell’apprendimento tecnico (un articolo sarà dedicato a questo aspetto). Scegliere con cura il tipo di correzione (individuale o di squadra), ottimizzare la comunicazione (parole chiave) e individuare le posizioni e i momenti migliori in cui fornire correzioni può influire in maniera significativa sul numero di ripetizioni svolte dai giocatori.

Studiare la circolazione dei palloni

Lo studio della circolazione dei palloni può aiutare tantissimo a ridurre i tempi morti e la sicurezza dell’ambiente durante lo svolgimento degli esercizi.  Per ogni esercizio è necessario organizzare il modo in cui i palloni sono recuperati dopo ogni colpo di un giocatore. Dallo studio della circolazione dei palloni può nascere anche lo studio delle traiettorie, ovvero la derterminazione delle “porzioni di palestra” interessate globalmente dall’esercitazione: qualore si indetificassero porzioni sempre libere, queste potrebbero essere utilizzare per un altro esercizio in parallelo.

Esempio

Attacco a rete

Ad ogni fila di attaccanti deve corrispondere un giocatore nell’altro campo senza palla, pronto a recuperare l’attacco del compagno (in caso di palestre piccole, una buona posizione di partenza potrebbe essere anche a ridosso della rete per segnalare eventuali rimbalzi lunghi). Dopo l’attacco si passa in attesa nell’altro campo e così via. Studiando la circolazione dei palloni si arriva presto a scoprire come spesso si possa lavorare con ben 3 gruppi di attaccanti, anziché i “canonici” 2!

Utilizzare esercizi bonus per la fila

Un esercizio bonus per la fila è un piccolissimo e velocissimo esercizio che può essere svolto da un giocatore in fila. L’esercizio può essere fisico, tecnico o fisico-tecnico.

Esempio

Ricezione singola con una coppia di ricevitori (uno in campo e uno fuori in attesa)

Durante l’attesa, il giocatore fuori potrebbe alternare semplici esercizi di rapidità dei piedi a dei colpi di bagher alla parete.

Aumento della qualità delle ripetizioni

Il punto più importante per garantire qualità alle ripetizioni è già stato toccato: si tratta dell’importantissimo principio della progressione didattica. Un esercizio troppo difficile per un atleta non porterà alcun beneficio alla sua crescita!

Come individuare la giusta soglia per “proseguire nella progressione”? Stime empiriche possono portare ad affermare che una esercitazione è allenante quando il numero di esecuzioni corrette oscilla intorno al 50% del totale, valore che può salire fino al 70-80% nelle fasi più avanzate di stabilizzazione (ma qui dovrebbero subentrare anche esercitazioni sintetiche e globali). Naturalmente le stime individuali sono difficilmente realizzabili nella pratica: rimane comunque importante provare a suddividere i giocatori in 2-3-4 gruppi per abilità compatibili e proporre progressioni il più possibile mirate alle capacità effettive.

Un altro grande punto relativo alla qualità delle ripetizioni è dato dalle correzioni dell’allenatore, che a mio avviso negli esercizi analitici devono essere molto frequenti (l’allenatore deve “far fatica” durante il suo lavoro!), strutturate (modulazione del tono e volume di voce, scelta del tipo di feedback, stile, gestualità…) e il più possibile individualizzate (ogni giocatore reagisce meglio a determinati tipi di feedback).

Molto importante è anche prevedere, quando possibile, dei piccoli recuperi tecnici in momenti extra rispetto al normale orario di allenamento. Può anche trattarsi degli ultimi 5′ del proprio spazio palestra, ma devono essere estremamente focalizzati e con un gruppo molto ristretto di giocatori (tendenzialmente non superiore a 2-3).

Ridurre la noia

I blocchi analitici risultano spesso “noiosi” ai giocatori, che preferiscono di gran lunga le situazioni di gioco. Credo tuttavia che con alcuni accorgimenti sia possibile lavorare con grande efficacia e buona “sopportazione” da parte degli atleti. Di seguito alcune idee:

  • Come già discusso in precedenza, la presenza dell’allenatore deve essere molto forte per mantenere alto il ritmo e l’attenzione (tramite correzioni): basta mettersi un attimo nei panni dei giocatori per capire quanto presto diventi frustrante lavorare su gesti singoli molto lentamente e senza alcun feedback.
  • Anziché svolgere pochi esercizi (1-2) in tanto tempo (30-40′), soprattutto a livello maschile può invece essere utile proporre tante piccole progressioni, formante da un buon numero di esercizi svolti per poco tempo (magari anche con qualche variante più ludica).
  • Quando il gesto inizia ad essere appreso, aggiungere degli obiettivi individuali e, se possibile, segnare i progressi per lavorare sui record personali (sfida con se stessi).
  • Stimolare la socialità svolgendo esercizi a gruppi e variandoli spesso.
  • Rendere i giocatori participi del proprio percorso tecnico illustrando sempre obiettivi e finalità dell’allenamento e dei singoli esercizi.
  • Alternare situazioni analitiche a situazioni di applicazione al gioco.

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Analisi di metà stagione

Questo articolo nasce come riadattamento di un lavoro che ho svolto durante la pausa natalizia della stagione appena conclusa con la mia squadra di Serie C. L’obiettivo dell’attività era individuare 10 punti di miglioramento a cui dedicare il macrociclo gennaio-maggio. Di questi 10 punti ne ho quindi scelti 2 principali, che sarebbero stati il cardine del lavoro in palestra. Rispetto alla base della programmazione annuale, questo lavoro ha avuto il vantaggio di essere stato fatto dopo un discreto numero di partite e con la possibilità quindi di aver conosciuto i pregi e i difetti (fisici, tecnici, tattici, psicologici) della squadra, oltre ovviamente al livello medio del campionato disputato.

Il concetto di “miglioramento” è estremamente vario e individuare 10 punti non è stato certo semplice. Anzitutto, i miglioramenti possono essere di diversa tipologia, e ogni tipologia deve avere un metodo per l’analisi della situazione attuale (in modo da poterla confrontare con il risultato durante e al termine del macrociclo):

  • Obiettivi tecnici: l’obiettivo deve essere sempre quello di poter produrre un accrescimento di un indice di positività/efficienza misurabile tramite scout (di allenamenti e/o partite). Normalmente questi obiettivi sono individuali o per ruoli.
  • Obiettivi tattici: si tratta di rendere più efficace/efficiente una parte del proprio gioco. Gli obiettivi di questo tipo normalmente riguardano tutta la squadra (o al limite uno o più ruoli) e la misurazione avviene tramite indici di squadra (ad esempio: indice di fase break)
  • Obiettivi psicologici/gestionali/comportamentali: questi obiettivi riguardano il comportamento dei singoli giocatori, il rispetto delle regole di squadra, l’atteggiamento verso gli altri, la predisposizione agli obiettivi e al lavoro in palestra e così via. La loro misurazione è estremamente complessa.
  • Obiettivi fisici: riguardano le capacità fisiche dei propri atleti. Non è oggetto di questo studio.

Il punto di partenza per la scelta degli obiettivi è l’unione e analisi degli scout ottenuti dalle prime giornate di campionato (8) e delle osservazioni personali trascritte al termine di ogni settimana di lavoro.

L’ordine delle attività è quindi il seguente:

  1. Analisi della propria squadra (scouti e osservazioni personali);
  2. Scelta di 10 obiettivi;
  3. Programmazione del lavoro in palestra legato ai 10 obiettivi;
  4. Scelta di 2 obiettivi principali;
  5. Programmazione della “settimana tipo” per esaltare i 2 obiettivi principali.

10 obiettivi

Questo articolo ha una premessa fondamentale: tutta l’analisi è estremamente specifica per la squadra analizzata. Tutte le frasi scritte in senso “assoluto” non vogliono certo dare una generalizzazione sul campionato, bensì mostrare l’estrema specificità del progetto: l’obiettivo è stabilire una lista di obiettivi per UNA SPECIFICA SQUADRA, non per il livello del campionato in generale. Ad esempio, in un precedente articolo era mostrata l’analisi annuale di un’altra Serie C: i risultati della scoutizzazione sono piuttosto differenti!

Un’ultima precisazione: alla fine, 3 obiettivi su 10 non hanno riguardato la parte tecnico/tattica. Questi obiettivi non saranno presentati nell’articolo poiché li ritengo un po’ troppo “riservati” alla vita di una squadra.

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Spunti: metodologia di allenamento con le giovanili maschili

Proceso_de_coachingNell’ambito delle attività legate alla Selezione Provinciale Maschile di Bologna, quest’anno abbiamo gettato le basi per alcuni incontri periodici rivolti soprattutto a neo-allenatori operanti nei settori giovanili della città. In particolare, l’idea è quella di organizzare alcune tavole rotonde per parlare dell’allenamento dei nostri settori giovanili “a tutto tondo”: gli incontri si svolgono tendenzialmente in concomitanza delle attività della Selezione Provinciale (o dei nostri progetti promozionali paralleli).

L’articolo che propongo di seguito – seppur qui leggermente modificato per renderlo “presentabile” – è stato il punto di partenza di queste discussioni: si tratta di spunti di riflessione per il lavoro con le giovanili maschili, risultato della mia – seppur non vastissima – esperienza in questi anni in palestra. Che le considerazioni siano giuste o sbagliate poco importa, ciò che ci interessava era principalmente avere un punto di partenza per avviare i nostri lavori. Lo condivido affinché possa essere ulteriore spinta per ulteriori discussioni. 

Attenzione allo stile con cui è scritto il documento! L’impostazione è molto schematica, poiché appunto nasce come avvio per una discussione, e contiene molti verbi “forti” (“deve”, “è fondamentale”…), non perché i pareri espressi siano necessariamente di valenza assoluta, quanto più per sottolineare e ben definire la mia personale scala di importanza/priorità.

Introduzione

In questo documento presento in maniera il più possibile chiara e sintetica alcuni degli aspetti che ritengo più importanti nell’allenamento di una squadra giovanile maschile. Ovviamente si tratta di considerazioni del tutto personali e che condivido prima di tutto per avere pareri, suggerimenti e intavolare una discussione che possa essere proficua per noi allenatori e, di riflesso, per i nostri giocatori. Le considerazioni che di seguito presento sono frutto degli ultimi anni di lavoro tra settore giovanile (di club e di selezione) e squadre seniores, nonché delle ormai lunghe e preziose collaborazioni con tanti colleghi operanti nel settore.

Sommario

  • Conoscere i modelli tecnici
  • Stabilire delle progressioni
  • Imparare a programmare
  • Come stilare un allenamento
  • Tecniche di individuazione e correzione degli errori

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Video Touch online!

Dopo tanto tempo e tante seccature, sembra che Video Touch possa tornare online – anche se non ancora al 100% della “forma” – per aiutare chiunque abbia bisogno di selezionare, ritagliare e montare spezzoni video.

Potete nuovamente trovarla online su App Store a questo link.

Ricordo altre importanti risorse:

Come già anticipato, persistono ancora alcuni problemi marginali in alcune tipologie di utilizzo, nel caso le riscontriate vi prego di contattarmi.

Buon lavoro a buona stagione a tutti!Video Touch

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