Tanti auguri per un felice 2008, ricco di soddisfazioni sportive e non solo.
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Tanti auguri per un felice 2008, ricco di soddisfazioni sportive e non solo.
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Ancora auguri.
Andrea
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Vi prego di leggere questo articoletto e di commentarlo. Ve lo chiedo come favore personale. Leggerlo e commentarlo. Prometto di essere sintetico e conciso.
Svolgo due dei miei tre allenamenti settimanali in una palestra indecente. Tralasciando il fatto che il soffito sia basso (molto basso) , che i montanti della rete sono difettosi e che la rete stessa abbia parecchi rattoppi, si è venuto a creare un problema molto serio. La palestra è mal riscaldata. Venerdì scorso abbiamo misurato la temperatura alle 19.30 e c’erano 14°C. In altre giornate penso la temperatura sia stata anche inferiore, specialmente verso la fine degli allenamenti, alle 21.40. Un freddo bestiale. Gli aerotermi sono accesi dalla mattina, ma sono insufficienti. Funzionano bene, a detta dei tecnici. Sono semplicemente sottodimensionati, rispetto alle dimensioni dell’ambiente da riscaldare. Abbiamo chiesto adeguamenti al Comune di Bologna, ma pare che il nostro appello continui a passare inosservato da circa 3 anni (sono 3 anni che frequento la palestra e sono 3 anni che faccio presente questo problema, insieme con i dirigenti della Società).
Per colpa del freddo, mi è già capitato due volte di avere atleti bloccati per problemi muscolari, in cui buona parte della colpa penso vada attribuita alle rigide temperature dove siamo costretti a lavorare. Parliamo di allenamenti in cui ci impegnamo molto durante il riscaldamento, ci stiamo attenti. Impieghiamo anche più di mezz’ora, con felpe e felpone, corse, corsette, stretching, mobilità, lanci, palleggi, bagher e chi più ne ha più ne metta. Ma non basta. Le rigide temperature creano problemi a chiunque debba fare anche un semplice palleggio, a chi debba fare una difesa, un attacco! Avete mai provato a fare un palleggio con le dita completamente congelate? O ad attaccare con la mano fredda? A fare movimenti rapidi ed esplosivi, come il nostro sport richiede?
E’ normale far allenare dei ragazzini di 14-15-16 anni in condizioni simili? Non chiedo né comprensione, né chissà quale aiuto. Semplicemente, vorrei che si scrivesse un commento tecnico riguardo all’allenamento in simili condizioni. Cosa rischiano gli atleti (qui parlo specialmente con fiseoterapisti, medici, preparatori)? E’ giusto che il Comune di una città, che ha tanto a cuore la salute dei propri cittadini, continui ad ignorare una situazione così rischiosa? Come possiamo svolgere un allenamento dignitoso, sicuro e produttivo, in queste condizioni?
Personalmente, la mia decisione è che, semplicemente, quasi sicuramente smetteremo di allenarci lì. Meglio giocatori più scarsi, che si allenano una volta a settimana (inutile, probabilmente), ma che almeno non corrano rischi. Raccoglierò i pareri, scriverò una relazione, la invierò a chiunque sia il responsabile di questa situazione. Mobiliterò, per quanto possibile, la Società ed i genitori. Eviterò di riportare nomi di terzi, comunque. Grazie mille a chi deciderà di scrivere qualcosa.
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Certe volte, però, mi viene da pensare a quale sia il vero motivo perché il mio giocatore non riesce ad andare così in alto. E’ solo un esempio, per carità. Ha carenze muscolari a livello di quadricipiti? Quando un mio giocatore schiaccia in rete, è colpa del fatto che salta poco? Devo ammettere che, negli ultimi tempi, mi sto rendendo sempre più conto che ci sono carenze tecniche, la cui colpa è attribuita a carenze fisiche. Ma molto spesso non è così.
Ci sono svariati motivi per cui, ad esempio, un giocatore schiaccia a rete:
Mentre sui primi motivi è chiaro a tutti che non ci sono carenze fisiche, è invece più logico pensarlo per il motivo della scarsa elevazione. Ma andiamo a fare un’analisi più profonda anche in questo caso; quali sono i motivi per cui un giocatore salta poco?
Come si evince, anche una volta che abbiamo appurato che il problema sia l’elevazione, abbiamo ancora una seconda analisi, ben più dettagliata e complessa, da effettuare! Il problema fisico, ossia dove dovrà poi subentrare la preparazione atletica (il preparatore atletico) è solo uno dei tanti possibili. Anzi, da quel che ho constatato, è normalmente uno dei minori.
L’esempio che ho evidenziato è solo uno dei tanti possibili. Forse il più blasonato. Ma potremmo dire lo stesso per la potenza di attacco o per la spinta dei palleggiatori (anche se penso che questo sia più un problema riservato alle femminili). Un’analisi video di una seduta di allenamento potrebbe permetterci di evidenziare alcune lacune che, magari, durante la seduta non è possibile cogliere.
Credo che l’individuazione della vera causa di un problema, con il conseguente aumento della probabilità di risoluzione, sia uno dei punti cruciali del nostro compito di allenatore. Senza dover necessariamente scomodare il preparatore.
Revisionato il 17/05/2012
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Il sistema permette a tutti gli allenatori di registrarsi (gratuitamente, ovviamente) e di gestire le prorie squadre. Per ogni squadra si possono creare sedute di allenamento, scegliendo esercizi tra la banca dati condivisa. Per ogni esercizio, chiaramente, si possono aggiungere varianti, specificare finalità, aggiungere disegni e tante altre opzioni. Infine, una bella stampata personalizzata alla seduta di allenamento e tutti pronti in palestra! Salvo tornare sul sistema ed aggiornare il registro presenze e quello rendimenti di ogni giocatore.
E, aggiungerò di più: per ogni squadra, è associabile una password che permetta ai membri del team di accedere al sistema, visualizzare tutte le sedute svolte, consultare il registro presenze, quello rendimenti, e la rubrica di squadra!
Insomma, la carne al fuoco è già tanta, anche se ancora non c’è tutto quello che penso di mettere. Ma arriverà il tempo di tutto, prometto. Intanto, sono contento del fatto che già abbiamo avuto 32 iscritti e altri 2 allenatori, oltre a me, che contribuiscono ativamente nell’inserimento di esercizi nella banca dati.
C’è qualcosa da perdere? Direi di no.
Vale la pena provarlo.
Aspetto tutti i vostri commenti e le vostre critiche.
Dimenticavo. Ci sono due cose che potete fare, se pensate che il progetto sia valido:
Questo, per me, vale molto più di tanti complimenti.
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Per risolvere il primo problema dobbiamo pensare a che cosa sia una tecnica e per quale motivo essa venga introdotta. Penso sia un campo piuttosto interessante, che mi piacerebbe approfondire. Purtroppo, il materiale a mia disposizione in merito non è molto. Posso azzardare, comunque, che una particolare tecnica nasca in seguito ad una serie di adattamenti atti a raggiungere alcuni obiettivi obiettivi:
Va aggiunta inoltre una serie di vincoli:
Cercando di riassumere, un gesto tecnico deve produrre qualcosa di buono nell’ambito del gioco (tanti punti in pochi errori), essere ammesso dal regolamento, non essere dannoso per i giocatori ed essere realisticamente allenabile. Ovvero, dobbiamo sapere in che modo allenarlo, le qualità fisiche che lo sovrastano e le abilità coordinative richieste. Ad esempio, perché per far punto un giocatore non si fa lanciare dal compagno in aria e poi impatta la palla in rovesciata (tipo calcio)?
Mi viene da pensare che le tecniche che utilizziamo ed insegnamo oggi siano frutto di una serie di raffinazioni successive. Partendo dai vincoli, hanno cercato di migliorare gli obiettivi proposti. Pensiamo alle differenti tecniche di muro, o addirittura di rincorsa, tra centrali e schiacciatori. Mi viene da pensare che, originariamente, queste differenze non esistessero. Con l’introduzione di palloni più rapidi, sono stati necessari adattamenti e raffinazioni.
Una volta che siamo riusciti a definire una tecnica, dobbiamo anche individuare cosa è veramente importante e cosa invece non lo sia. A tale scopo mi piace ricordare un esperimento svolto in America qualche decennio fa. Sono stati convocati degli allenatori di tennis, divisi in due categorie: esperti ed inesperti. Sono stati loro mostrati dei video di giocatori ed è stato chiesto di annotare gli errori tecnici riscontrati. Il dato sorprendente, ma del resto atteso dagli organizzatori, è che gli inesperti hanno segnalato una miriade di errori in più rispetto a quelli individuati dagli esperti. Ma come è stato possibile un fatto del genere? Gli allenatori esperti avevano avuto dei problemi? Stavano forse male? Difficile, visto che il numero di allenatori interpellato era elevato, e la possibilità che si verifichi un evento del genere è molto bassa. Ma allora cosa può essere successo? Beh, è quasi incredibile, ma il risultato del test conferma il fatto che l’allenatore esperto normalmente sa cosa è importante e cosa invece non lo è. O meglio, l’esperienza aiuta l’allenatore a capire ciò che è errore tecnico importante e ciò che invece è personale adattamento, errore non tecnico o comunque trascurabile. Ecco allora che l’allenatore esperto è in grado di trascurare i fattori poco importanti, quelli che non dipendono dalla tecnica, quanto da un personale adattamento di un giocatore.
Dobbiamo però ancora capire quale sia il confine dell’adattamento, il limite superato il quale deve scattare repentina la correzione. Anzitutto, dobbiamo specificare le situazioni di partenza. Mi pare logico che tale confine sia funzionale all’età ed all’anzianità sportiva del giocatore. Più un giocatore è esperto, più avrà tecniche personalizzate che, oggettivamente, risulteranno difficili da sistemare, anche se normalmente le considereremmo errate. Proviamo quindi a riferirci ad un giocatore di una squadra giovanile con qualche anno di esperienza. Ad esempio, un Under 16 o Under 18 con almeno 3 anni di esperienza in campionati di categoria.
Ritengo che il confine sia da ricercare nel punto in cui il fondamentale riesce comunque a rispettare gli obiettivi di cui sopra abbiamo parlato. Ovvero: se due particolari tecniche riescono a produrre efficacia e fallosità equivalenti, allora dobbiamo poter parlare di eguaglianza tra essi. Nel caso specifico del bagher di prima, ci sono evidenti motivazioni a favore degli affondi frontali ed altre a favore della stabilità laterale. Basti pensare che il bagher in affondo è quello più insegnato (e, giudicando il fatto che abbiamo prodotto parecchi buoni giocatori negli ultimi anni, direi che funziona bene); d’altro canto, il bagher con piedi molto larghi è quello più utilizzato a livelli alti, quando la palla viaggia molto veloce.
Un secondo esempio: la rincorsa al contrario. Perché è un gesto tecnico da correggere nei giovani? Perché, limitando il numero di colpi forti, produce efficacia minore. Infatti, entrando a rete con angolature diverse, diventa molto improbabile poter giocare alcuni colpi di diagonale (parlando di attacchi da zona 4).
Rimane da affrontare l’ultimo quesito: cosa insegno ad una squadra giovanile? Penso che in questo caso la risposta corretta, a parte quella banale (”ciò che è corretto“), sia “ciò che so insegnare meglio e ciò in cui credo maggiormente“. Tornando al caso specifico del bagher, io preferisco insegnare a tenere le gambe larghe poco più delle spalle, un piede più avanti e lavorare molto sul piano di rimbalzo. Perché credo che sia più facile da insegnare. Perché credo che ricalchi meglio il gioco di alto livello a cui aspiriamo di arrivare con tutti i nostri ragazzi. Perché non credo nel perdere troppo tempo nell’insegnare un affondo, quando abbiamo appurato che non è quello l’importante. Perché vedo risultati migliori in questo modo. Perché credo che l’equilibrio sia importante.
Ciò che mi sento di consigliare caldamente è di non mescolare troppi stili di insegnamento. Mi spiego: se scelgo di lavorare sull’equilibrio, lavoro su quello. Non che ad un giocatore faccio fare quello e ad un altro l’affondo. Se già i miei giocatori sono abituati a fare l’affondo, tuttavia, non ha senso perdere tempo a cambiare la tecnica, perché, come abbiamo ampiamente detto, non è quello che importa!
Una buona pallavolo ed un buon bagher a tutti.
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La programmazione assume importanza fondamentale fin dalle attività giovanili, anzi, non sarebbe azzardato affermare che una corretta programmazione pluriannuale è più importante nelle giovanili, piuttosto che in squadre di medio livello. Ritorna ad assumere livelli di importanza notevole anche all’alto livello.
La programmazione assume importanza notevole in ogni livello sportivo, ma si evidenziano picchi nelle giovanili (legati soprattutto alla programmazione pluriennale) e nel livello alto (legati principalmente alla programmazione annuale e dei mesocicli).
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In questo articolo si parlerà del problema più diffuso e, purtroppo, meno capito del nostro sport: il fallo di posizione.Per prima cosa, l’aspetto più importante da avere in mente è che:
Regola 7.3.1
In gioco ci devono essere sempre sei giocatori per squadra.
Il tagliando della formazione iniziale indica l’ordine di rotazione dei giocatori sul campo. Questo ordine deve essere mantenuto per tutto il set.
I giocatori di una partita di pallavolo hanno un ordine e quest’ordine deve essere mantenuto. Questo è logico, ed è il motivo principale che genera l’esistenza del fallo di posizione. Se l’allenatore schiera in campo, nell’ordine, i giocatori 8-14-10-9-11-3, in ogni momento del set l’ordine deve essere mantenuto.
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