Si è concluso, dopo una meravigliosa gara finale tra Iran e Serbia, il mondiale prejuniores maschile, svoltosi per la prima volta in Italia dal 28 agosto al 6 settembre. Alla fine l’ha spuntata la Serbia, vincendo per 3-2 una partita lunga e combattuta.
La competizione è stata un valido motivo per seguire ed informarsi sul livello internazionale della pallavolo giovanile U18. Dopo aver visto, nel complesso, circa 10 partite, vorrei provare a lasciare qualche appunto.
Partiamo dalla battuta: la cosa più sorprendente è come moltissime nazioni (anche alcuni giocatori italiani) stiano dando alla battuta flottante un senso veramente offensivo e non più semplicemente “chi batte float non deve sbagliare molto”. Le battute jump float sono state eseguite con traiettorie molto tese, particolarmente vicine alla rete, alcune con obiettivi strategici ben precisi, altre con elevato tasso tecnico ed effetti molto imprevedibili. Credo che su questo dovremmo molto migliorare: quando lavoriamo il servizio in salto flottante, dovremmo ricordare che l’obiettivo per cui saltiamo deve essere quello di creare traiettorie tese e ficcanti. Riguardo alla distribuzione tra battitori in salto e battitori flottanti, ci sono molte differenze tra le varie nazioni, alcune addirittura giocano senza battute in salto a rotazione.
Riguardo alla ricezione, si notano diverse scuole di pensiero riguardo all’utilizzo del palleggio su battuta flottante. Alcune squadre giocano ricevendo quasi esclusivamente in bagher, mentre alcune preferiscono partire da posizioni più avanzate e fare largo uso del palleggio, anche a costo di trovarsi spesso con ricezioni più tese.
La fase offensiva è organizzata da quasi tutte le squadre con palloni molto rapidi sugli esterni (possiamo affermare che la rapidità del gioco è stata influenzata essenzialmente dalla tecnica del palleggiatore titolare, così squadre con palleggiatori più bravi, come la Russia, giocavano palle molto più rapide) ed un utilizzo molto ridotto della Pipe. Il gioco di seconda linea credibile su R# è stato utilizzato prevalentemente dalle poche squadre (tra cui l’Italia) con un opposto veramente degno di questo nome. Alcune squadre (tra cui Serbia e Russia) hanno un’impostazione di altissimo livello anche per il contrattacco, con palloni veramente tesi anche con difese fuori dai 3 metri.
Il muro è un fondamentale che vede in alcune squadre (come Spagna e Iran) dei veri esempi di tecnica e precisione, nonché di aggressività. Altre squadre invece hanno mostrato evidenti lacune non solo nella scelta del tempo di salto, ma anche nella compostezza del muro a 2 (laterali che buttano le braccia fuori dal corpo, centrali in ritardo e scomposti, fly laterali degli esterni e così via).
Riguardo ai sistemi di gioco, direi che tutte le squadre che ho visto hanno giocato una pallavolo abbastanza “classica”, con ricezione a 3 giocatori per battute in salto, a 2/3 per flottanti. In difesa, organizzazione di attesa in stile 3-2-1 e spostamenti dei vari difensori in base alle chiamate del muro.
Il ciclo ’91-’92 della nazionale prejuniores si è ora chiuso, con un ottavo posto finale, che deve comunque farci pensare, credo. Le nuove iniziative di Club Italia e Blue College (il cui allenatore è stato ufficializzato nella figura di Luigi Schiavon), nonché il progetto Oltre il 2010, sembrano essere una prima risposta per migliorare e valorizzare i nostri giovani più promettenti. Staremo a vedere.
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