Dopo sei splendidi anni alla guida della Selezione Provinciale maschile di Bologna, ho concluso la mia attività e ho deciso di pubblicare un articolo che illustri tutto il lavoro che abbiamo svolto in queste stagioni, nella speranza che possa essere uno spunto utile anche ad altri. L’articolo prende come traccia l’attività programmata e poi svolta nella stagione 2015/2016, riproposta in parte in quella 2016/2017 e in generale frutto di anni di aggiunte, cambiamenti e migliorie che abbiamo cercato di apportare per valorizzare sempre di più il territorio.
L’attività è organizzata su 4 macro-aree:
Selezione Provinciale (annata U15);
Pre-Selezione Provinciale e Tavole Rotonde Tecniche (atleti U15/U14, allenatori dei club);
Promozione (U13);
Team Bologna (U13).
L’immagine sottostante riassume gli obiettivi salienti di ogni attività. Questi saranno oggetto di approfondimento nell’articolo.
Questo articolo nasce come riadattamento di un lavoro che ho svolto durante la pausa natalizia della stagione appena conclusa con la mia squadra di Serie C. L’obiettivo dell’attività era individuare 10 punti di miglioramento a cui dedicare il macrociclo gennaio-maggio. Di questi 10 punti ne ho quindi scelti 2 principali, che sarebbero stati il cardine del lavoro in palestra. Rispetto alla base della programmazione annuale, questo lavoro ha avuto il vantaggio di essere stato fatto dopo un discreto numero di partite e con la possibilità quindi di aver conosciuto i pregi e i difetti (fisici, tecnici, tattici, psicologici) della squadra, oltre ovviamente al livello medio del campionato disputato.
Il concetto di “miglioramento” è estremamente vario e individuare 10 punti non è stato certo semplice. Anzitutto, i miglioramenti possono essere di diversa tipologia, e ogni tipologia deve avere un metodo per l’analisi della situazione attuale (in modo da poterla confrontare con il risultato durante e al termine del macrociclo):
Obiettivi tecnici: l’obiettivo deve essere sempre quello di poter produrre un accrescimento di un indice di positività/efficienza misurabile tramite scout (di allenamenti e/o partite). Normalmente questi obiettivi sono individuali o per ruoli.
Obiettivi tattici: si tratta di rendere più efficace/efficiente una parte del proprio gioco. Gli obiettivi di questo tipo normalmente riguardano tutta la squadra (o al limite uno o più ruoli) e la misurazione avviene tramite indici di squadra (ad esempio: indice di fase break)
Obiettivi psicologici/gestionali/comportamentali: questi obiettivi riguardano il comportamento dei singoli giocatori, il rispetto delle regole di squadra, l’atteggiamento verso gli altri, la predisposizione agli obiettivi e al lavoro in palestra e così via. La loro misurazione è estremamente complessa.
Obiettivi fisici: riguardano le capacità fisiche dei propri atleti. Non è oggetto di questo studio.
Il punto di partenza per la scelta degli obiettivi è l’unione e analisi degli scout ottenuti dalle prime giornate di campionato (8) e delle osservazioni personali trascritte al termine di ogni settimana di lavoro.
L’ordine delle attività è quindi il seguente:
Analisi della propria squadra (scouti e osservazioni personali);
Scelta di 10 obiettivi;
Programmazione del lavoro in palestra legato ai 10 obiettivi;
Scelta di 2 obiettivi principali;
Programmazione della “settimana tipo” per esaltare i 2 obiettivi principali.
Questo articolo ha una premessa fondamentale: tutta l’analisi è estremamente specifica per la squadra analizzata. Tutte le frasi scritte in senso “assoluto” non vogliono certo dare una generalizzazione sul campionato, bensì mostrare l’estrema specificità del progetto: l’obiettivo è stabilire una lista di obiettivi per UNA SPECIFICA SQUADRA, non per il livello del campionato in generale. Ad esempio, in un precedente articolo era mostrata l’analisi annuale di un’altra Serie C: i risultati della scoutizzazione sono piuttosto differenti!
Un’ultima precisazione: alla fine, 3 obiettivi su 10 non hanno riguardato la parte tecnico/tattica. Questi obiettivi non saranno presentati nell’articolo poiché li ritengo un po’ troppo “riservati” alla vita di una squadra.
Come conclusione della mia stagione come allenatore di un gruppo abbastanza giovane di Serie C maschile, ecco i risultati dell’unione degli scout del campionato, utili al fine di costruire un modello prestativo e trarre alcuni interessanti spunti sull’allenamento.
Scenario di riferimento:
Campionato Regionale Serie C Maschile, stagione 2013/2014;
Squadra praticamente giovanile (tutti U21, tranne un giocatore over);
22 giornate di campionato (solo 20 scoutizzate);
Squadra classificata settima.
Tutti gli scout della stagione sono stati uniti e analizzati escludendo i “quinti set” che, essendo più corti, avrebbero inficiato le statistiche medie di un set.
La pallavolo è uno sport in cui il sistema di gioco in fase cambio palla è quasi sempre immutato a partire da un certo livello: praticamente tutte le squadre del mondo adottano il sistema 5-1 con rotazione P-S-C (per maggiori dettagli in merito, si può far riferimento al mio precedente articolo sull’organizzazione del gioco in fase cambio palla). Qualche variazione si può avere, specialmente nel settore femminile, sulle linee di ricezione (può ricevere o non ricevere l’opposto), ma poche altre sono le differenze (almeno quelle facilmente visibili) tra le squadre. Ciò che invece è spesso diverso è il modo di organizzare gli schemi di attacco, molto legati alle capacità dell’alzatore e degli attaccanti.
Tuttavia può capitare che durante una stagione delle improvvise esigenze o difficoltà costringano a ribaltare completamente la propria formazione, rotazione, organizzazione per mantenere adeguato il proprio livello di gioco. Quest’anno, in due giorni consecutivi, la mia squadra ha subito due infortuni a due dei tre centrali in rosa: ecco quindi l’esigenza di trovare il modo per giocare con un solo centrale in campo. Questo piccolo articolo è solo la condivisione di ciò che abbiamo sperimentato per alcune partite.
Motivazioni e soluzioni alternative
Dopo alcune ricerche e scambi di idee, finalmente ho ricevuto lo spunto decisivo: se il centrale è uno solo, con chi potrà giocare in diagonale se non con l’unico altro giocatore unico nel sestetto, ovvero l’alzatore?! Effettivamente, rispetto ad un più immediato sistema “mi invento un nuovo centrale”, il lavoro di preparazione e allenamento è più complesso (all’inizio), ma in situazioni di forte emergenza (per di più, nel nostro caso, con il rischio concreto di non recuperare nessuno dei due infortunati prima della fine della stagione) si è rivelata una mossa degna di grande attenzione.
Per quanto riguarda la fase break, nella mia squadra siamo partiti dall’idea che il nostro alzatore (alto e con un trascorso da centrale) potesse murare da posto 3. Se così non fosse, si può comunque costruire in breve tempo uno spostamento di muro elementare anche solo per le situazioni di attacco avversario scontato.
Prima di illustrare nel dettaglio il sistema P-C, vorrei velocemente introdurre altre due soluzioni alternative:
Uno schiacciatore “si adatta” a giocare C1 (vicino all’alzatore), giocando la fase cambio palla di P4 e P3 con il classico cambio d’ala (l’opposto può attaccare pipe). Alcune informazioni in merito si possono trovare nel mio precedente lavoro sull’U16.
Un alzatore “si adatta” a giocare centrale e subentra il secondo alzatore nel sestetto titolare.
Ciò che non mi ha convinto di queste due soluzioni è che, sostanzialmente, almeno un giocatore deve adattare il proprio ruolo ad un sistema di gioco: questa operazione può essere molto lunga e richiedere tempo prima di dare risultati concreti! Personalmente, trovo più sensato (quando possibile, naturalmente) che sia il sistema di gioco ad adattarsi ai giocatori a disposizione!
Le principali modifiche rispetto al sistema classico
Nel sistema P-C, ogni atleta continua a giocare nel proprio ruolo, con alcune piccole modifiche:
Nella versione base, i 4 martelli dovranno comunque attaccare da entrambi i lati del campo.
Le linee di muro e difesa potrebbero non sempre essere “standard” (ad esempio, nella versione base l’alzatore può murare sempre da centrale, e due schiacciatori potrebbero essere in campo in seconda linea senza libero).
L’idea di base è che il centrale giocherà sempre in diagonale all’alzatore. Questo significa che:
Su attacco a 3 (alzatore in seconda linea) c’è sempre gioco con il centrale e, addirittura, giocherà sempre in condizioni più favorevoli (mai in rotazioni di attacco a 2).
Su attacco a 2 (alzatore in prima linea), i due martelli attaccano da zona 4 e da zona 2 e un martello può inserirsi per attaccare la pipe. E’ molto importante sottolineare fin da subito che tutte le rotazioni di attacco a 2 riescono comunque a sfruttare tutta la lunghezza della rete (cosa in realtà molto rara a molti livelli nel sistema “classico”, dove la seconda linea da posto 1 è parecchio inutilizzata e quindi poco considerata dal muro avversario).
Sebbene le rotazioni di attacco siano praticamente “obbligate”, è invece da organizzare adeguatamente tutto il sistema di ricezione, sia per evitare falli di posizione, sia per garantire più campo ai ricevitori più bravi della squadra. Alcuni vincoli che ho seguito nella costruzione del sistema che sarà di seguito illustrato sono:
Due attaccanti laterali sono dichiarati “di palla alta”, nel senso che attaccheranno 2 rotazioni su 3 su attacco a due (sono ovviamente i due giocatori che partono adiacenti all’alzatore).
Due attaccanti laterali sono dichiarati “ricevitori”, nel senso che il sistema base deve essere tale per cui la linea di ricezione a 3 sia sempre affidata a questi due schiacciatori più il libero.
Ecco di seguito la descrizione rotazione per rotazione. Nelle immagini che seguono, le assunzioni sono:
S1 gioca dopo l’alzatore ed è l’attaccante di palla alta che predilige l’attacco da 2 anziché da 4, inoltre si può utilizzare in ricezione in tutte le rotazioni.
S4 gioca prima dell’alzatore ed è l’attaccante di palla alta che predilige l’attacco da 4 anziché da 2 ed è anche quello che risulterà più semplicemente sostituibile dal libero.
S3 gioca dopo il centrale ed è il ricevitore migliore della squadra, che deve sempre ricevere e mai essere sostituito dal libero.
S2 gioca prima del centrale ed è un bravo attaccante da escludere quando possibile dalla ricezione.
Di seguito sono illustrate tutte le rotazioni nel rispetto delle suddette assunzioni.
Quando si parla di muro, si discute quasi sempre di tempo di salto, piano di rimbalzo e tante altre questioni tecniche, indubbiamente importantissime. Un altro aspetto altrettanto determinante è quello dell’analisi delle situazioni. In particolare, credo che una delle principali questioni da analizzare sia quella dello scegliere se saltare.
Nella progressione del muro, questo problema deve essere introdotto il prima possibile, poiché il numero di situazioni in cui questa scelta è determinante è tanto maggiore quanto più il livello di gioco è basso.
Anche a livelli medio-alti, in ogni caso, esistono diverse situazioni in cui è più conveniente non esporre le proprie mani all’attaccante avversario, ma concentrarsi invece sulla fase difensiva.
La gestione di questa situazione di gioco – chiamata “No Block” o “Via da rete” – richiede una serie di passaggi determinanti e che richiedono molto tempo in palestra per essere appresi e automatizzati:
Analisi e riconoscimento delle situazioni;
Regole di responsabilità;
Applicazione degli adattamenti.
Analisi e riconoscimento delle situazioni
La prima difficoltà degli atleti è quella di riconoscere le situazioni di gioco. Naturalmente, quanto più siamo abili ad analizzare il gioco, tanto più il nostro sistema strategico-tattico potrà funzionare bene.
Nell’osservazione dell’attacco avversario, sono da distinguere due situazioni differenti:
Free ball concessa;
No Block.
La distinzione è molto importante soprattutto quando il proprio alzatore si trova in seconda linea: nel primo caso, infatti, sarà proprio lui a sollevare l’eccezione con la chiamata “Entro!“, togliendo di fatto un giocatore (se stesso) da quelli disponibili per il primo tocco di squadra. Nel secondo caso, invece, pur non essendoci un muro, l’alzatore deve restare fermo in difesa e occuparsi prioritariamente del primo tocco.
Specie con atleti giovani, in fase di evoluzione del gioco, è bene determinare una serie di criteri (il più possibile semplici e oggettivi) per distinguere queste due importanti situazioni di gioco. Ad esempio:
Free ball concessa: l’avversario manda la palla nel nostro campo piedi a terra;
No Block: l’avversario salta (anche senza rincorsa) per mandare la palla nel proprio campo.
Man mano che il livello di qualificazione cresce, un numero sempre maggiore di situazioni potranno essere spostate verso la free ball concessa. Allo stesso modo, con atleti più piccoli anche una semplice piazzata piedi a terra potrebbe richiedere anche la presenza dell’alzatore in difesa.
Una volta chiarita questa differenza, è anche importante fornire una serie di criteri di scelta per rispondere alla domanda “Quando conviene giocare senza il muro?“. Anche in questo caso, è possibile definire una serie di casistiche che possano aiutare i giocatori in questo compito. Ad esempio, possiamo stabilire di chiamare il “Via da rete” in questi casi:
Alzata rapida (Super, Quick) sulle bande che si stacca molto da rete (l’attaccante spesso si trovare a dover attaccare senza rincorsa);
Alzata che rimane molto bassa;
Ogni alzata staccata da rete almeno 2 metri (con attacco da prima linea);
Alzata rapida (Super, Quick) molto lunga.
Inoltre, si possono definire regole anche per l’obbligatorietà del muro, andando così a limitare le situazioni di indecisioni “dall’altro lato”. Ad esempio, il muro è obbligatorio in questi casi:
Palla a filo rete, anche se di poco sopra il livello della rete;
Palla alta vicino a rete ma un po’ lunga.
In questo modo, alcune situazioni vengono risolte in maniera più semplice. Per altre, ovviamente, rimane una certa indecisione che deve essere gestita caso per caso: solo l’abilità dei giocatori nell’osservare e decidere in funzione della propria squadra può fare la differenza in questi casi. Ovviamente, l’esperienza e la maturità di gioco degli atleti qui diventa determinante.
Come aiutare i giocatori nella scelta delle situazioni intermedie? Personalmente, credo che i giocatori debbano essere stimolati a “prendersi responsabilità“. Di conseguenza, il mio parere è che, soprattutto all’inizio e nelle esercitazioni specifiche per questa situazione, sia meglio chiamare il “Via da rete” una volta in più, piuttosto che una volta in meno.
Regole di responsabilità
La scelta di chi debba sollevare l’eccezione “Via da rete” è uno dei problemi più classici della pallavolo. Le ipotesi più frequenti sono due:
Chiamata del centrale, per questi motivi:
Il suo compito principale è spesso considerato il fondamentale di muro, e come tale egli dovrebbe essere quello più epserto e abile nella lettura delle situazioni che lo coinvolgono;
Se il centrale è partito a grande velocità per il raddoppio del muro, fatica a fermarsi su chiamata di un altro giocatore;
Essendo vicino a rete, ha la visuale libera e da più vicino, per poter valutare meglio la profondità e quindi la situazione.
Chiamata del difensore di posto 6, per questi motivi:
E’ quello interessato dal più cospicuo adattamento difensivo (se c’è il muro chiuso, deve stare molto lungo, senza muro deve avanzare anche 2 metri abbondanti);
E’ il giocatore più arretrato della squadra e, come tale, ha la visione più completa della situazione di gioco nel suo complesso.
Credo che ogni squadra (o ogni allenatore) possa trovare il proprio equilibrio, ma la responsabilità deve essere chiara e, in ogni caso, una volta definito chi deve effettuare la chiamata, gli altri devono attenersi all’ordine del proprio compagno. La situazione peggiore è quando il sistema muro-difesa è “casuale”, con un giocatore che mura e uno no, con un difensore che avanza e l’altro no e così via.
Applicazione degli adattamenti
La chiamata di “No Block” deve essere seguita da una serie di adattamenti fondamentali per semplificare la manovra difensiva.
In caso di chiamata, la linea difensiva deve avanzare fino ai 6-6.5 metri ed essere pronta ad intervenire su palloni abbastanza ficcanti: quanto più la situazione è scomoda per l’attaccante, tanto più la linea deve avanzare (ed essere pronta ad intervenire anche in palleggio).
La prima linea si deve invece occupare non di preparare anticipatamente le rincorse per l’attacco, bensì di recuperare i pallonetti dentro ai 3 metri e e palloni che colpiscono il net e cadono corti.
Alcune note importanti:
I giocatori di prima linea devono restare dentro al campo, per aiutare sul primo tocco;
I giocatori di prima linea devono restare dentro ai 3 metri e intervenire solo sui palloni davanti ai loro piedi o lenti sul proprio palleggio, per non disturbare la seconda linea;
La seconda linea deve avanzare in modo uniforme: in particolare, non ci si deve trovare con uno dei difensori diagonali che taglia fuori il difensore di posto 6, o viceversa;
L’alzatore, ovunque si trovi, deve essere parte attiva del primo tocco.
Riguardo al secondo tocco di ricostruzione, sarà importante molta comunicazione da parte dell’alzatore. In particolare:
L’alzatore è il responsabile del secondo tocco, nel senso che o alza lui direttamente, oppure deve delegare a voce alta ad un compagno;
Nel caso di primo tocco effettuato dall’alzatore, è possibile coinvolgere il libero o il centrale di prima linea.
Conclusioni
Questo breve articolo è solo un semplice riassunto di un aspetto tattico molto importante nella pallavolo. La gestione di queste situazioni può facilitare la ricostruzione di molti palloni in un set, andando a determinarne così l’esito finale.
Come tutte le situazioni tattiche, l’allenamento sarà prevalentemente di tipo globale, con azioni che partono da lanci degli allenatori per un attaccante (un solo tocco per mandare la palla nell’altro campo) o simili.
Come conclusione della scorsa stagione come allenatore di un gruppo U19/Serie D maschile, ecco i risultati dell’unione degli scout del campionato di Serie D regionale (Emilia-Romagna), utili al fine di costruire un modello prestativo e trarre alcuni interessanti spunti sull’allenamento.
Scenario di riferimento:
Campionato Regionale Serie D Maschile, stagione 2012/2013;
Squadra praticamente giovanile (tutti U19, tranne due U20 e un U23);
22 giornate di campionato + 5 gare di playoff;
Squadra classificata quarta (pari punti con la terza) e vincitrice dei playoff promozione.
Tutti gli scout della stagione sono stati uniti e analizzati escludendo i “quinti set” che, essendo più corti, avrebbero inficiato le statistiche medie di un set.
Con l’espressione “tattica individuale del colpo d’attacco” si intende una serie di comportamenti, regole, adattamenti che un attaccante deve considerare nella scelta del colpo da eseguire.
L’evoluzione della capacità tattica individuale degli attaccanti è un processo lungo e complesso, che deve essere avviato fin dai primissimi anni di gioco, naturalmente con forme più o meno elaborate man mano che aumenta l’esperienza dell’atleta e soprattutto si amplia il suo bagaglio tecnico. Come per tutti gli aspetti strategico-tattici, infatti, nell’elaborare proposte per i nostri atleti, dovremmo sempre considerare il primo problema, ovvero la necessità di una corretta padronanza della tecnica per poter svolgere i comportamenti tattici richiesti. In altre parole, ancora prima di porci il problema della scelta del colpo d’attacco, è necessario stabilire, caso per caso, quali siano i colpi che ogni giocatore è effettivamente in grado di tirare. In questo caso specifico (comunque comune a molti altri) è inoltre importante ricordare che la pallavolo è uno sport di situazione e come tale, non in tutti i momenti di gioco la scelta può essere svolta all’interno dell’interezza dei colpi a propria disposizione.
La copertura d’attacco è un fondamentale che spesso passa inosservato ad un occhio poco attento, ma che può costituire un’arma davvero importante per la propria squadra. Definiamo copertura d’attacco quel fondamentale compiuto dai giocatori nel momento in cui uno dei propri attaccanti si accinge a colpire e ha di fronte a sé il muro avversario: viene effettuata una copertura ogni volta che il muro avversario tocca la palla e questa viene poi rigiocata dalla squadra dell’attaccante.
La copertura è un fondamentale di squadra che richiede grandi capacità attentive e volitive: è probabilmente quello meno codificabile e standardizzabile, sia dal punto di vista tecnico che da quello tattico. Proprio per questo motivo, molti allenatori sono soliti indicare la copertura come il vero “termometro” della squadra. Le squadre che coprono con continuità hanno due enormi vantaggi:
Possono rigiocare molti palloni quando si trovano in situazioni scontate, non dovendo sempre forzare l’attacco rischiando l’errore;
Gli attaccanti possono giocare con molta più tranquillità, se sono siuri di avere alle spalle una squadra pronta ad aiutarli in copertura.
Nella pallavolo moderna, specialmente nel maschile, non è raro vedere attaccanti che, in situazioni di palla scontata, preferiscono “lavorare” la palla a mezza velocità (appogio contro il muro per rigiocata facile, pallonetto eccetera) piuttosto che rischiare colpi forti.
Codificare la tecnica e la tattica di copertura è un compito praticamente impossibile, poiché sono troppo varie le situazioni che si vengono a presentare di volta in volta. Per questo motivo, più che di “regole“, si dovrebbe parlare di “principi“, che devono essere conosciuti da tutti i giocatori e applicati nel miglior modo possibile ogni volta. Di sicuro, e questo deve essere un lavoro quotidiano e imprescindibile, l’allenatore deve stressare continuamente i propri giocatori sul principio base della copertura: “coprire è importante!“. Le problematiche che vengono incontrate più di frequente sono due:
I giocatori che si dimenticano di andare a coprire;
I giocatori che “fanno finta di coprire”, ovvero che si spostano verso l’attaccante ma non assumono alcun atteggiamento tecnico per un intervento.
Su questi due temi bisogna insistere molto, poiché la copertura è spesso considerata dai giocatori come un fondamentale di importanza secondaria, principalmente perché non porta benefici diretti (punti).
Principi generali
Di seguito alcuni principi che reputo importanti nell’instaurare la giusta mentalità di copertura.
Principio #1: Il primo giocatore in copertura è l’attaccante stesso
Dobbiamo sempre ricordare al nostro attaccante che lui è il primo a sapere dove indirezzerà la palla con il proprio attacco e, come tale, è il primo a poter reagire al comportamento del muro avversario (a maggior ragione con atleti evoluti in grado di percepire in vista periferica il posizionamento del muro).
Principio #2: L’alzatore deve coprire
Altro scenario classico è quello dell’alzatore che, dopo aver effettuato il secondo tocco, rimane immobile nella posizione di alzata. Alcuni allenatori preferiscono che l’alzatore non si occupi in alcun caso della copertura: personalmente, invece, ritengo che anche lui debba partecipare attivamente in questo fondamentale, anche e soprattutto nelle situazioni in cui si trova ad alzare in situazioni non ottimali.
Principio #3: L’obiettivo della copertura è tenere la palla alta in mezzo al campo
Come in tutte le situazioni di gioco “confusionate”, credo che lo stimolo da dare ai giocatori sia quello di non avvicinare troppo la palla alla rete, semplicemente al fine di rendere la manovra successiva di contrattacco più semplice ed ordinata: questo è ancora più importante quando l’alzatore si trova lontano in copertura o, in generale, in seconda linea.
Principio #4: Un giocatore ricorda ai compagni di coprire
E’ una buona pratica assegnare ad un giocatore (ad esempio il Libero, oppure il difensore di zona 6) il compito di ricordare a voce alta ai propri compagni di organizzare il sistema di copertura. Questa chiamata, che può essere un semplice “Copri!“, viene effettuata a voce alta ogni volta che la propria squadra effettua una alzata.
Principio #5: Coprire è importante, ma anche attaccare con criterio
Nell’instaurare una mentalità esigente sulla copertura, è bene comunque specificare che non tutti gli attacchi si possono coprire con efficacia. L’attaccante, in generale, deve sempre impegnarsi a colpire la palla alla massima altezza possibile e indirizzarla – se contro il muro – nella parte alta delle mani, e non invece a chiudere il colpo. Alcuni allenatori danno come riferimento “palla murata dentro ai propri 3 metri è colpa dell’attaccante, fuori della copertura“, ma credo che questo riferimento sia un po’ troppo generale: a mio avviso va considerata maggiormente la velocità con cui torna indietro la palla, il colpo effettuato dall’attaccante (tra cui appoggio volontario sul muro per rigiocata facile) e comunque il tentativo di intervento da parte dei propri giocatori.
Sistema di copertura
I sistemi di copertura che si vanno a definire possono essere di varia natura, ma credo sia importante distinguere almeno due casi:
Sistema di copertura “ridotta”-“veloce”
Sistema di copertura “completa”-“alta”
Sistema di copertura ridotta
Il sistema ridotto viene utilizzato in tutte le situazioni in cui il primo tocco è preciso (R#+, ad alti livelli anche R!, o free ball) e quindi è possibile sviluppare una manovra d’attacco completa e veloce per 3-4-5 attaccanti (Super, Quick, primi tempi ecc.). In questo caso:
Tutti i giocatori, tranne il libero, sono impegnati nella preparazione e nell’inizio delle proprie rincorse d’attacco, motivo per cui gli spostamenti per la copertura potranno essere minimi/nulli (in molti casi si tratterà al massimo di una rotazione e cambio postura);
Le giocate rapide sono solitamente contro muro a 1 o comunque scomposto, quindi molta responsabilità sull’esito dell’azione è data all’attaccante stesso (le palle tese e veloci nascono proprio per giocare contro muro scomposto!).
Un sistema molto semplice per dare l’idea di copertura ridotta è quello noto come “Sistema a doppia Elle“, il cui funzionamento teorico è di seguito descritto.
In ogni scambio, i difensori di posto 5 (solitamente il libero) e 6 (solitamente lo schiacciatore) avanzano verso la linea dei tre metri, contribuendo così alla copertura del primo tempo.
Se la palla è servita ad un laterale, quello più vicino si avvicina alla linea laterale, mentre l’altro torna indietro per la copertura larga.
Naturalmente tutti gli spostamenti descritti sono assolutamente teorici, poiché non sempre ci sarà il tempo per effettuarli in maniera completa. L’importante è comunque che ci sia una certa “idea di fondo”. Il centrale che scende dalla finta di primo tempo, ad esempio, non avrà quasi mai il tempo di effettuare uno spostamento, ma potrà contribuire almeno orientandosi verso l’attaccante servito.
Ad alto livello, siccome lo schiacciatore di posto 6 va sempre a fare la rincorsa per una Pipe molto anticipata, è frequente che sia sempre questo giocatore incaricato della copertura stretta, in caso di attacco laterale.
Sistema di copertura estesa
Il sistema esteso viene adottato in tutte le situazioni scontate, in cui si gioca palla alta o, comunque, senza primo tempo o combinazioni. In questo caso, tutti i giocatori sono attivamente impegnati nella copertura dell’attaccante, che deve poter avere la tranquillità e fiducia di avere una squadra pronta ad aiutarlo alle proprie spalle.
Il problema di questo sistema è che le situazioni che possono verificarsi nella costruzione dell’attacco possono essere estremamente differenti:
Punti di alzata differenti: da vicino, da lontano, da molto lontano;
Giocatore che alza differente: alzatore, ma anche un qualsiasi altro giocatore (es. dopo difesa dell’alzatore stesso);
Il sistema adottato deve essere quindi “rigido nei principi” ma “flessibile nelle responsabilità“. La politica adottata è quella degli archi di circonferenza: i giocatori in copertura si dispongono lungo archi di circonferenza idealmente centrati sull’attaccante. Esistono due archi principali:
Arco stretto: questo arco, che mira a coprire le murate dentro la zona dei 3-4 metri, deve sempre essere gestito da almeno due giocatori, che devono trovarsi dentro la zona dei 3 metri.
Arco largo: questo arco, che mira a coprire tutta la porzione di campo oltre i 3 metri dell’attaccante, deve essere gestito da almeno un giocatore.
Si definisce inoltre un ulteriore arco:
Arco medio: è l’arco occupato dall’alzatore, che deve cercare di raggiungere una posizione “più stretta possibile”. In situazione ideale, quindi, ci saranno fino a 3 giocatori in copertura stretta, ma questo non succede sempre.
Come già spiegato, i giocatori che effettivamente andranno ad occupare le specifiche posizioni all’interno degli archi di circonferenza non sono sempre uguali e ogni definizione a priori deve poi essere adattata alle singole situazioni di gioco: è quindi fondamentale una grande comunicazione a voce alta tra i giocatori.
Su attacco da posto 4, la copertura estesa standard prevede:
Arco stretto occupato dal centrale e dal difensore di posto 5;
Arco medio occupato dall’alzatore (dove possibile, diventa arco stretto in mezzo ai due compagni);
Arco largo occupato dall’attaccante di posto due e dal difensore di posto 6: questi due giocatori si dividono il campo idealmente in base alla bisettrice dell’angolo da cui parte l’attacco.
Su attacco da posto 2, le competenze sono abbastanza simmetriche rispetto a quelle viste precedentemente. La differenza principale è che di solito la copertura stretta viene affidata al difensore di posto 6 piuttosto che a quello di posto 5. Questa differenza, abbastanza sottile, è invece molto sentita dai giocatori in fase di gioco (poiché D6 di solito parte abbastanza lungo), quindi deve essere più volte provata in allenamento: quallora non dovesse funzionare, è sempre possibile ridare la responsabilità al difensore di posto 5!
Il problema principale di tutto il sistema è che, come detto, è molto astratto: la copertura è un fondamentale che deve essere costantemente stimolato e allenato, poiché le situazioni sono sempre differenti e richiedono adattamenti anche corposi.
Un importante adattamento da effettuare è in caso di alzata staccata: in questo caso aumenta la possibilità che il muro abbia tempo di reagire e chiudere di più la palla, pertanto è importante che almeno un giocatore in copertura stretta si posizioni davvero molto vicino alla rete.
Tecnica di copertura
Gli interventi in copertura sono effettuati con tecniche molto varie e decisamente non standardizzabili: considerando che si tratta del primo tocco di squadra, sono consentiti anche tutti i colpi “sporchi” a una o due mani e questa cosa deve essere ricordata agli atleti. Ecco solo alcuni esempi di tecniche utilizzabili:
Interventi semplici in palleggio o bagher;
Intervento ad una mano laterale (aperta o chiusa);
Intervento di pugno in alto;
Intervento in acrobatica laterale o frontale;
…
Dal punto di vista della postura, credo sia importante fare due distinzioni:
I giocatori vicini all’attaccante (copertura stretta) devono assumere una postura attiva con baricentro basso (vista la distanza ridotta, si deve poter prendere la palla anche molto in basso) e busto abbastanza aperto (per evitare che molte murate scavalchino il giocatore in copertura). Le braccia devono sempre essere aperte e sciolte, pronte a qualsiasi tipo di intervento davanti o alto.
I giocatori lontani dall’attaccante (copertura larga) devono invece assumere una postura più alta e dinamica, pronti a correre per i recuperi lunghi.
Molto importante, inoltre, è che lo sguardo sia bene indirizzato al piano di rimbalzo del muro, per poter anticipare la traiettoria di uscita dallo stesso.
Allenamento
Vista l’enorme variabilità di situazioni, la copertura non è così semplice da allenare, specie se non si dispone di qualità fisiche di un certo livello o di strumentazioni apposite. Tuttavia, è importante stimolarla sempre in ogni allenamento, anche escogitando alcuni semplici trucchi.
Già in fase di riscaldamento tecnico o tecnica analitica, è importante sollecitare nei giocatori il fatto che dopo ogni gesto tecnico ne deve seguire immediatamente un altro (in questo caso la copertura). Alcuni esercizi classici:
Esercizi con alzata e simulazione di copertura (un giocatore fa riferimento per l’alzata ed effettua un “pallonetto” per lo stesso giocatore che ha alzato);
Esercizi con appoggio e copertura, oppure con appoggio-alzata-copertura;
Triangolazioni con difesa e copertura.
Alcuni esercizi analitici per la copertura possono essere inseriti anche con l’attacco:
Attacco a rete con copertura: prima rincorsa a vuoto, durante il salto l’allenatore – che è di fronte all’attaccante subito oltre la rete – immette una palla facile nel campo dell’attaccante (simulazione di murata), il quale si copre da solo (o con compagno), per successiva alzata e attacco.
Attacco di palla alta contro il muro (eventualmente muro senza salto in piedi ad un tavolone) e due giocatori (più l’alzatore) in copertura stretta, con l’obbligo per l’attaccante di tirare sul muro.
Se possibile, ci si può servire di uno strumento molto utile, ovvero il muro artificiale: al di là degli strumenti professionali, è anche possibile sopperire alla mancanza di questo oggetto con un semplice asse di legno, a cui saldare due maniglie. Un giocatore (o l’allenatore stesso) si posizionerà in piedi su un tavolo, tenendo bene alto questo muro artificiale. Grazie a questo strumento si possono proporre le più svariate esercitazioni:
Attacco contro muro artificiale, copertura e attacco fuori dal muro;
Gioco da difesa, palla Super a schivare il muro artificiale e palla Alta a giocarci addosso per la copertura;
Attacco contro muro artificiale, fino a che non si copre non si può schiacciare forte.
Di seguito un piccolo esempio di esercitazione comprendente anche muro artificiale (Macerata A1M, stagione 2012/2013):
Gli esercizi analitici e sintetici possono essere utili a dare un’idea di base sulla copertura, ma è la fase globale che porta i risultati e miglioramenti più significativi, poiché praticamente nessun altro fondamentale è così dipendente dalle specifiche situazioni che si presentano e dalla necessità di continui adattamenti. Alcune esercitazioni di 6 contro 6 per la copertura:
Palla immessa dal tecnico in un campo (tipicamente per una difesa), i giocatori di posto 4 e 2 non fanno rincorsa ma stanno sotto rete. La prima palla è alzata in 4 e 2 e gli attaccanti devono fare un semplice pallonetto sulla propria squadra, in simulazione di copertura, dopodiché prendono la rincorsa e l’azione prosegue normalmente.
In alcune squadre femminili, ho visto svolgere questo stesso esercizio con però rincorse complete e – al posto dell’attacco – un “pallonetto all’indietro” verso la propria squadra.
6 contro 6 con palla immessa in vario modo dall’allenatore, ciascuna squadra non può schiacciare forte fino a quando non viene effettuata una copertura. Murare è obbligatorio. Questo gioco richiede, ovviamente, importanti doti fisiche e tecniche nei giocatori, quindi è particolarmente indicato per squadre evolute.
Gioco in varie forme, ma punto dopo copertura vale doppio. Eventualmente si può evolvere con punto che vale 2-3…N punti se vengono effettuate N coperture prima del punto.
Altri esercizi possono essere trovati nella sezione apposita del sistema Volley Coaching System (link diretto).
Un appunto molto importante, nelle esercitazioni di copertura, è la cura della tecnica dell’attaccante: succede molto spesso, infatti, che quando si chiede ad un giocatore di tirare contro al muro per una rigiocata in copertura, questo si approcci al gesto tecnico abbassando il gomito e quindi il punto di impatto con la palla…con il risultato che la maggior parte dei colpi tende a scavalcare il muro o finire in rete. In una prima fase, quindi, non bisogna scoraggiarsi se gli esercizi di copertura “non vengono” e anzi sono un disastro completo: è molto importante insistere con l’attaccante affinché il colpo sia comunque:
A tempo;
Alla massima altezza;
Con una discreta forza di colpo (altrimenti il muro ha tempo di reagire e chiudere la palla con violenza).
Infine, nell’instaurare la giusta mentalità di copertura, è importante essere molto intransigenti con chi si dimentica della copertura, anche – a mio avviso – con piccole punizioni (ad esempio: uno o due tuffi fuori dal campo).
Conclusioni
In questo articolo ho presentato una serie di proposte teoriche e pratiche sull’allenamento della copertura. Credo personalmente che su questo tema ci sia tanto da discutere e si possano avere davvero tanti spunti interessanti, per cui invito chiunque voglia dare un contributo ad utilizzare lo spazio sottostante per i commenti.
A circa un anno di distanza dal precedente lavoro sull’U14 maschile, sono oggi a proporre il “sequel” di quel documento, incentrato questa volta sulla categoria Under 16 maschile. Come nell’altro caso, si tratta di una serie di considerazioni e appunti accumulati in un anno con la squadra che ho allenato a Modena.
Di seguito il link per il download in due versioni (una più adatta alla stampa, una più indicata per la visualizzazione su PC/Tablet) e la descrizione di tutte le parti del documento.
L’anno scorso, dopo il mio primo anno alla guida di un gruppo Under 14, ho pensato di raccogliere idee, congetture, metodologie ed esercizi utilizzati durante la stagione, per comporre un documento – schematico e il più possibile pratico – che potesse essere per me una relazione e per chiunque fosse interessato uno spunto per il proprio lavoro.
Quest’anno ho invece lavorato con un gruppo Under 16, sempre maschile, formato in gran parte dai “miei vecchi U14”, più qualche inserimento. Vista la personale soddisfazione del lavoro pubblicato la scorsa stagione, quest’anno ho deciso di iniziare fin da subito a predisporre il materiale per una relazione finale sotto forma di diapositive: il risultato è questo documento.
Il vantaggio di partire da subito con l’idea di una relazione finale è che, così facendo, questo documento non riporta stralci, spezzoni o riadattamenti del lavoro di quest’anno…riporta proprio il lavoro stesso! L’unica variazione fatta, naturalmente, è stata quella di eliminare alcune informazioni “riservate”, ossia specifiche dei ragazzi che ho allenato.
Come per l’altro documento, questo elaborato non potrà essere completo, non potrà contenere verità assolute, non potrà essere sempre chiaro ed esaustivo: l’obiettivo è che, semplicemente, sia qualcosa.
Contesto
Contesto di lavoro
Il problema più grosso
Atleti
Tipologie di atleti
La ricerca del talento
Tipologie di talento secondo il CQN
Programmazione
Scopi delle programmazioni: gerarchia delle programmazioni
Programmazione annuale
Programmazione dei macro-cicli
Programmazione dei meso-cicli
Programmazione settimanale
Programmazione delle singole sedute
Programmazione annuale
Obiettivi
Programmazione degli obiettivi annuali
Programmazione dei contenuti: macro-obiettivi, micro-obiettivi e loro importanza
Programmazione delle pre-condizioni
Programmazione dei tempi
Programmazione dei macro-cicli
La fase di introduzione
La fase preparatoria
Le tre fasi agonistiche
La fase transitoria
Programmazione dei meso-cicli
Struttura tipica di un meso-ciclo: obiettivi e legame con gli obiettivi della programmazione annuale
Struttura della “settimana tipo”
Programmazione settimanale
Obiettivi
Programmazione e costruzione della seduta di allenamento
Analisi dei vincoli di programmazione
Definizione degli obiettivi della seduta
Parte di attivazione motoria
Parte di attivazione fisico-tecnica
Parte tecnica principale
Attacco
Parte situazionale
Defaticamento
Strutture differenti
Variabilità delle programmazioni
Obiettivi del Direttore Tecnico
La figura del Direttore Tecnico
Come fare in assenza di un Direttore Tecnico?
Obiettivi del Direttore Tecnico
Obiettivi tecnici
Obiettivi assoluti
Percorso di alzata per alzatori e alzata per tutti
Battuta-Ricezione in tutti i modi
Altezza e potenza del colpo d’attacco lungo rincorsa
Costruzione di 2 tempi per l’attacco
Correlazione con il “prima” e con il “dopo”
Direzionamento del colpo d’attacco
Percorso didattico sul muro
Difesa
Obiettivi per U14
Programmazione fisica
Fasi sensibili
Priorità per le singole capacità condizionali
Struttura settimanale classica
Sovraccarichi (cenni)
Periodo introduttivo
Obiettivi
Struttura settimanale
Dettagli sedute (18 sedute)
Periodo preparatorio
Schema tipo settimanale
Obiettivi settimanali per fondamentale
Obiettivi individuali
Definizione
Modelli tecnici – Palleggio
Palleggio frontale d’alzata (focus: azione elastica delle mani)
Palleggio d’alzata rovesciato
Priorità per gli alzatori
Palleggio in sospensione e in salto
Gestione palloni sulla rete
Compiti delle dita nel palleggio
Gestione traiettorie
Personalità
Modelli tecnici – Bagher
Bagher d’appoggio frontale
Bagher d’appoggio obliquo
Bagher laterale di ricezione
Intervento su palla corta
Palleggio d’appoggio
Ricezione
Preparazione della ricezione
“Scuola di ricezione”
Ricezione servizi salto spin
Modelli tecnici – Attacco
Rincorsa d’attacco
Braccio d’attacco
Punto di impatto
Attacco di secondo tempo
Attacco di palla Super esterna (focus: tempi della Super)
Attacco di palla Alta esterna
Attacco di palla Tre
Modelli tecnici – Battuta
Battuta float
Battuta salto float
Battuta salto spin
Direzionamento battuta
Modelli tecnici – Muro
Muro sul posto
Muro dopo traslocazione
Muro di gruppo
Modelli tecnici – Difesa
Tipologie di difesa
Zone obiettivo
Considerazioni varie
Posture
Contenimenti
Fasce di intervento
Difesa nella figura
Difesa acrobatica laterale
Difesa acrobatica frontale
Modello tattico di riferimento – Introduzione
Obiettivi
Sviluppo tecnico e tattico
Flusso di gioco
Modello tattico di riferimento – Fase Cambio Palla
Analisi rotazioni
Sistema 6-2 e dettaglio schemi di ricezione (P1, P6, P5 e varianti)
Sistema 5-1 e dettaglio schemi di ricezione
Rotazioni: principi generali
Adattamento sulla zona di servizio
Larghezza dei ricevitori
Distanza da rete e intervento prioritario
Valutazione della traiettoria
Classificazione battitori (a priori e a posteriori)
Eccezioni in ricezione
Alzata
Chiamate per l’attacco (schemi d’attacco)
Base del centrale
Distribuzione con ricezione lungo la rete
Gioco a rete stretta e in combinazione
Scelte di distribuzione: criteri ed evidenze
Tipi di alzata
Tattica individuale del colpo d’attacco
Eccezioni in attacco
Modello tattico di riferimento – Fase Break Point
Analisi rotazione avversaria
Rischi al servizio
Schemi collettivi al servizio
Schemi collettivi muro-difesa
Posizioni d’attesa base
Cronologia minacce
Eccezioni in attesa
Classificazione attaccanti
Obiettivo difesa
Le chiamate di muro
Sistemi muro-difesa 2-1-3, 2-0-4
Sistemi muro-difesa contro attacco dal centro e lungo la rete
Analisi ricezione avversaria
Eccezioni a muro
Free ball
No-Muro
Fase di difesa ed eccezioni
Keypoint tecnici: Muro e Difesa
Organizzazione contrattacco
Ricostruzione
Sistema di copertura
Copertura minima a doppia L
Copertura estesa ad archi di circonferenza
Tecnica e tattica individuale di copertura
Riassunto responsabilità
La nostra filosofia di gioco
Metodologia
Principi
Scala di priorità
Gestione allenamenti
Fogli presenze e rendimenti
Lavoro a stazioni
Allenamento dei fondamentali: caratteristiche e problematiche
Strategie di rilevazione e correzione degli errori tecnici e tattici
L’errore grave
Riunione pre-gara
Riscaldamento pre-gara
Gestione time-out
Studio dell’avversario
Analisi statistica
Analisi dei punti
Analisi delle situazioni
Modello Trofeo delle Province Bologna Maschile, 2011/2012
Gestione del gruppo
Il ruolo dell’allenatore
La costruzione della squadra
Il capitano
La doccia
Politiche di turn over
Politiche titolari e riserve
Rapporto con i genitori
Rapporto con i dirigenti
Regole generali di squadra
Regole per i collegiali
Eserciziario
Esercitazioni per il riscaldamento
Esercitazioni per il riscaldamento tecnico e la tecnica di base
Esercitazioni per gli alzatori (focus: intensivo alzatore)
Sono oggi a proporvi una semplice applicazione da me sviluppata e da poche ore disponibile su AppStore, lo store ufficiale per dispositivi iOS (iPhone, iPad…).
Questa applicazione consente di tracciare direzioni d’attacco.
Elenco completo delle funzionalità:
Infiniti campi disponibili, divisi per gruppi, giocatori, campi
Disponibili 9 punti rete per il punto di partenza dell’attacco
Possibilità di disegnare linee solide o tratteggiate
4 differenti spessori per le linee
Linee senza terminatori, con pallino finale, o con trattino finale (new)
Molti colori differenti per tracciare le linee
Possibilità di impostare un punto rete come default per semplificare il disegno
Cancellazione di linee sequenziale
[important]
Nota: guida all’utilizzo su iPad
Diversi utenti hanno segnalato difficoltà ad utilizzare l’applicazione su iPad. L’effetto iniziale, in effetti, è quello di un campo vuoto che non risponde ad alcun comando utente. Questo comportamento, tuttavia, è quello previsto: prima di poter tracciare linee, infatti, è necessario impostare le voci nel menù a sinistra. In particolare:
Nel menù a sinistra, creare un nuovo gruppo;
Cliccare sul gruppo appena creato, poi creare un nuovo elemento;
Selezionare l’elemento appena creato, poi creare un nuovo campo;
Selezionare il campo appena creato;
A questo punto il campo sulla destra diventa completamente attivato e funzionante.