Dopo sei splendidi anni alla guida della Selezione Provinciale maschile di Bologna, ho concluso la mia attività e ho deciso di pubblicare un articolo che illustri tutto il lavoro che abbiamo svolto in queste stagioni, nella speranza che possa essere uno spunto utile anche ad altri. L’articolo prende come traccia l’attività programmata e poi svolta nella stagione 2015/2016, riproposta in parte in quella 2016/2017 e in generale frutto di anni di aggiunte, cambiamenti e migliorie che abbiamo cercato di apportare per valorizzare sempre di più il territorio.
L’attività è organizzata su 4 macro-aree:
Selezione Provinciale (annata U15);
Pre-Selezione Provinciale e Tavole Rotonde Tecniche (atleti U15/U14, allenatori dei club);
Promozione (U13);
Team Bologna (U13).
L’immagine sottostante riassume gli obiettivi salienti di ogni attività. Questi saranno oggetto di approfondimento nell’articolo.
Si inaugura oggi una nuova rubrica di questo blog, volta a raccogliere alcuni piccoli appunti su alcune tematiche di metodologia. Ogni post potrebbe essere l’inizio per una discussione e spunti per migliorare il nostro lavoro. Come sempre, si tratta di considerazioni puramente personali, condivisibili o meno. Buona lettura e…condividete!
L’esercizio analitico (gesto tecnico isolato dal contesto di gioco) è alla base dell’apprendimento della tecnica. Ancor prima di parlare delle caratteristiche fondamentali dei singoli esercizi, credo sia importante sottolineare quanto sia fondamentale, affinché le proposte analitiche abbiano successo, seguire delle progressioni di esercizi (dal facile al difficile, dal conosciuto allo sconosciuto, dal semplice al complesso…). Immaginiamoci il primo giorno di scuola messi di fronte ad un problema universitario: spendendo giorni, settimane, mesi riusciremmo ad ottenere solo piccoli risultati e poco solidi (ad esempio basati, in questo caso, su associazioni dirette/visive) per poi essere di nuovo a zero nell’affrontare un successivo problema. Lo scopo delle progressioni didattiche è quello di fornire delle basi solide su cui andare a costruire abilità via via più complesse.
La difficoltà della costruzione delle esercitazioni analitiche è il riuscire a bilanciare un elevato numero di ripetizioni, richiesto per apprendere e fissare il gesto, con l’alta qualità della singola ripetizione, necessaria per un apprendimento efficace (altrimenti il rischio è di allenarsi…a sbagliare!).
Naturalmente far convivere questi due grandi obiettivi non è sempre semplice e richiede un grande lavoro di programmazione e studio da parte degli allenatori. Credo che si possa associare ad ognuno di questi due obiettivi un’espressione simbolica:
Alto numero di ripetizioni: odiare le file;
Alta qualità della ripetizione: presenza forte dell’allenatore.
Riuscire a bilanciare correttamente questi due obiettivi è anche uno dei punti chiave affinché le sequenze analitiche non risultino troppo “noiose” ai nostri giocatori. Una nota (leggermente polemica) a latere: i tempi in cui “andava di moda” lamentarsi con frasi del tipo “non ci sono più i giovani di una volta, non hanno voglia di lavorare, non conoscono lo spirito di sacrificio, sono inallenabili…” sono finiti! Ogni allenatore dovrebbe sempre cercare strade nuove e migliorative per riuscire a trasmettere passione, entusiasmo e cultura del lavoro ai giocatori che passano tra le sue mani oggi, senza pericolosi confronti con il passato o lamentandosi di una realtà diversa da come la si vorrebbe! E’ palese che non tutti potranno diventare giocatori e molti non diventeranno nemmeno pallavolisti in generale, ma lo spirito che deve guidare il nostro lavoro è quello della resilienza.
Aumento del numero di ripetizioni
L’espressione precedentemente utilizzata “odiare le file” è chiaramente iperbolizzata ma penso sia importante per rendere l’idea di quale dovrebbe essere il pensiero di noi allenatori nella valutazione delle nostre proposte:
Quante ripetizioni ha svolto ogni giocatore? (la domanda successiva sarà: Quante ripetizioni corrette ha svolto ogni giocatore rispetto al totale?);
Posso ottenere lo stesso risultato ottimizzando questa esercitazione? Se no, posso ottenerlo cambiando la struttura dell’esercizio?
Una nota importante: spesso nelle primissime fasi dell’apprendimento il numero di ripetizioni non è tanto importante quanto il fatto che queste abbiano una qualità davvero alta e controllabile: si parla quindi di esercizi ad alto controllo, cui sarà dedicato un articolo a parte in questa rubrica.
Di seguito alcuni suggerimenti e idee per aumentare il numero di ripetizioni dei propri esercizi.
Lavorare a stazioni
Il lavoro a stazioni (cui sarà dicato un prossimo articolo di questa rubrica) è uno strumento potentissimo per aumentare le ripetizioni svolte dai giocatori. Ovviamente, la sua potenza è racchiusa nella possibilità di svolgere esercizi indipendenti in parallelo: è tuttavia importante progettare, strutturate e organizzare queste esercitazioni a dovere.
Aumentare il ritmo di lavoro
Gli esercizi analitici si devono svolgere a ritmo alto, ossia con poche pause tra le ripetizioni dei singoli giocatori. Alcune idee per mantenere alto il ritmo di lavoro:
Scandire il ritmo di lavoro con segnali acustici (voce, fischietto…);
Coordinare il ritmo partecipando attivamente all’esercizio (es. lanciando i palloni);
Essere sempre pronti all’assistenza palloni (l’allenatore ha sempre dei palloni in mano);
Prevedere eventuali postazioni d’attesa negli esercizi a giro (per girare più rapidamente).
Ottimizzare le correzioni
Il tema delle correzioni è molto importante nell’apprendimento tecnico (un articolo sarà dedicato a questo aspetto). Scegliere con cura il tipo di correzione (individuale o di squadra), ottimizzare la comunicazione (parole chiave) e individuare le posizioni e i momenti migliori in cui fornire correzioni può influire in maniera significativa sul numero di ripetizioni svolte dai giocatori.
Studiare la circolazione dei palloni
Lo studio della circolazione dei palloni può aiutare tantissimo a ridurre i tempi morti e la sicurezza dell’ambiente durante lo svolgimento degli esercizi. Per ogni esercizio è necessario organizzare il modo in cui i palloni sono recuperati dopo ogni colpo di un giocatore. Dallo studio della circolazione dei palloni può nascere anche lo studio delle traiettorie, ovvero la derterminazione delle “porzioni di palestra” interessate globalmente dall’esercitazione: qualore si indetificassero porzioni sempre libere, queste potrebbero essere utilizzare per un altro esercizio in parallelo.
Attacco a rete
Ad ogni fila di attaccanti deve corrispondere un giocatore nell’altro campo senza palla, pronto a recuperare l’attacco del compagno (in caso di palestre piccole, una buona posizione di partenza potrebbe essere anche a ridosso della rete per segnalare eventuali rimbalzi lunghi). Dopo l’attacco si passa in attesa nell’altro campo e così via. Studiando la circolazione dei palloni si arriva presto a scoprire come spesso si possa lavorare con ben 3 gruppi di attaccanti, anziché i “canonici” 2!
Utilizzare esercizi bonus per la fila
Un esercizio bonus per la fila è un piccolissimo e velocissimo esercizio che può essere svolto da un giocatore in fila. L’esercizio può essere fisico, tecnico o fisico-tecnico.
Ricezione singola con una coppia di ricevitori (uno in campo e uno fuori in attesa)
Durante l’attesa, il giocatore fuori potrebbe alternare semplici esercizi di rapidità dei piedi a dei colpi di bagher alla parete.
Aumento della qualità delle ripetizioni
Il punto più importante per garantire qualità alle ripetizioni è già stato toccato: si tratta dell’importantissimo principio della progressione didattica. Un esercizio troppo difficile per un atleta non porterà alcun beneficio alla sua crescita!
Come individuare la giusta soglia per “proseguire nella progressione”? Stime empiriche possono portare ad affermare che una esercitazione è allenante quando il numero di esecuzioni corrette oscilla intorno al 50% del totale, valore che può salire fino al 70-80% nelle fasi più avanzate di stabilizzazione (ma qui dovrebbero subentrare anche esercitazioni sintetiche e globali). Naturalmente le stime individuali sono difficilmente realizzabili nella pratica: rimane comunque importante provare a suddividere i giocatori in 2-3-4 gruppi per abilità compatibili e proporre progressioni il più possibile mirate alle capacità effettive.
Un altro grande punto relativo alla qualità delle ripetizioni è dato dalle correzioni dell’allenatore, che a mio avviso negli esercizi analitici devono essere molto frequenti (l’allenatore deve “far fatica” durante il suo lavoro!), strutturate (modulazione del tono e volume di voce, scelta del tipo di feedback, stile, gestualità…) e il più possibile individualizzate (ogni giocatore reagisce meglio a determinati tipi di feedback).
Molto importante è anche prevedere, quando possibile, dei piccoli recuperi tecnici in momenti extra rispetto al normale orario di allenamento. Può anche trattarsi degli ultimi 5′ del proprio spazio palestra, ma devono essere estremamente focalizzati e con un gruppo molto ristretto di giocatori (tendenzialmente non superiore a 2-3).
Ridurre la noia
I blocchi analitici risultano spesso “noiosi” ai giocatori, che preferiscono di gran lunga le situazioni di gioco. Credo tuttavia che con alcuni accorgimenti sia possibile lavorare con grande efficacia e buona “sopportazione” da parte degli atleti. Di seguito alcune idee:
Come già discusso in precedenza, la presenza dell’allenatore deve essere molto forte per mantenere alto il ritmo e l’attenzione (tramite correzioni): basta mettersi un attimo nei panni dei giocatori per capire quanto presto diventi frustrante lavorare su gesti singoli molto lentamente e senza alcun feedback.
Anziché svolgere pochi esercizi (1-2) in tanto tempo (30-40′), soprattutto a livello maschile può invece essere utile proporre tante piccole progressioni, formante da un buon numero di esercizi svolti per poco tempo (magari anche con qualche variante più ludica).
Quando il gesto inizia ad essere appreso, aggiungere degli obiettivi individuali e, se possibile, segnare i progressi per lavorare sui record personali (sfida con se stessi).
Stimolare la socialità svolgendo esercizi a gruppi e variandoli spesso.
Rendere i giocatori participi del proprio percorso tecnico illustrando sempre obiettivi e finalità dell’allenamento e dei singoli esercizi.
Alternare situazioni analitiche a situazioni di applicazione al gioco.
Nell’ambito delle attività legate alla Selezione Provinciale Maschile di Bologna, quest’anno abbiamo gettato le basi per alcuni incontri periodici rivolti soprattutto a neo-allenatori operanti nei settori giovanili della città. In particolare, l’idea è quella di organizzare alcune tavole rotonde per parlare dell’allenamento dei nostri settori giovanili “a tutto tondo”: gli incontri si svolgono tendenzialmente in concomitanza delle attività della Selezione Provinciale (o dei nostri progetti promozionali paralleli).
L’articolo che propongo di seguito – seppur qui leggermente modificato per renderlo “presentabile” – è stato il punto di partenza di queste discussioni: si tratta di spunti di riflessione per il lavoro con le giovanili maschili, risultato della mia – seppur non vastissima – esperienza in questi anni in palestra. Che le considerazioni siano giuste o sbagliate poco importa, ciò che ci interessava era principalmente avere un punto di partenza per avviare i nostri lavori. Lo condivido affinché possa essere ulteriore spinta per ulteriori discussioni.
Attenzione allo stile con cui è scritto il documento! L’impostazione è molto schematica, poiché appunto nasce come avvio per una discussione, e contiene molti verbi “forti” (“deve”, “è fondamentale”…), non perché i pareri espressi siano necessariamente di valenza assoluta, quanto più per sottolineare e ben definire la mia personale scala di importanza/priorità.
Introduzione
In questo documento presento in maniera il più possibile chiara e sintetica alcuni degli aspetti che ritengo più importanti nell’allenamento di una squadra giovanile maschile. Ovviamente si tratta di considerazioni del tutto personali e che condivido prima di tutto per avere pareri, suggerimenti e intavolare una discussione che possa essere proficua per noi allenatori e, di riflesso, per i nostri giocatori. Le considerazioni che di seguito presento sono frutto degli ultimi anni di lavoro tra settore giovanile (di club e di selezione) e squadre seniores, nonché delle ormai lunghe e preziose collaborazioni con tanti colleghi operanti nel settore.
Sommario
Conoscere i modelli tecnici
Stabilire delle progressioni
Imparare a programmare
Come stilare un allenamento
Tecniche di individuazione e correzione degli errori
Con l’espressione “tattica individuale del colpo d’attacco” si intende una serie di comportamenti, regole, adattamenti che un attaccante deve considerare nella scelta del colpo da eseguire.
L’evoluzione della capacità tattica individuale degli attaccanti è un processo lungo e complesso, che deve essere avviato fin dai primissimi anni di gioco, naturalmente con forme più o meno elaborate man mano che aumenta l’esperienza dell’atleta e soprattutto si amplia il suo bagaglio tecnico. Come per tutti gli aspetti strategico-tattici, infatti, nell’elaborare proposte per i nostri atleti, dovremmo sempre considerare il primo problema, ovvero la necessità di una corretta padronanza della tecnica per poter svolgere i comportamenti tattici richiesti. In altre parole, ancora prima di porci il problema della scelta del colpo d’attacco, è necessario stabilire, caso per caso, quali siano i colpi che ogni giocatore è effettivamente in grado di tirare. In questo caso specifico (comunque comune a molti altri) è inoltre importante ricordare che la pallavolo è uno sport di situazione e come tale, non in tutti i momenti di gioco la scelta può essere svolta all’interno dell’interezza dei colpi a propria disposizione.
La copertura d’attacco è un fondamentale che spesso passa inosservato ad un occhio poco attento, ma che può costituire un’arma davvero importante per la propria squadra. Definiamo copertura d’attacco quel fondamentale compiuto dai giocatori nel momento in cui uno dei propri attaccanti si accinge a colpire e ha di fronte a sé il muro avversario: viene effettuata una copertura ogni volta che il muro avversario tocca la palla e questa viene poi rigiocata dalla squadra dell’attaccante.
La copertura è un fondamentale di squadra che richiede grandi capacità attentive e volitive: è probabilmente quello meno codificabile e standardizzabile, sia dal punto di vista tecnico che da quello tattico. Proprio per questo motivo, molti allenatori sono soliti indicare la copertura come il vero “termometro” della squadra. Le squadre che coprono con continuità hanno due enormi vantaggi:
Possono rigiocare molti palloni quando si trovano in situazioni scontate, non dovendo sempre forzare l’attacco rischiando l’errore;
Gli attaccanti possono giocare con molta più tranquillità, se sono siuri di avere alle spalle una squadra pronta ad aiutarli in copertura.
Nella pallavolo moderna, specialmente nel maschile, non è raro vedere attaccanti che, in situazioni di palla scontata, preferiscono “lavorare” la palla a mezza velocità (appogio contro il muro per rigiocata facile, pallonetto eccetera) piuttosto che rischiare colpi forti.
Codificare la tecnica e la tattica di copertura è un compito praticamente impossibile, poiché sono troppo varie le situazioni che si vengono a presentare di volta in volta. Per questo motivo, più che di “regole“, si dovrebbe parlare di “principi“, che devono essere conosciuti da tutti i giocatori e applicati nel miglior modo possibile ogni volta. Di sicuro, e questo deve essere un lavoro quotidiano e imprescindibile, l’allenatore deve stressare continuamente i propri giocatori sul principio base della copertura: “coprire è importante!“. Le problematiche che vengono incontrate più di frequente sono due:
I giocatori che si dimenticano di andare a coprire;
I giocatori che “fanno finta di coprire”, ovvero che si spostano verso l’attaccante ma non assumono alcun atteggiamento tecnico per un intervento.
Su questi due temi bisogna insistere molto, poiché la copertura è spesso considerata dai giocatori come un fondamentale di importanza secondaria, principalmente perché non porta benefici diretti (punti).
Principi generali
Di seguito alcuni principi che reputo importanti nell’instaurare la giusta mentalità di copertura.
Principio #1: Il primo giocatore in copertura è l’attaccante stesso
Dobbiamo sempre ricordare al nostro attaccante che lui è il primo a sapere dove indirezzerà la palla con il proprio attacco e, come tale, è il primo a poter reagire al comportamento del muro avversario (a maggior ragione con atleti evoluti in grado di percepire in vista periferica il posizionamento del muro).
Principio #2: L’alzatore deve coprire
Altro scenario classico è quello dell’alzatore che, dopo aver effettuato il secondo tocco, rimane immobile nella posizione di alzata. Alcuni allenatori preferiscono che l’alzatore non si occupi in alcun caso della copertura: personalmente, invece, ritengo che anche lui debba partecipare attivamente in questo fondamentale, anche e soprattutto nelle situazioni in cui si trova ad alzare in situazioni non ottimali.
Principio #3: L’obiettivo della copertura è tenere la palla alta in mezzo al campo
Come in tutte le situazioni di gioco “confusionate”, credo che lo stimolo da dare ai giocatori sia quello di non avvicinare troppo la palla alla rete, semplicemente al fine di rendere la manovra successiva di contrattacco più semplice ed ordinata: questo è ancora più importante quando l’alzatore si trova lontano in copertura o, in generale, in seconda linea.
Principio #4: Un giocatore ricorda ai compagni di coprire
E’ una buona pratica assegnare ad un giocatore (ad esempio il Libero, oppure il difensore di zona 6) il compito di ricordare a voce alta ai propri compagni di organizzare il sistema di copertura. Questa chiamata, che può essere un semplice “Copri!“, viene effettuata a voce alta ogni volta che la propria squadra effettua una alzata.
Principio #5: Coprire è importante, ma anche attaccare con criterio
Nell’instaurare una mentalità esigente sulla copertura, è bene comunque specificare che non tutti gli attacchi si possono coprire con efficacia. L’attaccante, in generale, deve sempre impegnarsi a colpire la palla alla massima altezza possibile e indirizzarla – se contro il muro – nella parte alta delle mani, e non invece a chiudere il colpo. Alcuni allenatori danno come riferimento “palla murata dentro ai propri 3 metri è colpa dell’attaccante, fuori della copertura“, ma credo che questo riferimento sia un po’ troppo generale: a mio avviso va considerata maggiormente la velocità con cui torna indietro la palla, il colpo effettuato dall’attaccante (tra cui appoggio volontario sul muro per rigiocata facile) e comunque il tentativo di intervento da parte dei propri giocatori.
Sistema di copertura
I sistemi di copertura che si vanno a definire possono essere di varia natura, ma credo sia importante distinguere almeno due casi:
Sistema di copertura “ridotta”-“veloce”
Sistema di copertura “completa”-“alta”
Sistema di copertura ridotta
Il sistema ridotto viene utilizzato in tutte le situazioni in cui il primo tocco è preciso (R#+, ad alti livelli anche R!, o free ball) e quindi è possibile sviluppare una manovra d’attacco completa e veloce per 3-4-5 attaccanti (Super, Quick, primi tempi ecc.). In questo caso:
Tutti i giocatori, tranne il libero, sono impegnati nella preparazione e nell’inizio delle proprie rincorse d’attacco, motivo per cui gli spostamenti per la copertura potranno essere minimi/nulli (in molti casi si tratterà al massimo di una rotazione e cambio postura);
Le giocate rapide sono solitamente contro muro a 1 o comunque scomposto, quindi molta responsabilità sull’esito dell’azione è data all’attaccante stesso (le palle tese e veloci nascono proprio per giocare contro muro scomposto!).
Un sistema molto semplice per dare l’idea di copertura ridotta è quello noto come “Sistema a doppia Elle“, il cui funzionamento teorico è di seguito descritto.
In ogni scambio, i difensori di posto 5 (solitamente il libero) e 6 (solitamente lo schiacciatore) avanzano verso la linea dei tre metri, contribuendo così alla copertura del primo tempo.
Se la palla è servita ad un laterale, quello più vicino si avvicina alla linea laterale, mentre l’altro torna indietro per la copertura larga.
Naturalmente tutti gli spostamenti descritti sono assolutamente teorici, poiché non sempre ci sarà il tempo per effettuarli in maniera completa. L’importante è comunque che ci sia una certa “idea di fondo”. Il centrale che scende dalla finta di primo tempo, ad esempio, non avrà quasi mai il tempo di effettuare uno spostamento, ma potrà contribuire almeno orientandosi verso l’attaccante servito.
Ad alto livello, siccome lo schiacciatore di posto 6 va sempre a fare la rincorsa per una Pipe molto anticipata, è frequente che sia sempre questo giocatore incaricato della copertura stretta, in caso di attacco laterale.
Sistema di copertura estesa
Il sistema esteso viene adottato in tutte le situazioni scontate, in cui si gioca palla alta o, comunque, senza primo tempo o combinazioni. In questo caso, tutti i giocatori sono attivamente impegnati nella copertura dell’attaccante, che deve poter avere la tranquillità e fiducia di avere una squadra pronta ad aiutarlo alle proprie spalle.
Il problema di questo sistema è che le situazioni che possono verificarsi nella costruzione dell’attacco possono essere estremamente differenti:
Punti di alzata differenti: da vicino, da lontano, da molto lontano;
Giocatore che alza differente: alzatore, ma anche un qualsiasi altro giocatore (es. dopo difesa dell’alzatore stesso);
Il sistema adottato deve essere quindi “rigido nei principi” ma “flessibile nelle responsabilità“. La politica adottata è quella degli archi di circonferenza: i giocatori in copertura si dispongono lungo archi di circonferenza idealmente centrati sull’attaccante. Esistono due archi principali:
Arco stretto: questo arco, che mira a coprire le murate dentro la zona dei 3-4 metri, deve sempre essere gestito da almeno due giocatori, che devono trovarsi dentro la zona dei 3 metri.
Arco largo: questo arco, che mira a coprire tutta la porzione di campo oltre i 3 metri dell’attaccante, deve essere gestito da almeno un giocatore.
Si definisce inoltre un ulteriore arco:
Arco medio: è l’arco occupato dall’alzatore, che deve cercare di raggiungere una posizione “più stretta possibile”. In situazione ideale, quindi, ci saranno fino a 3 giocatori in copertura stretta, ma questo non succede sempre.
Come già spiegato, i giocatori che effettivamente andranno ad occupare le specifiche posizioni all’interno degli archi di circonferenza non sono sempre uguali e ogni definizione a priori deve poi essere adattata alle singole situazioni di gioco: è quindi fondamentale una grande comunicazione a voce alta tra i giocatori.
Su attacco da posto 4, la copertura estesa standard prevede:
Arco stretto occupato dal centrale e dal difensore di posto 5;
Arco medio occupato dall’alzatore (dove possibile, diventa arco stretto in mezzo ai due compagni);
Arco largo occupato dall’attaccante di posto due e dal difensore di posto 6: questi due giocatori si dividono il campo idealmente in base alla bisettrice dell’angolo da cui parte l’attacco.
Su attacco da posto 2, le competenze sono abbastanza simmetriche rispetto a quelle viste precedentemente. La differenza principale è che di solito la copertura stretta viene affidata al difensore di posto 6 piuttosto che a quello di posto 5. Questa differenza, abbastanza sottile, è invece molto sentita dai giocatori in fase di gioco (poiché D6 di solito parte abbastanza lungo), quindi deve essere più volte provata in allenamento: quallora non dovesse funzionare, è sempre possibile ridare la responsabilità al difensore di posto 5!
Il problema principale di tutto il sistema è che, come detto, è molto astratto: la copertura è un fondamentale che deve essere costantemente stimolato e allenato, poiché le situazioni sono sempre differenti e richiedono adattamenti anche corposi.
Un importante adattamento da effettuare è in caso di alzata staccata: in questo caso aumenta la possibilità che il muro abbia tempo di reagire e chiudere di più la palla, pertanto è importante che almeno un giocatore in copertura stretta si posizioni davvero molto vicino alla rete.
Tecnica di copertura
Gli interventi in copertura sono effettuati con tecniche molto varie e decisamente non standardizzabili: considerando che si tratta del primo tocco di squadra, sono consentiti anche tutti i colpi “sporchi” a una o due mani e questa cosa deve essere ricordata agli atleti. Ecco solo alcuni esempi di tecniche utilizzabili:
Interventi semplici in palleggio o bagher;
Intervento ad una mano laterale (aperta o chiusa);
Intervento di pugno in alto;
Intervento in acrobatica laterale o frontale;
…
Dal punto di vista della postura, credo sia importante fare due distinzioni:
I giocatori vicini all’attaccante (copertura stretta) devono assumere una postura attiva con baricentro basso (vista la distanza ridotta, si deve poter prendere la palla anche molto in basso) e busto abbastanza aperto (per evitare che molte murate scavalchino il giocatore in copertura). Le braccia devono sempre essere aperte e sciolte, pronte a qualsiasi tipo di intervento davanti o alto.
I giocatori lontani dall’attaccante (copertura larga) devono invece assumere una postura più alta e dinamica, pronti a correre per i recuperi lunghi.
Molto importante, inoltre, è che lo sguardo sia bene indirizzato al piano di rimbalzo del muro, per poter anticipare la traiettoria di uscita dallo stesso.
Allenamento
Vista l’enorme variabilità di situazioni, la copertura non è così semplice da allenare, specie se non si dispone di qualità fisiche di un certo livello o di strumentazioni apposite. Tuttavia, è importante stimolarla sempre in ogni allenamento, anche escogitando alcuni semplici trucchi.
Già in fase di riscaldamento tecnico o tecnica analitica, è importante sollecitare nei giocatori il fatto che dopo ogni gesto tecnico ne deve seguire immediatamente un altro (in questo caso la copertura). Alcuni esercizi classici:
Esercizi con alzata e simulazione di copertura (un giocatore fa riferimento per l’alzata ed effettua un “pallonetto” per lo stesso giocatore che ha alzato);
Esercizi con appoggio e copertura, oppure con appoggio-alzata-copertura;
Triangolazioni con difesa e copertura.
Alcuni esercizi analitici per la copertura possono essere inseriti anche con l’attacco:
Attacco a rete con copertura: prima rincorsa a vuoto, durante il salto l’allenatore – che è di fronte all’attaccante subito oltre la rete – immette una palla facile nel campo dell’attaccante (simulazione di murata), il quale si copre da solo (o con compagno), per successiva alzata e attacco.
Attacco di palla alta contro il muro (eventualmente muro senza salto in piedi ad un tavolone) e due giocatori (più l’alzatore) in copertura stretta, con l’obbligo per l’attaccante di tirare sul muro.
Se possibile, ci si può servire di uno strumento molto utile, ovvero il muro artificiale: al di là degli strumenti professionali, è anche possibile sopperire alla mancanza di questo oggetto con un semplice asse di legno, a cui saldare due maniglie. Un giocatore (o l’allenatore stesso) si posizionerà in piedi su un tavolo, tenendo bene alto questo muro artificiale. Grazie a questo strumento si possono proporre le più svariate esercitazioni:
Attacco contro muro artificiale, copertura e attacco fuori dal muro;
Gioco da difesa, palla Super a schivare il muro artificiale e palla Alta a giocarci addosso per la copertura;
Attacco contro muro artificiale, fino a che non si copre non si può schiacciare forte.
Di seguito un piccolo esempio di esercitazione comprendente anche muro artificiale (Macerata A1M, stagione 2012/2013):
Gli esercizi analitici e sintetici possono essere utili a dare un’idea di base sulla copertura, ma è la fase globale che porta i risultati e miglioramenti più significativi, poiché praticamente nessun altro fondamentale è così dipendente dalle specifiche situazioni che si presentano e dalla necessità di continui adattamenti. Alcune esercitazioni di 6 contro 6 per la copertura:
Palla immessa dal tecnico in un campo (tipicamente per una difesa), i giocatori di posto 4 e 2 non fanno rincorsa ma stanno sotto rete. La prima palla è alzata in 4 e 2 e gli attaccanti devono fare un semplice pallonetto sulla propria squadra, in simulazione di copertura, dopodiché prendono la rincorsa e l’azione prosegue normalmente.
In alcune squadre femminili, ho visto svolgere questo stesso esercizio con però rincorse complete e – al posto dell’attacco – un “pallonetto all’indietro” verso la propria squadra.
6 contro 6 con palla immessa in vario modo dall’allenatore, ciascuna squadra non può schiacciare forte fino a quando non viene effettuata una copertura. Murare è obbligatorio. Questo gioco richiede, ovviamente, importanti doti fisiche e tecniche nei giocatori, quindi è particolarmente indicato per squadre evolute.
Gioco in varie forme, ma punto dopo copertura vale doppio. Eventualmente si può evolvere con punto che vale 2-3…N punti se vengono effettuate N coperture prima del punto.
Altri esercizi possono essere trovati nella sezione apposita del sistema Volley Coaching System (link diretto).
Un appunto molto importante, nelle esercitazioni di copertura, è la cura della tecnica dell’attaccante: succede molto spesso, infatti, che quando si chiede ad un giocatore di tirare contro al muro per una rigiocata in copertura, questo si approcci al gesto tecnico abbassando il gomito e quindi il punto di impatto con la palla…con il risultato che la maggior parte dei colpi tende a scavalcare il muro o finire in rete. In una prima fase, quindi, non bisogna scoraggiarsi se gli esercizi di copertura “non vengono” e anzi sono un disastro completo: è molto importante insistere con l’attaccante affinché il colpo sia comunque:
A tempo;
Alla massima altezza;
Con una discreta forza di colpo (altrimenti il muro ha tempo di reagire e chiudere la palla con violenza).
Infine, nell’instaurare la giusta mentalità di copertura, è importante essere molto intransigenti con chi si dimentica della copertura, anche – a mio avviso – con piccole punizioni (ad esempio: uno o due tuffi fuori dal campo).
Conclusioni
In questo articolo ho presentato una serie di proposte teoriche e pratiche sull’allenamento della copertura. Credo personalmente che su questo tema ci sia tanto da discutere e si possano avere davvero tanti spunti interessanti, per cui invito chiunque voglia dare un contributo ad utilizzare lo spazio sottostante per i commenti.
A circa un anno di distanza dal precedente lavoro sull’U14 maschile, sono oggi a proporre il “sequel” di quel documento, incentrato questa volta sulla categoria Under 16 maschile. Come nell’altro caso, si tratta di una serie di considerazioni e appunti accumulati in un anno con la squadra che ho allenato a Modena.
Di seguito il link per il download in due versioni (una più adatta alla stampa, una più indicata per la visualizzazione su PC/Tablet) e la descrizione di tutte le parti del documento.
L’anno scorso, dopo il mio primo anno alla guida di un gruppo Under 14, ho pensato di raccogliere idee, congetture, metodologie ed esercizi utilizzati durante la stagione, per comporre un documento – schematico e il più possibile pratico – che potesse essere per me una relazione e per chiunque fosse interessato uno spunto per il proprio lavoro.
Quest’anno ho invece lavorato con un gruppo Under 16, sempre maschile, formato in gran parte dai “miei vecchi U14”, più qualche inserimento. Vista la personale soddisfazione del lavoro pubblicato la scorsa stagione, quest’anno ho deciso di iniziare fin da subito a predisporre il materiale per una relazione finale sotto forma di diapositive: il risultato è questo documento.
Il vantaggio di partire da subito con l’idea di una relazione finale è che, così facendo, questo documento non riporta stralci, spezzoni o riadattamenti del lavoro di quest’anno…riporta proprio il lavoro stesso! L’unica variazione fatta, naturalmente, è stata quella di eliminare alcune informazioni “riservate”, ossia specifiche dei ragazzi che ho allenato.
Come per l’altro documento, questo elaborato non potrà essere completo, non potrà contenere verità assolute, non potrà essere sempre chiaro ed esaustivo: l’obiettivo è che, semplicemente, sia qualcosa.
Contesto
Contesto di lavoro
Il problema più grosso
Atleti
Tipologie di atleti
La ricerca del talento
Tipologie di talento secondo il CQN
Programmazione
Scopi delle programmazioni: gerarchia delle programmazioni
Programmazione annuale
Programmazione dei macro-cicli
Programmazione dei meso-cicli
Programmazione settimanale
Programmazione delle singole sedute
Programmazione annuale
Obiettivi
Programmazione degli obiettivi annuali
Programmazione dei contenuti: macro-obiettivi, micro-obiettivi e loro importanza
Programmazione delle pre-condizioni
Programmazione dei tempi
Programmazione dei macro-cicli
La fase di introduzione
La fase preparatoria
Le tre fasi agonistiche
La fase transitoria
Programmazione dei meso-cicli
Struttura tipica di un meso-ciclo: obiettivi e legame con gli obiettivi della programmazione annuale
Struttura della “settimana tipo”
Programmazione settimanale
Obiettivi
Programmazione e costruzione della seduta di allenamento
Analisi dei vincoli di programmazione
Definizione degli obiettivi della seduta
Parte di attivazione motoria
Parte di attivazione fisico-tecnica
Parte tecnica principale
Attacco
Parte situazionale
Defaticamento
Strutture differenti
Variabilità delle programmazioni
Obiettivi del Direttore Tecnico
La figura del Direttore Tecnico
Come fare in assenza di un Direttore Tecnico?
Obiettivi del Direttore Tecnico
Obiettivi tecnici
Obiettivi assoluti
Percorso di alzata per alzatori e alzata per tutti
Battuta-Ricezione in tutti i modi
Altezza e potenza del colpo d’attacco lungo rincorsa
Costruzione di 2 tempi per l’attacco
Correlazione con il “prima” e con il “dopo”
Direzionamento del colpo d’attacco
Percorso didattico sul muro
Difesa
Obiettivi per U14
Programmazione fisica
Fasi sensibili
Priorità per le singole capacità condizionali
Struttura settimanale classica
Sovraccarichi (cenni)
Periodo introduttivo
Obiettivi
Struttura settimanale
Dettagli sedute (18 sedute)
Periodo preparatorio
Schema tipo settimanale
Obiettivi settimanali per fondamentale
Obiettivi individuali
Definizione
Modelli tecnici – Palleggio
Palleggio frontale d’alzata (focus: azione elastica delle mani)
Palleggio d’alzata rovesciato
Priorità per gli alzatori
Palleggio in sospensione e in salto
Gestione palloni sulla rete
Compiti delle dita nel palleggio
Gestione traiettorie
Personalità
Modelli tecnici – Bagher
Bagher d’appoggio frontale
Bagher d’appoggio obliquo
Bagher laterale di ricezione
Intervento su palla corta
Palleggio d’appoggio
Ricezione
Preparazione della ricezione
“Scuola di ricezione”
Ricezione servizi salto spin
Modelli tecnici – Attacco
Rincorsa d’attacco
Braccio d’attacco
Punto di impatto
Attacco di secondo tempo
Attacco di palla Super esterna (focus: tempi della Super)
Attacco di palla Alta esterna
Attacco di palla Tre
Modelli tecnici – Battuta
Battuta float
Battuta salto float
Battuta salto spin
Direzionamento battuta
Modelli tecnici – Muro
Muro sul posto
Muro dopo traslocazione
Muro di gruppo
Modelli tecnici – Difesa
Tipologie di difesa
Zone obiettivo
Considerazioni varie
Posture
Contenimenti
Fasce di intervento
Difesa nella figura
Difesa acrobatica laterale
Difesa acrobatica frontale
Modello tattico di riferimento – Introduzione
Obiettivi
Sviluppo tecnico e tattico
Flusso di gioco
Modello tattico di riferimento – Fase Cambio Palla
Analisi rotazioni
Sistema 6-2 e dettaglio schemi di ricezione (P1, P6, P5 e varianti)
Sistema 5-1 e dettaglio schemi di ricezione
Rotazioni: principi generali
Adattamento sulla zona di servizio
Larghezza dei ricevitori
Distanza da rete e intervento prioritario
Valutazione della traiettoria
Classificazione battitori (a priori e a posteriori)
Eccezioni in ricezione
Alzata
Chiamate per l’attacco (schemi d’attacco)
Base del centrale
Distribuzione con ricezione lungo la rete
Gioco a rete stretta e in combinazione
Scelte di distribuzione: criteri ed evidenze
Tipi di alzata
Tattica individuale del colpo d’attacco
Eccezioni in attacco
Modello tattico di riferimento – Fase Break Point
Analisi rotazione avversaria
Rischi al servizio
Schemi collettivi al servizio
Schemi collettivi muro-difesa
Posizioni d’attesa base
Cronologia minacce
Eccezioni in attesa
Classificazione attaccanti
Obiettivo difesa
Le chiamate di muro
Sistemi muro-difesa 2-1-3, 2-0-4
Sistemi muro-difesa contro attacco dal centro e lungo la rete
Analisi ricezione avversaria
Eccezioni a muro
Free ball
No-Muro
Fase di difesa ed eccezioni
Keypoint tecnici: Muro e Difesa
Organizzazione contrattacco
Ricostruzione
Sistema di copertura
Copertura minima a doppia L
Copertura estesa ad archi di circonferenza
Tecnica e tattica individuale di copertura
Riassunto responsabilità
La nostra filosofia di gioco
Metodologia
Principi
Scala di priorità
Gestione allenamenti
Fogli presenze e rendimenti
Lavoro a stazioni
Allenamento dei fondamentali: caratteristiche e problematiche
Strategie di rilevazione e correzione degli errori tecnici e tattici
L’errore grave
Riunione pre-gara
Riscaldamento pre-gara
Gestione time-out
Studio dell’avversario
Analisi statistica
Analisi dei punti
Analisi delle situazioni
Modello Trofeo delle Province Bologna Maschile, 2011/2012
Gestione del gruppo
Il ruolo dell’allenatore
La costruzione della squadra
Il capitano
La doccia
Politiche di turn over
Politiche titolari e riserve
Rapporto con i genitori
Rapporto con i dirigenti
Regole generali di squadra
Regole per i collegiali
Eserciziario
Esercitazioni per il riscaldamento
Esercitazioni per il riscaldamento tecnico e la tecnica di base
Esercitazioni per gli alzatori (focus: intensivo alzatore)
Nel periodo delle vacanze natalizie, ho predisposto un lavoro intensivo specifico per un alzatore del mio gruppo U16 maschile. In questo articolo presento una breve relazione del lavoro che sto svolgendo. Sono ben accetti consigli, suggerimenti, critiche e pareri per migliorare il lavoro sia prima del termine che dopo, per eventuali riutilizzi futuri.
Introduzione all’atleta e agli obiettivi individuali
L’atleta in questione gioca nel ruolo di alzatore già da diversi anni: ha mani forti anche se non particolarmente elastiche, un’ottima volontà e predisposizione all’allenamento e una spiccata attenzione tattica. I macro-obiettivi per l’anno in corso sono tre:
Pulizia del tocco di palla (sensibilizzazione dell’entrata e stabilizzazione dell’uscita)
Passaggio al palleggio in sospensione
Introduzione al palleggio di alzata di primo tempo
Introduzione al percorso
Sebbene durante l’anno il differenziato per alzatori sia tema quasi quotidiano, ho preferito sfruttare l’occasione delle vacanze natalizie – in cui sia i ragazzi che gli allenatori hanno un po’ più di tempo ed è più facile trovare spazi palestra – per aggiungere una mezz’ora di allenamento tecnico individuale per richiamare in maniera decisa alcuni aspetti tecnici. Sostanzialmente, quindi, il programma prevede – in aggiunta al differenziato durante allenamento con gli altri alzatori – mezz’ora aggiuntiva prima dell’inizio dell’allenamento standard.
L’intensivo ha avuto una durata complessiva di 6 allenamenti, così strutturati:
Allenamento #01 (27/12/2011): Allenamento 30′ aggiuntivo da solo + Parte specifica con altri 2 alzatori 30′
Allenamento #02 (28/12/2011): Allenamento 40′ aggiuntivo da solo + Parte specifica con altri 2 alzatori 30′
Allenamento #03 (29/12/2011): Parte spceifica con altri 2 alzatori 40′
Allenamento #04 (03/01/2012): Allenamento 40′ aggiuntivo da solo + Parte specifica con altri 2 alzatori 30′
Allenamento #05 (04/01/2012): Allenamento 40′ aggiuntivo da solo + Parte specifica con altri 2 alzatori 30′
Allenamento #06 (05/01/2012): Allenamento 40′ aggiuntivo da solo + Parte specifica con altri 2 alzatori 30′
E’ con immenso piacere che inserisco oggi un documento di un caro amico allenatore di Modena, Francesco Baraldi. Nelle ultime settimane ha realizzato un interessantissimo e utilissimo quaderno tecnico sul palleggio d’alzata, il ruolo dell’alzatore e tutta la metodologia di insegnamento e allenamento. Nel ringraziarlo per il grande lavoro svolto, auguro a tutti voi una piacevole lettura.
Andrea Asta
Sommario
Introduzione al fondamentale
Aspetti prioritari: le mani
Il palleggio d’alzata
Posizione di partenza e spostamento
La posizione dei piedi
L’orientamento
Le mani e la postura neutra
Le traiettorie d’alzata
Lente d’ingrandimento: la palla alta
Il palleggiatore
L’individuazione, la specializzazione, la metodologia
Dalla teoria alla pratica
Motricità e coordinazione
Sensibilizzazione delle mani
Postura neutra
Orientamento
Controllo posturale ed equilibrio (adattamento arti inferiori)
Uso degli arti inferiori su traiettorie lunghe
Orientamento nello spazio rete e visione periferica
Come conclusione della mia prima annata alla guida di un gruppo Under14 maschile, ho pensato di raccogliere tutto il materiale prodotto (e quello che stavo scrivendo per i precedenti articoli), in un unico grande documento, che porto oggi in forma di documento PDF pronto per essere scaricato.
Introduzione
“Raccogliere tutto il materiale accumulato durante l’anno sportivo, riassumere idee, pensieri, congetture, risultati. Questo è stato lo spirito con cui ho iniziato, negli ultimi mesi, a costruire e realizzare il documento che state leggendo.
In una prima fase, spinto anche dall’entusiasmo del progetto, ho pensato di realizzare un vero e proprio documento testuale, una specie di libro, per intenderci. Ho ben presto abbandonato questa idea, per almeno due motivi: il primo, puramente egoistico, è che scrivere un documento testuale richiede un tempo davvero oneroso, che non avrei potuto (né voluto) garantire; in seconda analisi, inoltre, mi sono reso conto che non stavo ragionando sui veri obiettivi di questo lavoro.
A cosa dovrebbe servire, del resto, questa raccolta? Presumibilmente, a riassumere in maniera il più possibile sintetica e chiara una serie di concetti, metodologie, esercizi, in modo che possano essere riutilizzate, prima di tutto da me, nel futuro. Quale formato migliore, dunque, se non una serie di diapositive, proprio come se fosse una serie di appunti scritti “per punti”? Alla fine, mi sono convinto che fosse il modo migliore. Una serie di argomenti, trattati in maniera il più possibile sintetica, con alcuni focus sugli argomenti che ritengo più importanti o meno scontati (ovvero più dipendenti dalla singola metodologia di lavoro).
Una seconda domanda, altrettanto importante, a cui rispondere, è: perché mai pubblicare questa cosa sul web? Del resto, chi può essere interessato al materiale di un qualsiasi allenatore? Semplicemente, a questa domanda, ho risposto con una nuova domanda: perché non dovrei pubblicarlo? Entrando nei dettagli più tecnici, il documento tratta di tutta la fase di programmazione e realizzazione di una stagione con una squadra Under14 maschile di medio/basso livello, con particolare riferimento alla squadra da me allenata nella stagione 2010/2011, presso la società sportiva Modena Est. Di seguito una rapida panoramica degli argomenti trattati.
Introduzione al livello e alla problematica di ricerca del talento, con riferimento agli standard nazionali;
Problematiche relative alla gestione del gruppo, al ruolo dell’allenatore, al concetto di leadership e alle politiche principali di gestione del gioco;
Regole di squadra e regolamenti per eventuali momenti di collegiale;
Metodologia: gestione allenamenti e partite;
Programmazione: annuale, dei macrocicli, settimanale, delle singole sedute;
Presentazione dei principali obiettivi della categoria: obiettivi tecnici in progressione e modelli tecnici adottati, rilevazione e correzione degli errori, sistema di gioco e sua evoluzione, analisi degli avversari, obiettivi fisici;
Cenni sulla problematica della rilevazione statistica;
Eserciziario, contenente una serie di esercizi e protocolli sperimentati e adottati da me durante la stagione.
Al termine del documento, una serie di allegati, principalmente modelli vuoti ed estratti di programmazione completa.
Per forza di cose, questo elaborato non potrà essere di alta qualità, non potrà essere completo, non potrà essere esaustivo: semplicemente, sarà qualcosa. Ci sarà qualcosa da condividere e qualcosa da criticare, ci saranno cose che magari io stesso tra qualche anno non condividerò più, qualcosa da provare e qualcosa da sconsigliare. Ci sarà qualcosa di inaspettato e qualcosa che invece mancherà. In ogni caso, qualcosa ci sarà. Spero che questo possa essere, come sempre, un punto di partenza per una più vasta discussione che possa permettere a tutti, me per primo, un proficuo miglioramento.
Grazie a chiunque avrà la voglia di dare una lettura e lasciare qualche parere o consiglio.
In questo secondo articolo parleremo del numero di giocatori impegnati nella ricezione, senza entrare comunque nel merito degli schemi di gioco per la fase cambio palla. In seguito si prenderà in esame l’esempio di 3 giocatori in ricezione e si studieranno i problemi dell’assegnazione delle zone di competenza e della gestione delle zone di conflitto.
Indipendentemente dagli schemi di ricezione (o, più nello specifico, da chi sono effettivamente i giocatori impegnati nella ricezione), possiamo parlare del numero di giocatori impegnati in questa situazione di gioco: in generale, escludendo un giocatore che sarà addetto al secondo tocco (l’alzatore), sarà possibile designare fino a 5 giocatori. Classifichiamo quindi la scelta in:
Ricezione a 4 o 5 giocatori: utilizzata specialmente con squadre molto giovani o di livello molto basso;
Ricezione a 3 giocatori: utilizzata fino all’altissimo livello femminile e ad altissimo livello maschile su servizi in salto (solitamente);
Ricezione a 2 giocatori: utilizzata ad alto livello maschile per ricezioni di servizi flottanti.
Come in molti altri aspetti del nostro sport, non esiste una scelta corretta a priori. Ogni sistema ha i propri pregi ed i propri difetti e la scelta deve essere calibrata, banalmente, sui giocatori di cui si dispone.
Riducendo il numero di giocatori:
La manovra offensiva risulta semplificata, poiché alcuni giocatori potranno prepararsi con largo anticipo ad attaccare;
Ci sono più zone potenzialmente vulnerabili, pertanto si rendono necessari meccanismi di assistenza (di cui si parlerà più avanti);
Ad ogni ricevitore è assegnata una porzione maggiore di campo, il che richiede doti tecniche superiori.
D’altro canto, aumentando il numero di ricevitori:
La manovra offensiva risulta più complicata, poiché ogni giocatore, prima di attaccare, deve occuparsi della ricezione;
Ad ogni ricevitore è assegnata una porzione di campo teoricamente più piccola;
Aumentano le zone di conflitto (di cui si parlerà più avanti).