Sisley Treviso Campione d’Italia U18M

Dopo una finale intensa, combattuta e veramente bella da vedere, la Sisley Treviso si è aggiudicata il titolo di Campione Italiano U18 Maschile. Un 3-1 che ben poco fa intendere, rispetto a quanto la partita sia stata in effetti combattuta punto su punto, azione dopo azione.

E dire che la Sisley non era partita poi così bene: terzo posto nel proprio girone, dietro a Brugherio (vera sorpresa del torneo) e Trento. Da lì in poi, solo vittorie, fino al meritatissimo ultimo punto nella finalissima, svoltasi a partire dalle 17.30 circa in quel del Palasavena, che già aveva ospitato, con successo, le Final Eight di Coppa Italia femminile, a marzo.

Non entrerò troppo nella cronaca, anche perché tutti i risultati sono disponibili e rimarranno tali sul sito ufficiale della Legavolley (link diretto ai risultati di uno dei gironi).

Vorrei invece sfruttare questo spazio per una riflessione sulla pallavolo giovanile maschile, su cui soffia aria di crisi (almeno dalle mie parti), ma che riesce ad esprimersi a livelli altissimi in giro per l’Italia. Ho fatto una analisi su 6 partite (le 4 finali, più 2 semifinali) in merito ai punti fatti e subiti: qualcuno, in effetti, mi guardava un po’ incuriosito, un semplice visitatore sugli spalti con carta e penna, ma fa lo stesso. I risultati saranno chiaramente pubblicati su questo spazio, nei prossimi giorni. L’analisi riguarda il modo di fare e subire punto delle varie squadre, in modo da verificare anche il conteggio degli errori.

Credo che, per chi desideri allenare nel giovanile, sia importante analizzare il proprio riferimento. Perché, senza girarci troppo attorno, la finale nazione è il riferimento per il lavoro con ogni gruppo di quell’età. Il livello a cui dobbiamo puntare. Sono stato un po’ sorpreso dello scarso interesse dei molti giovani allenatori della provincia: per lo più, ho visto solo “grandi nomi” tra gli allenatori dell’Emilia Romagna.

Avendo visto più di 10 partite nei vari giorni, posso buttare giù qualche idea che ho ritrovato sistematicamente, per iniziare la modellizzazione. Partiamo con gli aspetti tattici:

  • Sistema di gioco 5-1
  • A muro, ricostruzione spesso affidata al centrale od al libero (escludendo l’alzatore, si intende)
  • In cambio palla, gioco rapido sia esternamente (Super, anche se alcune squadre usavano una palla più morbida), primi tempi avanti e dietro al palleggiatore, tesa al centro.
  • In fase break, importanza dell’attacco di palla alta
  • Muro a due sistematico, spesso a tre in fase di ricostruzione
  • Chiamata degli schemi offensivi
  • Chiamata degli schemi a muro, utilizzo dei metodi di lettura ed opzione, tattica dell’opzione 4

Proseguiamo ora con gli aspetti tecnici:

  • Servizio in salto per quasi tutti i giocatori (sia Jump Floating che Jump, anche se non necessariamente molto forzati)
  • Capacità di direzionare i colpi dalla zona 4 verso tutte le zone
  • Capacità di direzionare i colpi dalla zona 3 verso tutte le zone
  • Pochi colpi in parallela da zona 2

Una delle prime osservazioni che mi è capitato di fare, ieri, è stata riguardo all’importanza dell’opposto. Non credo sia un caso il fatto che le prime 4 squadre classificate abbiano avuto in campo un opposto decisamente incisivo (22 punti a testa per Santin di Treviso e Rossi di Roma in finale, per non parlare dell’opposto di Milano, vero punto cardine della squadra).

Riguardo all’aspetto fisico, è innegabile come già in Under 18 la tendenza sia quella di avere giocatori sempre più alti.

L’aspetto tecnico più critico, chiaramente, la ricezione. La tendenza è sempre quella di utilizzare il più possibile il palleggio e, infatti, i bagher di ricezione sono spesso stati imprecisi o, addirittura, fallosi.

Per il momento è tutto, a breve pubblicherò i risultati della mia analisi.

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Finali Nazionali U18 Maschili

Si stanno svolgendo da ieri, in provincia di Bologna, le finali nazionali di Under18 Maschili.

Fino a stasera assisteremo alla fase eliminatoria:

Girone M (Palasavena, San Lazzaro di Savena)

  • Sisley Treviso
  • Diavoli Rosa Brugherio
  • Dinamis Falconara
  • Itas Diatec Trentino

Girone N (Palasport di Ozzano dell’Emilia)

  • Tonno Callipo Vibo Valentia
  • S. Anna Pescatori Torino
  • Lube Banca Marche Macerata
  • Msc Crociere Napoli

Girone O (Palasport di Castenaso)

  • M. Roma Volley
  • Brebanca Lannutti Cuneo
  • Virtus Volley Fano
  • Stadium Mirandola

Domani inizieranno le fasi eliminatorie, per stabilire i primi verdetti e arrivare pronti a Domenica per le finali dall’ottavo al primo posto, che si svolgeranno tutte al Palasavena (proprio dove si è svolta la Final Eight di Coppa Italia Femminile). Il livello che ho visto fino ad oggi è stato veramente buono e mi sento di consigliare a tutti gli appassionati di non perdersi i grandi match che ci attendono domenica pomeriggio.

Per tutti i dettagli ed i risultati in tempo reale, collegarsi a LegaVolley.

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Nuove Normative per gli Allenatori

Ebbene, con grande stupore sono venuto a scoprire che sono in via d’arrivo, ufficiali per la Stagione 2009/2010, delle novità piuttosto consistenti per quanto riguarda l‘iter formativo degli allenatori di pallavolo. Vado, per prima cosa, a mostrare le tabelle comparative, per poi scendere in un commento.

Normativa Attuale (in vigore fino alla Stagione 2008/2009 compresa)

Qualifica Ruolo Giovanili Prima, Seconda, Terza Divisione Serie C-D Serie B2 Serie B1 Serie A2-A1
Allievo
(TEMPORANEO)
1° All
Allievo
(TEMPORANEO)
2° All
Primo Grado 1° All
Primo Grado 2° All
Secondo Grado 1° All
Secondo Grado 2° All
Terzo Grado 1° All
Terzo Grado 2° All

Normativa Nuova (in vigore dalla Stagione 2009/2010)

Qualifica Ruolo Giovanili Prima, Seconda, Terza Divisione Serie C-D Serie B2 Serie B1 Serie A2-A1
Allievo
(DEFINITIVO)
+
PRIMO LIVELLO
GIOVANILE
1° All Solo U14
di società con massimo la serie D
Solo
Terza e Seconda Divisione
Allievo
(DEFINITIVO)
+
PRIMO LIVELLO
GIOVANILE
2° All Solo U14
di società con massimo la serie D
Solo
Serie D
Primo Grado
+
PRIMO LIVELLO
GIOVANILE
1° All Solo
in società con massimo la serie B1
Primo Grado
+
PRIMO LIVELLO
GIOVANILE
2° All Solo
in società con massimo la serie B1
Secondo Grado
+
SECONDO LIVELLO
GIOVANILE
1° All
Secondo Grado
+
SECONDO LIVELLO
GIOVANILE
2° All
Terzo Grado 1° All
Terzo Grado 2° All

Come vedete, le modifiche sono piuttosto consistenti: viene anche specificata questa carica aggiuntiva, “Livello Giovanile“, di cui ho trovato, al momento, poche informazioni. So solo che verrà resa obbligatoria a tutti i corsi, e sarà data d’ufficio solo a chi ha già svolto corsi di specializzazione appositi.

Riguardo all’ordine temporale, queste sono le indicazioni:

  • Anno 1: Allievo Allenatore
  • Anno 2: Possibilità da subito di fare il Primo Grado
  • Anno 3: Aggiornamenti
  • Anno 4: Secondo Grado
  • Anno 5: Aggiornamenti
  • Anno 6: Terzo Grado

Iniziamo con le considerazioni sull’Allievo Allenatore. Ruolo che, finalmente, diventa definitivo. Questo vuol dire che non sarà necessario fare il corso di Primo Grado dopo due anni. Quindi, giustamente, la FIPAV elimina quella strana serie di vicende per cui alcuni erano indotti a pensare che l’Allievo Allenatore fosse solo un modo per guadagnare soldi. Rimango comunque della mia idea, già esposta in passato: dovrebbe esistere una forma di “legalizzazione” dei tanti assistenti aspiranti allenatori minorenni. Qualcosa che permetta di fare da secondo allenatore già da sedici anni. Troppo piccoli? Beh, però gli arbitri possono iniziare a quell’età (o almeno, fino a tre anni fa era sicuramente così, ora non saprei dire se sia cambiato). Aspetto curioso è il fatto che venga tolta la Prima Divisione: è davvero così necessario distinguere? In compenso, è possibile fare il secondo fino alla Serie D.

Passiamo ora al discorso sulla serie B1, che potrà essere allenata solo da Terzo Grado (e secondo allenatore di Secondo Grado). In effetti, la differenza di livello (sia di gioco, sia societaria) tra B2 e B1 si nota. Ma, se devo essere sincero, credo che il “togliere” la B2 ai secondi gradi abbia come principale intento quello di dare finalmente un senso al Terzo Grado, che, francamente, al momento mi pare piuttosto privo di utilità effettiva (ci sono meno di 60 società in Serie A tra maschile e femminile, e una trentina di nuovi Terzi Gradi ogni anno, destinati a non utilizzare appieno il proprio titolo). Però, si creerà ora quella strana vicenda che successe qualche anno fa, con il passaggio dai due livelli ai quattro: un allenatore di secondo grado, attualmente in B1, da un anno all’altro si ritroverà disabilitato. Un po’ come se il “signor FIPAV” dicesse: “Salve, lei ha allenato in B1 fino ad oggi, ma secondo noi ora non è più capace e ha bisogno di un nuovo corso“.

Ora la questione che più mi rammarica: la nuova modifica sulle giovanili. Con l’allievo solo fino agli Under14 delle squadre senza prime squadre “forti”, quasi a dire che se uno non ha una buona prima squadra, allora può essere allenato anche da chi allena da poco. Poi ancora distinzioni su distinzioni. Un po’ imbarazzante, direi. Siamo onesti: le società di serie A, sapranno pur decidere in piena autonomia a chi affidare il proprio settore giovanile, così prezioso per non soccombere alle ingenti spese dell’alto livello? E poi, volete forse dirmi che al corso di Secondo Grado verranno affrontati temi specifici in merito alle “giovanili delle squadre di serie A“? Bisogna essere coerenti, quando si fanno le cose: se stabiliamo distinzioni di questo tipo, bisognerà poi trovare un filo logico nel processo formativo. Ovvero, nell’allievo dovrà essere spiegato come gestire un Under14 “senza pretese”. Al primo grado come gestire giovanili fino al medio-alto livello. Al secondo grado anche le giovanili dorate. Ci riusciranno? Altra questione: dove si dovrebbero inserire il MiniVolley e l’Under 13, nel processo formativo?

Infine, un ultimo appunto, con cui chiudo. La questione delle deroghe. Non voglio criticare, perché io stesso ho fatto uso di deroghe l’anno scorso, mentre quest’anno mi è stata negata senza pietà (curioso come, invece, pare che siano state date deroghe piuttosto consistenti anche ad altissimo livello!!!). Ad ogni modo, con una così specifica divisione della formazione, sembra quasi che l’intento della FIPAV sia quello di mettere un grosso freno. Sarò sincero: credo che non ce la faranno mai. Ci sono troppe realtà piccole che hanno bisogno degli Allievi Allenatori. Ancora, per essere beffardo: ci sono anche realtà di alto livello che, evidentemente, ne hanno bisogno. Del resto, sempre meglio una deroga, piuttosto che un grado regalato, vero?

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La visione sportiva

Riporto uno stralcio di una lettera che ho consegnato ai genitori dei miei atleti, in occasione dell’ultimo allenamento stagionale.

[…]

Vorrei soffermarmi ora su un tema delicato e per cui non mi stancherò mai di scrivere e parlare: il problema della corretta visione dell’attività sportiva. Ritengo sia importante che i ragazzi capiscano che l’attività sportiva non è in contrasto con la vita privata, ma insegna ad organizzare il proprio tempo al meglio. Non è in contrasto con le amicizie, ma, anzi, deve stimolare a conoscere sempre più gente, sia ad allenamento, sia alle partite, sia agli incontri al parco. Le stesse famiglie, però, devono comprendere come sia importante che i ragazzi vivano l’esperienza sportiva nel modo più completo, con tutti gli allenamenti e tutte le partite frequentate, a Settembre, così come a Maggio! L’importanza di avere un impegno fisso, oltre alla scuola, si traduce nel riuscire a gestire il proprio tempo al meglio, nell’imparare che un giorno totalmente libero può essere utilizzato per iniziare il lavoro dei giorni seguenti, nell’imparare a dosarsi in ogni cosa. L’attività sportiva non è e non deve essere vista come un oratorio, dove passare un pomeriggio ogni tanto: l’attività sportiva è un vero e proprio stile di vita. Frequentare la palestra impone il rispetto di alcune basilari regole (così come lo sarà frequentare un ambiente lavorativo), impone il rispetto degli altri (così come lo è l’essere parte di una comunità) e garantisce la cura di se stessi (non dimentichiamo mai che il fisico non può essere trascurato). Il conoscere gente nuova deve essere concepito come uno stimolo (abbandoniamo le chat!), che lo sport ha sempre garantito e sempre garantirà: la partitella ai giardini con gli amici, l’andare a vedere la ragazza che fa allenamento, l’andare a guardare le partite dei propri amici e delle proprie amiche, sono tutte attività che chi vive lo sport nel modo più corretto riesce ad apprezzare.

Se posso permettermi, quindi, vorrei lasciarvi con un consiglio: ragazzi, cercate di godere appieno delle possibilità che lo sport vi offre! Famiglie, cercate di incoraggiare i ragazzi in questo processo! Lo studio è un’attività sicuramente faticosa (ed è sicuramente l’attività più importante per ogni ragazzo), ma non è e non può essere un deterrente per la frequentazione della palestra. Imparate ad organizzare il vostro tempo, imparate che non sempre si può fare tutto, ma imparate anche che lo sport, così come la scuola, è un’attività per cui si spendono tempi ed energie e, come tali, meritano il rispetto di tutti. Quello che per l’atleta è un gioco, per gli allenatori è un lavoro, per i dirigenti una voluminosa occupazione di tempo, per i genitori un impegno. Non si tratta di esasperazione, si tratta di rendere onore ad un impegno che ognuno si prende all’inizio di una stagione.

[…]

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Forum tecnico

Ecco una piccola novità su questo sito: da oggi è disponibile un forum per allenatori di pallavolo, dove discutere di tecnica, tattica, preparazione fisica, teoria dell’allenamento e di tutto quello che riguardi l’aspetto più tecnico del nostro sport. Spero che questa idea possa trovare qualche attenzione. Il sistema è appena stato installato, quindi scrivetemi se notate irregolarità.

Il link al forum è tra quelli in alto. Buona navigazione e buone discussioni.

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Intermezzo

Sebbene non c’entri nulla con il blog tecnico, mi riservo il diritto di lasciare un piccolo intervento di passaggio per segnalare che, finalmente, esco da quell’intermezzo che è “Allievo Allenatore”. Il Primo Grado è ora mio.

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31 maggio 2008: tutti a Bologna!

Il 31 maggio 2008, in occasione della fondazione dell’Associazione Preparatori Fisici del Volley, la maggioranza dei preparatori atletici della pallavolo italiana dei massimi livelli (A1, A2) sarà riunita a Bologna. L’attività è organizzata da un sito – www.preparazionefisica.it – che frequento e a cui collaboro (nei limiti di quanto possibile, non essendo io preparatore) da ormai molto tempo. L’invito di partecipazione è esteso a tutti i visitatori del sito ed a tutti gli interessati. L’unica cosa da fare è contattare i webmaster e segnalare la propria intenzione a prendere parte all’evento.

Io non mancherò.

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Il periodo transitorio nelle giovanili

Periodo TransitorioIl periodo transitorio è, per definizione, quello che separa la conclusione del campionato da quella effettiva degli allenamenti. Ci sono squadre che, banalmente, non svolgono alcun lavoro in questo periodo, altre che, invece, si dedicano con meticolosità e dedizione al lavoro.

In realtà il periodo transitorio, se utilizzato nella maniera corretta, può rivelarsi particolarmente utile: non avendo più l’ansia della prestazione (e, magari, l’importante obiettivo preposto), infatti, si ha tutta la tranquillità e la serenità per concentrarsi su alcuni aspetti che durante l’anno sono stati trascurati.

Si può parlare di carenze tecniche individuali, ma anche di incrementi strategici (per semplificare il lavoro l’anno successivo), oppure anche di fisico. Senza trascurare che, per la maggioranza delle squadre, il periodo transitorio sancisce anche l’inizio del mercato, ovvero dei giocatori in prova.

Parlando di giovanili, dobbiamo tenere presenti alcuni aspetti:

  • Molti ragazzi non hanno più voglia di faticare, essendo terminati i veri stimoli (le gare)
  • Abbiamo l’opportunità di lavorare molto scrupolosamente sulla tecnica individuale

Già da subito notiamo un’evidente contraddizione. La necessità dell’allenatore è quella di lavorare molto sull’analitico e sul sintetico, la necessità del giocatore è quella di non avere frustrazioni e giocare molto, se viene in palestra. A tutto questo va aggiunto quello che, a mio avviso, è uno degli aspetti cruciali del periodo di transizione: l’aspetto fisico. Il periodo di transizione, dal punto di vista fisico, può avere diversi obiettivi:

  • Incrementi muscolari di diverso tipo
  • Correzione di alcuni problemi posturali
  • Lavoro specifico sui traumi avuti durante l’anno
  • Prevenzione personalizzata
  • Apprendimento della tecnica di alcuni esercizi fisici

L’ultimo punto, in particolare, parlando di giovanili, può essere molto interessante: pensare di dedicare un po’ di tempo al fisico, insegnando la tecnica esecutiva di alcuni esercizi con sovraccarico (attività che, se eseguita con moderazione e senza eccessi piace agli atleti), potrebbe anche portare il vantaggio di partire con basi migliori per un lavoro mirato di preparazione fisica nella stagione successiva.

Ritornando all’aspetto tecnico, è chiaro che è compito dell’allenatore stabilire un programma che possa anche attirare i ragazzi verso la palestra, anche nei mesi di Maggio e, a volte, di Giugno. Per non eccedere in casi e casi, parlerò banalmente delle scelte che ho fatto io quest’anno, con il mio gruppo Under 18 maschile.

Anzitutto, abbiamo deciso di continuare a svolgere 3 allenamenti settimanali da 2 ore (salvo casi eccezionali), seppur a ranghi ridotti (le palestre sono già pagate anche per maggio), mentre, presumibilmente, da Giugno non riusciremo più ad allenarci, salvo 3-4 volte entro le prime due settimane. Ad ogni modo, ho focalizzato il lavoro seguendo questi principi:

  1. Ai ragazzi piacciono essenzialmente due aspetti: l’attacco ed il servizio in salto;
  2. Avendo in gruppo molti U16 (U18 dall’anno prossimo), dobbiamo sistemare due aspetti tecnici che ritengo vitali per questa fascia di età: ricezione e attacco, anche di palla alta (anche se questo sarebbe più un obiettivo da U14, avendo giocatori con poca esperienza alle spalle, il discorso è ancora più che aperto);
  3. Sempre per il discorso dell’aver avuto molti giocatoriU16, ma con campionati di Serie, abbiamo lavorato tutto l’anno con la rete 2.43 metri, con conseguenti “bracci più lenti del dovuto” per passare la rete senza tirare fuori;
  4. Ci sono 2-3 giocatori dell’attuale gruppo U16 che sono maturati molto durante l’anno e che andrebbero inseriti con l’attuale gruppo l’anno prossimo;
  5. I giocatori non hanno mai svolto esercitazioni con sovraccarichi.

A questo punto, ho delineato un programma di massima:

  • Martedì: allenamento specifico sull’attacco forte, con rete 2.35 circa. 30′ di riscaldamento, 60′ di fasi analitico – sintetiche e 30′ di fasi di gioco o globale (numeri permettendo), sempre con punteggi bonus per l’attacco. Attenzione: tutti i giocatori devono attaccare da tutte le zone, in più i centrali continueranno ad allenare il primo tempo.
  • Mercoledì: allenamento specifico su battuta e ricezione. 30′ di riscaldamento, 60′ di fasi analitico – sintetiche (nelle fasi sintetiche si inserisce anche il servizio al salto e si conclude l’azione con l’attacco), 30′ di fasi di gioco o globali.
  • Venerdì: lavoro sull’attacco di palla alta, quindi, in linea di principio, sul contrattacco e la fase break. Quando possibile, più spazio al globale.

A titolo di esempio, in maniera molto schematica e priva di dettagli (per altro, disponibili in forma completa nei miei allenamenti sul VCS), riporto i primi due allenamenti della scorsa settimana.

Martedì 6 maggio 2008

Finalità: attacco
Atleti: 3 palleggiatori, 7 attaccanti
Durata: 2 ore

  • 30′ Riscaldamento fisico e tecnico guidato.
  • 30′ Tecnica specifica – parte 1.
    • Alzatori: alzate di vari palloni su lancio del compagno (alzate sia da terra che in salto).
    • Attaccanti: trasformazione per la rincorsa, attaccando palloni lanciati dall’allenatore (3 palloni di fila, 2 in primo tempo e 1 in secondo, ponendo attenzione sull’esplosività della rincorsa).
  • 30′ Tecnica specifica – parte 2: lavoro a gruppi in attacco da zona 2 e zona 1.
    • Gruppo 1: attacco con alzata degli alzatori di palla mezza dietro sia in prima che in seconda linea.
    • Gruppo 2: trasformazione per il caricamento, 2-3 colpi da terra con gomito alto e subito 1 attacco in secondo tempo su lancio dell’allenatore.
  • 30′ Fase di gioco: due giocatori appoggiano una palla dell’allenatore su tutto il campo e ci sono 3 uscite. d’attacco contro due giocatori a muro esterni (palla in 2, per un giocatore che non era in appoggio, palla in 6, palla in 4). Punteggi singoli e gara tra tutti gli attaccanti.

Mercoledì 7 maggio 2008

Finalità: ricezione
Atleti: 2 palleggiatori, 6 attaccanti
Durata: 95 minuti

  • 30′ Riscaldamento fisico e tecnico guidato.
  • 30′ Ricezione singola su metà campo contro battuta floating da terra: 2 giri di ricezione in zona 5 (battuta da zona 5 poi da zona 1) e 2 giri in zona 1. Gara tra battitore e ricevitore con obiettivi di positività individuali su 10 battute.
  • 45′ Sintetico ricezione e attacco: due giocatori ricevono su 2/3 di campo nelle zone 5/6, il ricevitore di zona 5 attacca anche da zona 4. Un altro giocatore è solo in attacco in zona 2 o in zona 3 (a seconda del giocatore). Servizio libero, ricezione e attacco a discrezione dell’alzatore, segue free ball per l’attacco del secondo giocatore. Errore al servizio comporta Jolly Ball, ossia servizio da terra da non sbagliare.

Ecco, in linea di principio, i criteri che utilizzo per concludere nel modo più felice per tutti questa stagione. C’è da aggiungere che il nostro periodo transitorio è un po’ “forzato”, nel senso che stiamo partecipando ad un piccolo torneo di 4 partite che ci tiene ancora un po’ impegnati nel week-end. Ad ogni modo, il torneo è stato fatto per dare spazio di gioco a tutti, quindi non ci poniamo obiettivi di classifica e, pertanto, possiamo dirci mentalmente già in periodo transitorio.

Riguardo al discorso fisico, avevo già preparato una scheda per l’insegnamento di alcuni esercizi di base, anche se, causa problemi vari della società, ancora non siamo riusciti ad andare in sala pesi. Ad ogni modo, gli esercizi che abbiamo ritenuto importanti sono:

  • Seduta #1
    • Squat a 90° con bilanciere libero
    • Spinte alla panca piana
    • Trazioni al pulley
  • Seduta #2
    • Affondi frontali con manubri
    • Lento avanti con manubri
    • Trazioni alla lat machine

Le modalità di lavoro previste sono: carichi molto bassi (tali da garantire comunque un sovraccarico), 3 serie da 10 ripetizioni per ogni esercizio, attenzione alla tecnica esecutiva, esecuzione lenta e controllata.

Personalmente, mi ritengo abbastanza soddisfatto dagli effetti ottenuti: abbiamo comunque una buona frequenza agli allenamenti, stiamo ottenendo, già in poco tempo, buoni risultati e gli allenamenti non risultano eccessivamente noiosi.

Il periodo di transizione, in conclusione, deve poter soddisfare le esigenze dei giocatori, che hanno voglia di subire stress inferiori rispetto al campionato, ma anche quelle degli allenatori, che hanno necessità di sfruttare appieno il tempo senza gare per concentrarsi sulla tecnica individuale.

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Materiale per Allenatori

Sei alla ricerca di un modulo e non hai voglia di prepararlo? Vorresti dei fogli con i campi già disegnati, da stampare e avere con te per ogni esigenza? Fogli per appuntarsi qualcosa alle partite? Fogli per le assenze, rendimenti, convocazioni? Fogli per scrivere allenamenti a mano? Fogli per preparare le programmazioni degli allenamenti? Analisi rotazioni, scout manuali? Valutazioni, test? Da oggi puoi trovare tutti i moduli da me prodotti in una apposita pagina.

Nella stessa, inoltre, sono disponibili anche alcuni software, che io utilizzo personalmente e che mi sento di consigliare a tutti gli “addetti ai lavori“.

Dimenticavo: tutto è, chiaramente, totalmente gratuito.

Spero che qualcosa possa esservi utile e, come sempre, attendo commenti, critiche e consigli. Buona navigazione.

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Le esigenze del team

In seguito ad una specifica richiesta dei miei dirigenti, ho prodotto un documento che presenti alcuni possibili miglioramenti societari, in vista della Stagione 2008/2009. Avendone avuto l’occasione, ho pensato di scrivere alcuni pensieri che ritengo importanti sull’organizzazione sportiva, che quindi mi permetto di pubblicare.

[…]

Per come la vedo io, l’organizzazione di una attività sportiva è un compito molto complicato, in quanto richiede che siano tenuti ben presenti alcuni aspetti e, soprattutto, che vengano rispettate alcune esigenze basilari:

  • Esigenze della società
  • Esigenze dei giocatori
  • Esigenze delle famiglie
  • Esigenze degli allenatori

Le esigenze della società sono quelle che penso abbiate più chiare, quindi mi ci soffermerò poco, sottolineando comunque alcuni aspetti che vi consiglio di non sottovalutare. Anzitutto, dobbiamo tenere presente l’aspetto economico, ossia dobbiamo cercare di capire cosa realmente possiamo e non possiamo fare. Un secondo aspetto è quello organizzativo: una società sportiva si deve basare su una gerarchia organizzata. Ogni gruppo deve avere un dirigente accompagnatore, che curi le esigenze specifiche di una sola squadra. Ogni gruppo deve avere una serie di assistenti di gara, ovvero i segnapunti, gli addetti ai tabelloni, eventuali addetti alle statistiche, eventuali addetti stampa. Questi, di norma, non sono reclutabili professionalmente, pertanto si deve cercare di coinvolgere quanto più possibile i genitori. Per questo, però, è necessario che essi stessi siano soddisfatti dell’ambiente. L’altro aspetto importante è quello numerico: dobbiamo capire a quanti ragazzi possiamo garantire una adeguata stagione agonistica. La spiegazione dell’aggettivo “adeguata” ti sarà più chiaro leggendo il seguito. L’errore che io ho visto commettere più spesso, non solo da noi, è quello di pensare che a numero più alto di iscritti corrisponda un risultato migliore: invece, è veramente importante, secondo me, avere un numero di iscritti adeguato al servizio che possiamo offrire. E’ un po’ come quando si va al ristorante: se il capo prende dentro troppi clienti e li lascia ad aspettare per ore intere, sicuramente perderà i clienti. Se invece, come è naturale che sia, una volta riempito il locale rinunci all’eccesso, è più probabile che gli attuali clienti rimangano più soddisfatti, decidendo di tornare altre volte, così come è facile che anche gli “esclusi” ritentino in altre occasioni, magari prenotando un posto. Qual è il numero giusto? Dal mio punto di vista, non si possono creare squadre con più di 14-15 elementi. E, se si vuole lavorare con qualità elevata, è necessario che, superati i 10 elementi, si possa disporre, almeno saltuariamente, di assistenza in palestra. Il discorso è valido anche a ritroso: una squadra con meno di 10 elementi non è da attivare, per il semplice motivo che durante l’anno eventuali perdite di giocatori potrebbero rivelarsi catastrofiche.

Altra esigenza è quella logistica delle partite: ad ogni partita sono necessari segnapunti e, ai livelli più bassi, anche arbitri. Questo fatto non va affrontato la prima volta che si presenta, ma all’inizio della stagione! Bisogna avere la disponibilità di almeno 3-4 genitori a squadra e, per gli arbitraggi, si può aggiungere una “obbligatorietà”, per i giocatori della prima squadra o dell’U18, riguardo all’arbitraggio di queste partite (sarebbe anche una bella iniziativa per fare vedere che la Società non è formata da tanti gruppi distinti, ma collabora e coopera come una vera famiglia).

Utilizzo l’esempio del ristorante per addentrarmi immediatamente in quelle che ritengo essere le esigenze dei giocatori, che sono a tutti gli effetti i clienti del nostro ristorante. Il cliente desidera anzitutto un luogo adeguato a ciò che dovrà fare: non saremmo certo contenti di mangiare in una cantina! Dal punto di vista pallavolistico, una palestra pallavolistica degna di tale nome necessita di queste caratteristiche: pavimento pulito e non traumatico per i salti, soffitto di altezza sufficiente per garantire importanti obiettivi tecnici (almeno 6-7 metri), una temperatura attorno ai 18° anche in inverno, docce calde e sufficienti dal punto di vista numerico.

[…]

L’altra esigenza del giocatore è di sentirsi ben trattato: questo deve partire sicuramente dall’allenatore, che deve riuscire a far sentire il proprio atleta un vero e proprio campioncino, ma deve continuare anche dalla società, che deve promuovere attività che facciano sentire il giocatore parte attiva della famiglia-società. Organizzazione di eventi, magliette, gadget, coinvolgimento con le attività della prima squadra (che non può non esserci!), sono tutti aspetti che fanno sentire un ragazzo orgoglioso di essere parte di un gruppo. Il giocatore deve essere orgoglioso di essere parte della Polisportiva, non esserci perché non ha alternative!

Passo ora alle esigenze delle famiglie, dove, come nel primo caso, penso possiate essere ben più preparati di me: ritengo che, anzitutto, l’interesse primario delle famiglie sia che siano soddisfatte le esigenze del figlio. Quindi, quel che è già stato detto. Inoltre, ogni famiglia ha esigenze organizzative: deve conoscere per tempo orari e luoghi delle partite, deve essere avvertita di ogni minima variazione ed iniziativa. Dove possibile, ai genitori piace essere coinvolti nelle attività di squadra: scrivere sul sito, aiutare in palestra, fare il segnapunti e così via. Infine, aspetto cruciale, alle famiglie interessa tantissimo che i soldi spesi abbiano un riscontro materiale: senza troppi giri di parole, noi sappiamo bene che i 300€ annui versati non coprono nemmeno le spese delle palestre, ma è anche vero che alle famiglie non interessano particolarmente le spese societarie. Far passare un anno senza dare quanto meno una maglietta di rappresentanza, una borsa ed una tuta per i nuovi arrivati, non è comunque un bel gesto. Se le finanze non lo permettono, si deve cercare di risparmiare, riutilizzando le maglie e le tute da gioco, ma credo che ogni anno qualcosa dovrebbe essere dato: sia una maglia, una felpa, una borsa, una borraccia, qualsiasi cosa, purché si faccia vedere che ad una spesa in denaro corrisponde comunque un riscontro materiale. Sempre per risparmiare, bisognerebbe tener presente che, di norma, almeno nelle giovanili, le maglie, le tute e tutto il materiale fornito ai giocatori non diventa proprietà degli stessi, ma rimane proprietà della Società: in altre parole, a fine stagione tutto deve tornare indietro! In questo modo si evita che, ad esempio, nel percorso dall’U13 all’U18, ogni giocatore riceva 3-4 magliette da gioco, salvo poi smettere di giocare e tenersi tutto (con conseguenti necessità di nuove spese ogni anno).

Infine, mi addentro nel mio campo, ossia le esigenze degli allenatori. Ogni allenatore ha dei sogni sulle modalità di lavoro, spesso irrealizzabili. Ad ogni modo, ci sono alcune caratteristiche che ritengo veramente basilari. Ogni allenatore ha l’esigenza di poter lavorare con la fiducia dei propri dirigenti, cosa che a me, personalmente, è sempre stata garantita, ma che comunque consiglio di non dimenticare mai. Un allenatore deve poter sapere che le sue scelte tecniche non saranno giudicate da persone a cui non spetta questo compito e ha anche necessità di sapere che sarà appoggiato nelle proprie scelte disciplinari, ovviamente nei limiti dell’umano. Ogni allenatore ha anche necessità di garantire una sufficiente qualità allenante: c’è necessità di poter lavorare per i famosi 3 allenamenti da 2 ore (compresi riscaldamenti e defaticamenti), c’è la necessità di garantire un adeguato numero di partite ai propri giocatori (secondo me, ogni giovanile dovrebbe giocare almeno 30 partite ufficiali ogni anno), c’è la necessità di poter disporre di alcuni strumenti vitali. Ad esempio, è necessario disporre almeno di un pallone per ogni giocatore, più qualche pallone extra. Quindi, almeno 12-15 palloni per ogni palestra frequentata. Più il numero di palloni aumenta, più è possibile allenare meglio. E’ necessario avere un campo adeguato, con spazio al di fuori del terreno da gioco, quando possibile, ed un soffitto sufficiente per i propri obiettivi tecnici. E’ necessaria una rete facilmente gestibile, montabile e smontabile, alzabile ed abbassabile con precisione. E’ necessario disporre di alcuni attrezzi veramente basilari, ma che spesso sono assenti, rotti o non disponibili: palle mediche, tavoli stabili (tali almeno da garantire l’incolumità di chi c’è sopra!), carrelli (almeno due!). Tutto il resto, dipende da chi è l’allenatore e da quali strumenti personali possiede. Ad esempio, io chiedo sempre di avere strumenti per fare prevenzione sull’articolazione della caviglia, ma solo ad aprile di quest’anno sono riuscito ad essere accontentato, con l’acquisto di uno strumento che, seppur banale e di qualità discutibile, è quanto meno meglio di niente. Ogni allenatore ha inoltre l’esigenza di non essere coinvolto in attività burocratiche che sono competenza del dirigente accompagnatore della squadra: controllo e preparazione documenti, organizzazione trasferte, comunicazioni ai genitori, spostamenti di orari, spostamenti gare, organizzazione amichevoli, scrittura articoli non sono attività che dovrebbero competere ad un allenatore, perché sottraggono tempo prezioso al suo vero compito, ossia quello di garantire uno sviluppo professionale e controllato di tecnica, tattica, fisico, disciplina, psicologia dei propri giocatori. L’allenatore ha necessità numeriche, così come la società.

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Che ne pensate? C’è altro che si potrebbe aggiungere?

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