Causa grave problema, si sono cancellati i vecchi contenuti. Vedrò il da farsi.
Chiedo scusa per il disagio.
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Riparto dal precedente scritto per iniziare a buttare giù qualche idea.
Alla fine mi sono deciso e lavorerò con un gruppo Under 18 maschile. E’ il mio campo di lavoro e posso avere un riscontro effettivo.
Cerchiamo di buttare giù due idee creative:
Moduliamo il carico di lavoro per una seduta da Mercoledì/Giovedì (allenamento 2 di 3) da 120 minuti:
Il riscaldamento fisico non è parte che mi interessi al momento, sarà la conclusione del mio lavoro.
Il riscaldamento tecnico sarà un circuito di lavoro per il bagher e per il servizio.
Due giocatori in ricezione nelle Zone 5 e 1. Un lanciatore da Z1 fa un lancio in una delle due zone. Un giocatore alza preciso alto in Z4, recupera la palla al volo e corre in fila a lanciare. Un giocatore fuori dal campo dietro ai ricevitori sta in attesa ed entra al posto di chi ha ricevuto. Chi ha ricevuto va ad alzare. Chi ha lanciato va in attesa. Ultimi minuti con servizio.
L’analitico e sintetico verterà sulla ricezione di diverse tipologie di palloni. La parte sintetica fungerà anche da riscaldamento tecnico per l’attacco
La parte globale, infine, verterà su un lavoro specifico sui vari giri di ricezione, con particolare attenzione e correzione degli errori più frequenti in partita, specialmente nei giri sopra citati come deboli.
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Uno dei tanti problemi tattici che entrano in gioco durante una partita è su come battere in determinate situazioni. Senza dilungare troppo con tanti esempi e supposizioni, prendiamo in considerazione un caso che mi è capitato spesso di vedere: siamo in battuta sul 23-24 o 24 pari, cosa facciamo? Forziamo la battuta o no? Ci sono tantissimi fattori che possono influenzare la nostra scelta:
Queste sono alcune delle domande che su due piedi vengono in mente. Come dobbiamo comportarci quindi? Possiamo stilare una specie di tabella comparativa? Quali di questi fattori sono i più determinanti?
Sicuramente il primo errore che possiamo fare è sbagliare la battuta. Non ci da alcuna possibilità di rigiocata ed è punto diretto agli avversari. Ma se ho un battitore forte vale la pena di rischiare? Quando ne vale la pena? Ad esempio nel mezzo del set o a inizio set sicuramente cercherò di sfruttarlo in battuta se in questo fondamentale è molto efficiente. ma su un 24 pari?
Passando a guardare l’aspetto della ricezione: di la ho la ricezione in crisi, stanno facendo acqua da tutte le parti. Ha senso rischiare una battuta quando basterebbe mettere la palla nell’altro campo dove già c’è una situazione di crisi?
Lo stesso discorso si può fare per l’attacco: gli avversari hanno un giro di attacco debole, ha senso rischiare la battuta quando sappiamo che l’attacco nell’altro campo ha fatto pochi punti?
Per il muro/difesa? Possiamo affidarci a questo binomio per contenere un attacco?
Inoltre mi pongo quest’altro quesito: varia il concetto nell’ambito della pallavolo maschile e in quello della pallavolo femminile? Ad esempio se guardiamo l’efficienza in attacco delle bande/opposti c’è un enorme differenza fra maschile e femminile.
Attendo opinioni.
Mattia
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Allenamento della fase ricezione punto, in particolare delle rotazioni deboli e in rapporto al tipo di battuta avversaria.
Periodo della stagione: agonistico
Atleti: 1P-4C-1L-4S/O
Sesso: M
Non essendo specificato il gruppo di riferimento, la scelta è nostra.
Dovendo scegliere, mi piacerebbe buttarmi su un gruppo U16, per almeno due motivi:
La scelta di un gruppo giovanile, tuttavia, dovrà ben presto essere scartata, per almeno due motivi:
Fatte queste osservazioni, passerò con calma al progetto. Chiaramente, vi terrò informati.
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[warning]Aggiornamento del 17 maggio 2012: sono passati 4 anni dalla scrittura di questo articolo…se dovessi riscrivelo oggi, cambierei alcune cose, magari anche i toni…ma la questione è ancora molto aperta! Lascio questo articolo nella sua versione originale perché si è costruita sotto una discussione davvero interessante e costruttiva con anche alcuni arbitri coinvolti…bellissimo!!![/warning]
Ho appena perso una partita 3-0 e l’ho persa semplicemente perché gli altri erano più forti. Quindi, metto le mani avanti da questo punto di vista: la mia osservazione non vuole parare su una eventuale supposizione (che potrebbe sorgere spontanea) che io abbia perso per colpa delle doppie (fischiate male da tutte e due le parti); avrei perso comunque e sempre 3-0, con parziali più o meno simili.
Ora però, io vorrei sapere, con molta serenità, perché ci debba essere tanta ambiguità nel fallo di doppia. E, soprattutto, perché mai gli arbitri si ostinino a fischiare situazioni che non gradiscono, invece di sanzionare un fallo.
E’ assurdo: una palla gira, allora è doppia. Una palla non gira, ma esce dalle mani quadrate di un palleggiatore scarso e non è doppia. E’ insensato. Il mio caso specifico odierno è questo: gioco contro una squadra di almeno una categoria superiore al campionato che disputa, quindi per noi (giovani che facciamo un campionato di serie) ogni difesa è un miracolo. Difendiamo e il Libero alza. La palla parte pulita e con un “buon rumore”, dopo un po’ prende una leggerissima rotazione. Boato dell’avversario e fischio del fallo.
Ora, è matematicamente impossibile che le mani impattino la palla nello stesso preciso istante. E’ impossibile, non vedo come possa accadere che sia colpita nello stesso milionesimo di secondo da ambo le mani, che non sono collegate e, quindi, saranno sempre necessariamente milionesimi di centimetri sfalsate. A rigor di logica, quindi, ogni palleggio è fallo.
La bestialità più grande, a mio avviso, è la tecnica, fasulla e terrificante, che viene insegnata agli arbitri per riconoscere i falli di doppia: “Quando la palla frulla, è doppia“. Non è vero! Non è vero! Questa tecnica è un’approssimazione grossolana e micidiale, perché il fallo di doppia avviene sempre! Gli arbitri devono imparare a guardare le mani dei palleggiatori, non l’effetto che si ha sulla palla. Anche perché non è scritto da alcuna parte del Regolamento, che sia fallo quando “un giocatore effettua un palleggio e la palla esce ruotando attorno ad un proprio asse passante per il centro”.
In più, c’è un’altra bestialità, orribile, che si insegna: “Lasciar giocare i palleggiatori“. L’idea di principio non è sbagliata, ma ha come logica conseguenza che tutti gli altri giocatori vengono massacrati. E questo è ancora più insensato, perché, delle due, sono proprio i palleggiatori a dover saper palleggiare meglio degli altri, visto che ad allenamento fanno praticamente solo quello. Ora, se parte un frullino micidiale ad un palleggiatore, si lascia correre; se al Libero o ad un centrale, che si allena poco nel palleggio (giustamente) parte una palla un minimo sporca, è fallo. E’ assurdo. Anche perché, francamente, le situazioni più difficili sono quelle di ricostruzione e non è affatto automatico che sia il palleggiatore ad effettuare l’alzata di ricostruzione. Anzi, molte volte non sarà lui.
Concludendo:
Spero che questo scritto possa essere letto, anche in futuro, da qualche arbitro o, ancora meglio, da qualcuno che si occupa della formazione degli arbitri. E che, perché no, provi a spiegare a me, povero giovane allenatore, i motivi per cui vengono insegnate queste cose e le motivazioni che ne stanno alle spalle.
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Come logica conseguenza della mia precedente analisi in merito alle scarse conoscenze presenti in giro sul ruolo dell’opposto, proverò adesso ad esprimere il mio personale parere.
Volendo dare allo scritto un aspetto quanto più possibile saggistico, proverò a partire da alcune considerazioni che ritengo importanti nella gestione del ruolo. Per prima cosa, è necessario analizzare l’opposto in quanto ruolo, ovvero delineare i compiti principali che il giocatore che andrà a ricoprirlo dovrà essere in grado di possedere.
Essendo l’argomento piuttosto complesso, ho deciso che sarà diviso in “puntate”, come i veri editori. Nella puntata odierna si parla di:
Continua la lettura di L’Opposto – Parte 1
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Provate a leggere questa lista di domande e soffermatevi a pensare su quali veramente siamo in grado di rispondere con precisione. In particolare, vorrei che l’attenzione fosse posta sulle domande che ho segnato in corsivo. Fatemi sapere la vostra, anche in privato, poi dirò la mia.
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Continua la lettura di Strategia di gara collettiva in Battuta
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Cos’è un bagher?
Scommetto che molti di voi avranno stampato in faccia un ghigno beffardo, ad aver letto questa domanda. Cos’è un bagher? Beh, è semplice! Un bagher è questo!
Continua la lettura di Contestualizzazione e Specializzazione dei Gesti Tecnici
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Grazie soprattutto al VCS, sto avendo il piacere di vedere tanti nuovi esercizi più o meno conosciuti. Veramente una bella esperienza, che però va sfruttata per dare spunto a riflessioni e discussioni costruttive.
Il punto su cui vorrei soffermarmi oggi è l’aspetto organizzativo. Cercherò di spiegarmi.Dal punto di vista puramente metodico, dobbiamo tener presenti alcuni aspetti di un’esercitazione:
Una volta sviluppata questa analisi, è necessario valutare se veramente l’esercizio è attuabile. Faccio un esempio: ho 14 giocatori in palestra. Non posso certo permettermi di fare un’esercitazione che occupi 2/3 del campo per 3 giocatori. Posso permettermelo per pochi minuti, altrimenti dopo diventa un caos. Per di più, se sono coinvolto in maniera diretta nell’esercizio, non posso nemmeno verificare che gli altri atleti stiano effettivamente lavorare.
Mi riferisco specialmente agli esercizi analitici, dove necessitiamo di ripetizioni ravvicinate (elevata densità tecnica) e correzioni continue. Se non disponiamo di un vice – allenatore, di un amico in palestra o di qualsiasi cosa affine, è molto importante pensare ad esercitazioni che coinvolgano il maggior numero di giocatori in azioni “attive e sensate”, magari che si allenino da soli (se non è necessario, non lancia l’allenatore, ma un compagno), che predispongano alcuni atleti solo al recupero dei palloni (per velocizzare il tutto).
Altra buona idea è l’accoppiamento dei giocatori più “ribelli” con quelli più ligi. In questo modo, l’assenza di un vice allenatore è compensata (in parte) da un giocatore che sia veramente intenzionato a ben allenarsi. Appurata questa ipotesi, possiamo anche permetterci di lasciar lavorare alcuni giocatori da soli (su esercitazioni chiaramente più semplici e già più volte corrette) e concentrarci su gruppi più piccoli.
Infine, un’idea un po’ meno attuabile. Avendo la palestra 2 ore e mezza (caso rarissimo!) si può pensare di dividere il gruppo in due parti: una parte lavora nella prima mezz’ora (numero ridotto, cioè densità tecnica elevata), poi si fa un’ora e mezza insieme (esercizi di sintesi e globali) e un’ulteriore mezz’ora con il secondo gruppo.
Comunque, questa riflessione era solo derivata dal fatto che certe volte trovo degli esercizi che mi sembrano molto interessanti, ma che nella realtà sono difficilmente attuabili nel mio gruppo. Penso sia un problema anche di altri.
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